
I giovani italiani se ne vanno, i migranti arrivano (e restano)

24 Luglio 2020
Mentre proseguono gli sbarchi di immigrati provenienti dall’Africa, aumentano gli italiani che emigrano all’estero in cerca di opportunità lavoro. Secondo i dati Istat riferiti al 2018 – come si legge su Il Giornale – sono ben 816mila gli italiani che si sono trasferiti negli ultimi dieci anni. Numeri preoccupanti, che dimostrano come per la nostra nazione c’è una nuova emergenza da affrontare. A preoccupare è in particolare il fatto che ad abbandonare l’Italia siano molto spesso cittadini con titoli di studio: due anni fa, il 53% delle persone partite era in possesso di un titolo di studio medio-alto (29mila laureati e 33mila diplomati).
Dunque, si tratta in gran parte di giovani, un’importante risorsa che viene quindi a mancare per il nostro Paese. Il 73% degli emigrati ha infatti circa 25 anni. Rispetto al 2017 il numero dei diplomati e laureati emigrati sono in aumento (rispettivamente del +1% e del +6%). L’incremento è molto più consistente se si amplia lo spettro temporale: rispetto a cinque anni prima gli emigrati con titolo di studio medio-alto crescono del 45%. In particolare secondo l’Istat i nostri connazionali emigrati tra il 2009 e il 2018 hanno scelto come meta il Regno Unito. Dal 2009 infatti i flussi migratori sono quadruplicati passando da circa 5 mila a oltre 20mila. A porre un freno al trend è stato solo il Brexit del 2016, anno in cui si è raggiunto il picco di 25 mila emigrati. Sempre secondo i medesimi dati, la regione italiana che detiene il triste primato del numero maggiore di emigrati è a sorpresa la Lombardia, che pure è una delle regioni più produttive del Paese, seguita da Veneto, Sicilia, Lazio e Piemonte. Nel periodo compreso fra il 2009 ed il 2018, gli italiani si sono spostati principalmente verso Regno Unito e Germania, con un aumento dei flussi verso Spagna, Francia e Svizzera. Nel frattempo aumentano gli immigrati. Il Giornale riprende i dati riportati Libero Quotidiano, ripresi dal Ministero dell’Interno: dall’inizio dell’anno sono 9.775 gli immigrati arrivati in Italia. Numeri che si sono moltiplicati rispetto allo scorso anno, a dimostrazione del fatto che neanche l’emergenza coronavirus può fermare il fenomeno. Dunque, si sta rivelando poco produttivo l’accordo di Malta firmato dal Ministro Lamorgese: ad oggi, sono solo 472 i migranti ridistribuiti. In pratica, solo uno straniero su 20 lascia l’Italia una volta raggiunte le nostre coste. A causa anche della crisi sanitaria, al momento i migranti arrivati con le navi Sea Watch 3 (194), Alan Kurdi e Aita Mari (in totale 181) sono ancora qui. Lo stesso vale per i 211 arrivati a giugno a bordo della Sea Watch e dei 180 trasportati in Italia all’inizio di questo mese dalla Ocean Viking. Per adesso si sta ancora provvedendo a ridistribuire solo gli stranieri sbarcati a inizio anno.
Pertanto – in merito alle problematiche trattate – è opportuno dire che non si tratta di due questioni sovrapponibili. Il nostro Governo, infatti, magari approfittando dell’aiuto del tanto sbandierato Recovery Fund, può attuare investimenti sul lavoro e sulla ricerca per consentire ai nostri giovani di non dover più fuggire dal nostro Paese per trovare il lavoro desiderato. Al tempo stesso, sarebbe necessario rivedere gli accordi come quello di Malta, per esempio lavorando a un’intesa vincolante e non volontaria. Si deve affrontare il problema delle migrazioni dall’Africa ottenendo una più equa ridistribuzione degli immigrati.