Una prima buona notizia è che quando possono votare senza i condizionamenti del potere i russi dimostrano una verve pluralistica insospettabile. Una seconda buona notizia è che quello stesso potere russo a sua volta a volte mostra un senso della decenza superiore alle aspettative. La prima cattiva notizia è che comunque neanche un concorso televisivo come quello che, sulla falsariga di una popolare trasmissione inglese, si proponeva di eleggere il più grande eroe della storia nazionale è riuscito a svolgersi senza che dall’alto si procedesse a manipolarlo: sia pure, se vogliamo, a fin di bene.
La seconda cattiva notizia è che, regime a parte, una profonda spinta all’animosità verso l’Occidente nel popolo russo sembra arrivare dal fondo. Insomma, non è mera sovrastruttura tutto il ritorno “imperiale” del governo di Medvedev e Putin: tra guerre nel Caucaso; tentativi di far rincarare il gas e il petrolio; crociere della flotta nel mondo; vendite massicce di armi pure ai regimi più inquietanti; chiamate a raccolta di vecchi alleati e satelliti del periodo sovietico assieme a leader anti-occidentali nuovi.
Ma si diceva del concorso. “Il nome della Russia” era il programma della tv di Stato, modellato appunto su quello della Bbc “Grandi Britannici”, in cui gli spettatori potevano scegliere quello che secondo loro era il più grande eroe della storia nazionale, attraverso posta, telefonate o e-mail. E mentre alle ultime elezioni il plebiscito a favore dei candidati putiniani è stato massiccio, la lista delle nomination per “Il nome della Russia” è stato quanto mai variegato. Zar come Pietro il Grande, Caterina la Grande, Ivan il Terribile o Nicola II. Il grande poeta e scrittore Aleksandr Puskin, padre della letteratura russa moderna. Il Principe di Novgorod e Vladimir del XIII secolo, Aleksandr Nevskij, celebrato nel famoso film di Sergej Ejzenštejn per la sua vittoria sui Cavalieri Teutonici nella battaglia del Lago Peipus. L’astronauta Yuri Gagarin, primo uomo della storia a volare nello spazio. Il primo leader del periodo post-sovietico, Boris Eltsin. E anche due leader comunisti, Lenin e Stalin.
La cosa imbarazzante è stato che non appena iniziato il concorso, ha subito preso la testa proprio Stalin: certamente tra i protagonisti della storia del XX secolo e vincitore della Grande Guerra Patriottica contro l’invasione di Hitler; ma indicato pure fin dal 1956 nella stessa Unione Sovietica come il più grande genocida del ‘900, assieme allo stesso Hitler. Imbarazzo per il governo di Mosca, cui è sembrato di veder dimostrare le recenti accuse occidentali di ritorno della Russia a un passato aggressivo. Imbarazzo per i nostalgici stessi del comunismo: che in tutto il mondo dovrebbero in teoria sempre considerare Lenin come il maestro, e Stalin se non come un corruttore o un traditore, al massimo come un brillante discepolo. E imbarazzo anche per il nazionalismo russo più stretto, nel vedere consacrare a massimo eroe nazionale… un georgiano!
Se non altro, non ci sono state ipocrisie. Lo stesso Alexander Lyubimov, il produttore del programma è ricorso apertamente a Odnoklassniki.ru, equivalente russo di Facebook, per pompare un candidato alternativo a Stalin. Forse perché in concomitanza con la recente santificazione, la scelta è caduta su Nicola II, ultimo zar ucciso dai bolscevichi, mentre d’altra parte il “voto” comunista più ortodosso si è mobilitato per Lenin. Insomma, già a luglio Nicola II era passato al primo posto, e Lenin era salito al terzo. Ma poi ci sono stati ulteriori movimenti ancora, e Stalin ha risorpassato Nicola II, per fermarsi al terzo posto.
Primo è infatti arrivato Aleksandr Nevskij, eroe di un periodo medievale abbastanza lontano per mettere d’accordo tutti: dai nostalgici di quegli zar che gli intitolarono la loro massima decorazione, ai fan di quello Stalin che volle appunto identificarcisi col commissionare il famoso film. Al secondo posto si è piazzato Stolipyn, il ministro ‘riformista’ di Nicola II. Probabile che anche in questi ultimi dati ci sia stato qualche zampino dall’alto. Il messaggio, comunque, è inequivocabile. Come Aleksandr Nevskij sconfisse svedesi e cavalieri teutonici, Stalin le suonò ai tedeschi. Insomma, l’Occidente è avvertito.