I pericoli per la sicurezza americana non finiscono con Wikileaks
09 Dicembre 2010
Non bastassero i fantasmi di Wikileaks ad agitare i sonni degli ambienti spionistici, dagli Stati Uniti arriva la notizia, lanciata dal Washington Times -solitamente ben informato su questi generi d’affari- attraverso la confidenza d’un anonimo personaggio qualificatosi come ex agente dei servizi segreti, sulla presenza d’una "talpa" russa nel cuore della National Security Agency, che ha sede a Fort Meade, Maryland.
Potrebbe trattarsi, qualora la rivelazione venisse confermata, e al momento i responsabili di Nsa e Fbi tacciono prudentemente, di un livello sovrastrutturale del team moscovita che è stato smascherato e bloccato la scorsa estate da una brillante operazione del controspionaggio americano. Mentre l’affascinante Anna Chapman, rientrata in Russia con tutti gli onori, si dedica a spogliarelli e comparsate, menti più raffinate continuerebbero a scavare tra i segreti della sicurezza Usa, magari dedicandosi anche alla ricostruzione della rete appena smantellata.
Già dal 1960, l’agenzia dovette fare i conti con defezioni a vantaggio dei sovietici, e nel 1985 l’analista Ronald Pelton venne catturato dopo aver fornito al Paese agl’infiltrati del Cremlino i dettagli del programma di spionaggio elettronico Operation Ivy Bells.
Coi chiari di luna attuali, dopo che migliaia di rapporti diplomatici sono finiti in pasto ai media del globo, il presidente Obama, Hillary Clinton e i loro consiglieri migliori devono sbrigarsi ad adottare misure idonee per non continuare a far apparire la potenza americana in balia delle onde.
La recente nomina di Russell Travers, personaggio esperto in materia di antiterrorismo e dintorni, alla guida di una vera e propria task force concentrata sul contrasto a Wikileaks e possibili emulatori, non sembra sufficiente.
Lo stesso Joe Brennan, molto ascoltato alla Casa Bianca, sarebbe convinto che l’obbiettivo primario deve essere quello di sgominare le intrusioni umane nelle diverse strutture che hanno il compito di proteggere lo Stato dalle insidie di nemici che sembrano tornati a un attivismo degno della Guerra Fredda.