I linciaggi sono consentiti, ma solo verso “destra”
28 Aprile 2017
I linciaggi sono consentiti, ma solo verso “destra”. “E’ bastato che riferissi le voci, maliziose, interessate, particolarmente strumentali che circolano a Parigi sulla differenza di età tra il giovane Emmanuel Macron e la più adulta Brigitte Trogneux perché quei pettegolezzi mi venissero attribuiti come opinioni personali” scrive Corrado Augias sulla Repubblica del 27 aprile. L’ “adulto” giornalista confonde un po’ le acque. Le critiche più pesanti nei suoi confronti, in realtà, sono state provocate da una battutaccia da lui pronunciata a Otto e mezzo: la Trogneux piacerebbe “alle donne perché, come dire, allora c’è speranza per tutte”. Come molti opinionisti radical chic, anche il nostro repubblicone è abituato ad avere un’ampia libertà di linciaggio e si trova spiazzato perché ora invece lo contestano, Non si era reso conto che ogni tipo di dileggio è consentito ma solo verso quelli di “destra”.
Il motto del cuore dei prodiani: “Arrendersi! Arrendersi! Arrendersi!”. “Ma che cosa vuoi brigare con un paese come la Cina? Guardate come sta usando la Corea del Nord: alla grande!” dice Romano Prodi alla Repubblica del 16 aprile. Vero entusiasmo prodiano su come Pechino usa quel pazzo di Kim Jong-un per ricattare Washington. Con annesso consiglio (secondo l’abituale stile del professore bolognese) a Donald Trump: “Arrendersi! Arrendersi! Arrendersi!”.
Al centro della tragedia europea? La Spd. “Un atteggiamento come quello del premier ‘israeliano’ sarebbe impensabile in Germania” dice Sigmar Gabriel alla Repubblica del 26 aprile, dopo che Benjamin Netanyahu ha annullato un incontro con il ministro degli Esteri tedesco che dalla sua aveva visto i rappresentanti di una ong impegnata nella denuncia dei crimini dell’esercito di Tel Aviv. La Spd è sempre più il centro della disgrazia europea, non solo ha guidato la crisi della sinistra continentale con il suo consociativismo subalterno alle varie Merkel e ai vari Juncker ma produce anche politici così stupidi da non sapere che cosa “un tedesco” può e non può permettersi in Israele.
Che cosa deve imparare il centrodestra dalla Francia. “Le due posizioni si confronteranno con una chiarezza inusuale. E questo prosciugherà lo spazio delle ambiguità” Stefano Folli sulla Repubblica del 26 aprile spiega (e auspica) come lo scontro Macron-Le Pen porterà anche il nostro centrodestra a dividersi tra europeisti e sovranisti in modo non componibile. Folli vorrebbe superare così una delle caratteristiche del berlusconismo lanciato nel 1994, la capacità di unire moderati e radicali nello schieramento liberalconservatore. La presenza di uno schieramento “unitario” a destra (e di riflesso a sinistra) è stata di fatto “la condizione” anche nella malmessa politica post ’92 perché funzionassero quelle alternanze di governo che vitalizzano una democrazia, e perché la stragrande maggioranza del popolo si sentisse rappresentata (al governo o all’opposizione) dalle istituzioni. Il logoramento della nostra democrazia avviato con il governo Monti nel 2011 (e proseguendo con gli esecutivi di Lettino e Renzi) ha prodotto una nostra evidente emarginazione nell’Unione (certamente non efficacemente contrastata da certi scomposti bullismi rignaneschi) e la bolla della protesta senza proposta grillina. Emanuel Macron probabilmente sarà presidente di una Francia assai fragile politicamente ma tenuta in piedi da un asse con la Germania che, finché durerà, darà un po’ di fiato all’Unione europea. A Roma questa via significherebbe invece, ulteriore subalternità e ancora più profonda crisi di quel che collega la sovranità popolare a quella nazionale (pur quella residua all’interno dell’Unione).