I ministri di Monti sono bravi tecnici ma mancano di esperienza e modestia

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I ministri di Monti sono bravi tecnici ma mancano di esperienza e modestia

22 Novembre 2011

Circostanze eccezionali, in gran parte di origine internazionale e di natura finanziaria, hanno dato luogo in Italia a un governo  tecnico, appoggiato dai maggiori partiti di centro destra e di sinistra e dalla coalizione di centro, il cui programma si sta lentamente delineando, ma dovrebbe essere, in primo luogo, quello di cui alle lettere della Bce e dell’Unione europea, che comporta di mettere in sicurezza la realizzazione della manovra di finanza pubblica fatta votare dal PDL con la Lega, volta a compiere una politica di riduzione del debito, di attuazione di una politica pro crescita e   una riforma strutturale delle pensioni e del mercato del lavoro in senso maggiormente liberale cioè conforme all’economia di mercato. Enunciare il proprio programma con le tre parole rigore-equità-sviluppo e definirlo come programma di economia sociale di mercato per avere, insieme, il consenso della sinistra e dell’area socialmente impegnata del centro destra non aiuta a chiarirne il contenuto dato che esistono due modelli di economia sociale di mercato.

Il primo è quello proprio, che storicamente fu attuato da Ludwig Erahrd in Germania, che diede luogo al miracolo economico tedesco e su cui concordava Luigi Einaudi, definendo il termine “sociale” di tale programma un semplice riempitivo. Ciò è esatto, ma non nel senso volgare per cui in tale programma non c’è una parte sociale, ma in un senso più profondo, ossia che la componente sociale di tale programma si deduce e si atteggia secondo il principio generale  dell’economia di mercato di concorrenza, basata sulla libertà e sulla responsabilità della persona umana, intesa nella sua dignità. In quel programma il diritto di proprietà e il contratto sono fondamentali, pertanto i contratti di lavoro rientrano in una concezione di diritto privato, in cui il lavoro non è una merce, ma i sindacati non sono istituzioni neo corporative che possono prevalere sulla contrattazione aziendale o anche individuale. In questo modello non c’è il contratto nazionale di lavoro unico , ma “i contratti di lavoro“ e i sindacati operano soprattutto a livello aziendale.

In questo modello lo Stato ha compiti sussidiari rispetto al mercato e alle libere associazioni e agli enti locali, la pressione fiscale è bassa, le imposte rispettano la proprietà, particolarmente quella minore, i bilanci pubblici sono in tendenziale pareggio ma l’operatore pubblico dedica molte spese all’investimento, la moneta è stabile. Ed opera il triangolo magico di Muller Armack per cui l’economia di mercato competitiva resa molto efficiente dai principi di cui sopra genera risorse per gli interventi sociali e questi operano non solo per l’equità, ma anche per il rafforzamento della piccola proprietà e della piccola impresa, allo scopo di mantenere il processo dinamico dell’economia di concorrenza. 

C’è poi il secondo tipo di economia sociale di mercato, quello in cui l’equità non discende dalla libertà come responsabilità, quindi non si basa soprattutto sul merito, ma vi si affianca e la limita, dando luogo a un bilanciamento in cui il principio base dell’equità è, in ogni caso, tenden-zialmente quello dell’eguaglianza. Qui scendono in campo le imposte patrimoniali, qui la piccola proprietà non è favorita, qui sindacati nazionali prevalgono su quelli locali e cercano di applicare regole egualitarie, qui il contratto di lavoro è  pubblicistico e tendenzialmente eguale per tutti. Non è chiaro quale delle due linee seguirà il governo tecnico, che è composto, per la parte economica, sociale e culturale con la sola eccezione di Fabrizio Barca e di Lorenzo Ornaghi, di esperti pragmatici, collegati al mondo degli affari, con prevalenza delle banche. 

