I tedeschi provocano ma “Il Giornale” ha sbagliato a fare quel titolo

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I tedeschi provocano ma “Il Giornale” ha sbagliato a fare quel titolo

27 Gennaio 2012

“A noi Schettino. A voi Auschwitz”. Con questo provocatorio titolo è uscito ieri, nella Giornata della Memoria, Il Giornale. L’editoriale del direttore Sallusti è bene, poi, citarlo letteralmente: “È vero, noi italiani alla Schettino abbiamo sulla coscienza una trentina di passeggeri della nave, quelli della razza di Jan Fleischauer, di passeggeri ne hanno ammazzati sei milioni. Erano gli ebrei trasportati via treno fino ai campi di sterminio. E nessuno della razza superiore tedesca ha tentato di salvarne uno … Per la loro bravura e superiorità hanno fatto scoppiare due guerre mondiali che per due volte hanno distrutto l’Europa … Questi tedeschi sono ancora oggi arroganti e pericolosi per l’Europa. Se Dio vuole non tuonano più i cannoni, ma l’arma della moneta non è meno pericolosa. Per questo non dobbiamo vergognarci. Noi avremmo pure uno Schettino, ma a loro Auschwitz non gliela toglierà mai nessuno.”

L’editoriale di Sallusti è una risposta all’articolo di Jan Fleischhauer, columnist dello Spiegel Online, che recentemente ha attaccato l’Italia e gli italiani definendoli, con disprezzo, tutti quanti degli Schettino. Se il tono delle parole di Sallusti era inutilmente esagerato, più diplomatico non è stato certamente il giornalista tedesco, che anche è bene citare letteralmente: “Mano sul cuore, ma vi sorprendete che il capitano fosse un italiano? Vi potete immaginare che manovre del genere e poi l’abbandono della nave vengano decise da un capitano tedesco o britannico? … Conosciamo tipi del genere dalle vacanze al mare, maschi bravi con grandi gesti, capaci di parlare con le dita e con le mani, in principio gente incapace di fare del male, ma bisognerebbe tenerli lontani da macchinari pesanti e sensibili, com’è evidente.”

Il giornalista tedesco è andato giù pesante, tanto da scomodare addirittura l’ambasciatore italiano a Berlino Michele Valensise, che ha scritto una lettera di protesta subito pubblicata in calce all’articolo. Ma a rispondere a Fleischhauer ci avevano già pensato nei giorni scorsi Gian Antonio Stella, con una cronistoria (confusa e senza contesto) dei pregiudizi tedeschi sull’Italia, e soprattutto il web, in particolare i social network, tramite cui italiani e tanti tedeschi hanno manifestato la propria indignazione nei confronti dell’articolo di Fleischhauer. La polemica, tuttavia, con la prima pagina de "Il Giornale", ha fatto un salto di qualità. La strategia non è stata particolarmente originale: attaccare i tedeschi rinfacciando loro il proprio passato nazista, perpetuando, come in una tragedia greca, colpe che le nuove generazioni non hanno sicuramente commesso.

E’ stato certamente di cattivo gusto farlo proprio nella Giornata della Memoria, dimenticando, tra l’altro, il ruolo non da comprimario che l’Italia ha avuto come alleato della Germania nazista (pensiamo ad esempio alle leggi razziali). Ma proprio perché l’accusa di nazismo alla Germania non regge, è bene soffermarsi su altri aspetti di questa polemica, che si nutre di vecchi pregiudizi, tra lo Spiegel Online ed il Giornale. D’altronde esempi di malcostume e di teutonica inefficienza non mancano. Bastava andarli a cercare. Giusto qualche esempio: il crollo dell’archivio storico di Colonia a causa di errori nella costruzione di una nuova linea della metropolitana, i numerosi deragliamenti di treni ad alta velocità o l’incidente, con numerosi morti, alla love parade di Duisburg.

Il vero problema del commento di Sallusti è che mette insieme cose molto diverse. Da una parte si riutilizzano i soliti luoghi comuni sulla Germania, dall’altra si citano insieme fonti diverse: il commento apparso sullo Spiegel Online non è l’articolo apparso sullo Spiegel cartaceo. Entrambi hanno per oggetto sempre il naufragio del Costa Concordia, ma con obiettivi molto diversi. Nello Spiegel cartaceo, ad esempio, si fa semplicemente una cronaca del fatto, senza usare toni offensivi nei confronti dell’Italia ed anzi vengono elogiati alcuni italiani nelle operazioni di soccorso. Si tratta di una precisazione importante perché proprio Il Giornale ha ironizzato sulle origini del direttore dello Spiegel, Georg Mascolo, italo-tedesco, madre di origine campana, proprio come Schettino. Peccato però che Georg Mascolo sia il responsabile della versione cartacea dello Spiegel, e non dello Spiegel online.

Certamente anche l’articolo di Jan Fleischhauer è pieno di arroganza nei confronti dell’Italia, ma è anche autoironico. Lo stesso giornalista tedesco giudica, forse un po’ autocompiacendosi, le proprie affermazioni sugli italiani scorrette, definisce i tedeschi “Unni” ed ironizza su Angela Merkel che vuole fare gli europei tutti uguali ai tedeschi. Non si vuole qui giustificare il commentatore tedesco che poteva certamente risparmiarsi tante affermazioni (o forse l’articolo intero) anche se le tesi più interessanti e meno onorevoli per l’autore sono quelle passate in secondo piano in tutta questa polemica: “L’errore originario dell’Euro è stato di mettere insieme nella camicia di forza di una moneta unica culture dalle economie molto diverse. Per capire che non poteva finire bene sarebbe bastata una visita a Napoli o nel Peloponneso”. Mettere insieme il naufragio del Costa Concordia, la presunta inaffidabilità degli italiani (e dei greci) e la crisi della moneta unica, dà l’idea della confusione di Fleischhauer, ma rispecchia l’opinione popolare in Germania e dimostra quanto per i tedeschi sia importante il carattere, o supposto tale, di un popolo. Per capire molte posizioni (discutibili) del governo tedesco serve riflettere anche su questi aspetti. 

In realtà tutta questa polemica tra Il Giornale e Der Spiegel, o meglio tra Sallusti e Fleischhauer, è un’accozzaglia di luoghi comuni, di imprecisioni, è un giornalismo urlato e sensazionalistico. contribuirà, purtroppo, a peggiorare il già complicato rapporto tra due nazioni che negli ultimi anni hanno avuto molte occasioni di scontro: dalle crisi diplomatiche tra i due Presidenti del Consiglio Schröder e Berlusconi fino al mancato acquisto della Opel da parte della Fiat, ed ancora alla rivalità calcistica emersa durante il mondiale tedesco del 2006 fino, infine, all’attentato della n’drangeta a Duisburg. Negli ultimi mesi, poi, la crisi del debito sovrano ha peggiorato una già difficile situazione. In questo contesto il destino ha voluto che una nave da crociera affondasse a causa di una manovra azzardata di un capitano italiano e che nell’incidente morissero diversi cittadini tedeschi. Ma proprio oggi, in una fase storica in cui è in gioco l’Europa e il futuro della moneta unica, sarebbe il caso di provare a sentirsi tutti più europei, prima che italiani o tedeschi.