I rivoluzionari a metà della Caserma Diaz
14 Novembre 2008
di Milton
Avviso subito il gentile lettore che chi scrive non appartiene alla cosiddetta società civile. Faccio infatti parte di quella particolare categoria (non protetta) di cittadini antropologicamente ritenuti non idonei ed esclusi dal diritto di essere definiti civili perché allergici a girotondi e non abituati a firmare appelli. Cosi come non facilmente inclini all’indignazione e che quando vogliono esprimere la propria idea, normalmente lo fanno senza spaccare vetrine, occupare binari o bloccare servizi pubblici.
Detto ciò, finalmente speriamo che con la sentenza di ieri, anche questa ridicola vicenda della caserma Diaz si concluda. Sentenza cilena dice “Liberazione”, senza vergogna dice il “Manifesto”, ma vediamo che cosa è in realtà successo.
In occasione del G8, sette anni fa, orde di barbari spesso incappucciati si riversarono su Genova carichi di ogni tipo di arma contundente: ci sono chiarissime immagini che mostrano i nostri rivoluzionari in erba con le Marlboro in mano e le Nike ai piedi mentre scaricano mazze, bastoni e molotov da camioncini predisposti all’uopo.
Per giorni la città è rimasta in stato d’assedio ed è stata messa a “ferro e a fuoco”. I danni, vertrine spaccate, macchine bruciate e molto altro, ammontarono a diverse centinaia di milioni di euro. La leggenda poi racconta che a seguito di precisi ordini pervenuti dai vertici della polizia (o addirittura da politici appartenenti al governo di allora vicini, si diceva, alla cultura squadrista), alcuni poliziotti presero a pestare un nutrito gruppo di manifestanti, raccolti nella caserma Diaz. La Corte ha invece sentenziato che si ci furono degli eccessi dei poliziotti presenti in caserma, ma che non ci fu nessun ordine dall’alto, niente di preordinato, nessun servizio segreto deviato, niente CIA, ne tantomeno Gladio o la P2.
Ebbene dove sta lo scandalo? Alcuni poliziotti, dopo giorni di pressione e provocazioni, perdono la testa e bastonano alcuni manifestanti: per questo pagheranno e si assumeranno la loro reponsabilità.
Ma a proposito di ciò, da che mondo e mondo chi vuole fare la rivoluzione se ne deve assumere la responsabilità, le rivoluzioni non sono una passeggiata, un paio di vetrine rotte e poi tutti in discoteca. Se talvolta ci escono un paio di manganellate, ben assestate, per ricordare che non si può sempre fare ciò che si vuole, che non si può pretendere di rimanere impuniti quando si distrugge la proprietà altrui o la si okkupa, che male c’è? E’ semplicemente il suggello del buon rivoluzionario.
Bisogna farsene una ragione, è il prezzo della rivoluzione, non si passa alla storia senza almeno un po’ di sacrificio. Suvvia nessuno ha mai cambiato il mondo gratis…!
Cari ragazzi non siete mica intelletuali, siete rivoluzionari. Non si può fare la rivoluzione a metà. E per dimenticare, la prossima estate tutti a Formentera.