Come Corrado Passera, amministratore delegato di Intesa San Paolo, Elsa Fornero, vicepresidente  del consiglio di amministrazione della Fondazione Bancaria San Paolo e del Consiglio di sorveglianza di Intesa San Paolo, Piero Giarda, già presidente di Banca Popolare Italiana, membro del consiglio d’amministrazione di Pirelli e già candidato da Unicredit alla presidenza di Mediobanca, Piero Gnudi, che fa parte di molti consigli di amministrazione e – fra questi – di quello di Unicredit, Francesco Profumo, ex-membro del consiglio di amministrazione di Telecom Italia e di Pirelli e del comitato consultivo di Unicredit Private Bank. Del presidente del consiglio, che è Rettore della Bocconi e professore di economia monetaria, con una  folta ed eccellente scuola di economisti, con formazione prevalente negli USA si sa che in passato è stato in moltissimi consigli di amministrazione e che attualmente è ”international advisor” della principale banca d’affari del mondo, la Goldman Sachs.

Secondo Wilfredo Pareto, c’è una naturale tendenza del mondo dinamico della finanza ad allearsi con la sinistra a danno della classe intermedia di coloro che vivono di reddito fisso. Che questa sia la nuova formula di economia sociale di mercato è troppo presto per dirlo. Comunque, il problema centrale di cui questo governo si deve occupare è quello dello spread dei nostri titoli pubblici. Ed è qui che la competenza specifica dei suoi membri e del presidente del consiglio dovrebbe servire. E’ per questo che possiamo accettare la formula del governo degli esperti non nel senso di Platone, ma nel senso di Piazza Affari, come un second o third  best, un sub ottimo di secondo grado. Da questo punto di vista, per ora, esso è un po’ deludente. In tema di bilanci pubblici non si sente parlare di revisione delle spese con una rassegna analitica, ma essenzialmente di maggiori imposte, tramite un aumento delle aliquote del’IVA e di quelle sugli immobili. Cioè tassando le prime case sulla base delle vecchie rendite catastali e rivalutando automaticamente tali rendite per tutti gli immobili già censiti a catasto.

Non si sente parlare di riorganizzazione della struttura dell’IVA e di acquisizione di materia imponibile negli immobili tramite revisioni degli estimi e recupero della enorme massa di ampliamenti, cambi di destinazione, costruzione di garage e di edifici che non risultano al fisco, ma spesso nemmeno alle autorità urbanistiche e che non si sa se dovrebbero essere abbattuti e con quale logica. Insomma nessuna riforma strutturale nell’IVA e della tassazione degli Immobili, ma neppure nell’Irap. Si sente parlare di aumento del divieto dell’uso del contante, uno strumento primitivo e vessatorio di controllo fiscale, mentre esistono tecniche informatiche molto migliori e meno invasive. Basterebbe, ad esempio, introdurre norme sulla detraibilità delle sole  spese pagate con bancomat  o  carta di credito e non in contante e la istituzione del conto bancario IVA dedicato per migliorare drasticamente la situazione della catena degli scambi IVA. Ma si può pensare che “esperti” che si sono formati nelle banche conoscano la materia fiscale , che ha un suo tecnicismo?

Nulla si sente sulla politica pro crescita e nulla sul problema della riduzione del debito. Nulla circa le iniziative in sede europea, circa il Fondo salva Stati, gli eurobond, i compiti della Bce. Certo, siamo ancora nella fase preliminare. Il giudizio su cosa sarà capace di fare il nuovo governo è ancora incerto. Per ora siamo agli annunci, ma devo notare che essi spesso non sono cauti. Manca ancora la lista dei vice ministri e dei sottosegretari e ciò dà una sensazione di difficoltà di impaccio. Manca anche la modestia dei nuovi tecnici, che pensano di essere competenti, ma non lo sono perché ciò di cui si devono occupare è del tutto diverso da quello di cui sin qui si sono occupati. Temo che nessuno di loro sappia leggere un bilancio pubblico, tranne il professor Giarda, che per altro è ministro dei rapporti con il parlamento. Si dice anche che loro siano ben visti in Germania, ma temo che nessuno di loro sappia leggere un giornale tedesco nella lingua originale per capire che cosa pensi un tedesco normale. Quindi il mio giudizio (per quel che vale, non molto presumo: non essendo io membro di alcun consiglio d’amministrazione o collegio sindacale) rimane sospeso.