Il 2012 sarà per il Pdl un anno di sfide in cui lavorare per costruire l’alternativa

Banner Occidentale
Banner Occidentale
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Il 2012 sarà per il Pdl un anno di sfide in cui lavorare per costruire l’alternativa

Il 2012 sarà per il Pdl un anno di sfide in cui lavorare per costruire l’alternativa

13 Febbraio 2012

Continuità e rottura. Saranno le due parole chiave per il 2012 della Puglia. Continuità perché Nichi Vendola manterrà salda, con tutta probabilità, la sua poltrona di governatore fino a fine mandato, con tutto ciò che comporterà per le tasche e le condizioni di vita dei pugliesi. Rottura, invece, perché con le amministrative alle porte e i congressi del partito in corso il Pdl, se saprà giocarsi bene le sue carte, può essere protagonista e guidare la fase di preparazione al rilancio della Regione.

Il panorama a sinistra, del resto, non è dei più rosei. Le legittime aspirazioni del Sindaco di Bari, Michele Emiliano, indeboliscono il potere di Vendola perché, si sa, due galli in un pollaio convivono difficilmente. Oltretutto, Vendola esce da un 2011 conclusosi con il ritorno dirompente delle beghe giudiziarie sulle prime pagine dei giornali: la pubblicazione di alcuni passi piuttosto compromettenti dell’interrogatorio di Lea Cosentino, che avrebbe svelato l’applicazione alla lettera del Manuale Cencelli per le nomine delle Asl, pilotate da Vendola e da Tedesco (al tempo assessore alla Sanità), ha messo in discreto imbarazzo il Poeta di Terlizzi, che della questione morale ha sempre fatto la sua bandiera. “Noi direttori generali non conoscevamo le persone che nominavano né la loro professionalità”, ha detto la Cosentino. Nell’affaire sanità, Nichi Vendola era rimasto sempre un po’ defilato, ma queste affermazioni lo hanno tirato di nuovo in ballo e il governatore, esempio fulgido della superiorità morale della sinistra, sarà costretto a chiarire o, quanto meno, a smentire le frasi del suo ex dirigente, mostrando il fianco e diventando così facile preda di chi lo aspetta già al varco.

La grana Sanità, poi, non si è certo fermata agli scandali. Lo scorso mese l’assessore regionale Fiore si è dimesso per lasciar spazio al fresco di nomina, Ettore Attolini. “È stanco” ha giurato Vendola, ma non sono pochi coloro che hanno ipotizzato ben altre motivazioni. L’ex assessore alla Sanità, infatti, ha lasciato tra le polemiche: già a dicembre c’erano stati scontri verbali con il resto della giunta regionale, colpevole – a detta di Fiore – di perpetrare costantemente la politica dei tagli. La priorità della giunta era quella di presentarsi a fine anno con i conti in ordine: bocciata, dunque, la linea di Fiore e l’ex assessore è stato costretto a ingoiare il rospo. A gennaio un nuovo affondo, andato a vuoto: Fiore chiedeva un cambio di rotta netto da parte del governo regionale, Vendola ha preferito cambiare lui. C’è stato solo il tempo perché trovasse un sostituto in grado di incassare l’assenso del Pd per preparare la festa d’addio; festa dell’ipocrisia durante la quale Vendola ha raccontato prima di tutto a se stesso la storia delle dimissioni causate dalla stanchezza.

Il gesto di Fiore altro non è che uno dei numerosi segnali dello sgretolamento del potere vendoliano, che senza dubbio ha la sua crepa maggiore nella gestione della Sanità. Su questo e su altri fronti, sono tanti, del resto, quelli disposti a colpire. Anche e soprattutto internamente. Fuoco amico che rischia di avere a disposizione, in futuro, parecchie munizioni. Chissà, infatti, che scoperchiando il vaso di Pandora non escano fuori le magagne dell’amministrazione Vendola e chissà che qualcuno, in un contesto come questo di ridefinizione degli equilibri, non abbia per qualche motivo interesse a farle emergere.

Poi c’è Michele Emiliano, dicevamo, a destabilizzare il quadretto della sinistra: uno dei tanti punti di riferimento democratici in Puglia, che ha fatto la prima mossa, spiazzando forse anche il suo stesso partito, e ha lanciato le liste civiche che porteranno il suo nome e che saranno presenti su tutto il territorio regionale alle prossime elezioni di primavera. Una scelta fatta per testare la sua forza politica in vista della prossima tornata regionale. È questo il sogno di Emiliano, condiviso da unaparte del Partito Democratico: probabilmente, da quanti vorrebbero sbarazzarsi del dominio vendoliano. Ma anche qui le cose non sono così semplici, perché il sindaco di Bari resta pur sempre un outsider di natura, un personaggio da maneggiare con cura e che, oltretutto, sembra giocare la sua partita sul doppio binario della discontinuità senza disdegnare, d’altra parte, l’endorsement vendoliano.

A Lecce il Pd, incurante delle sconfitte passate, ha corso molti rischi, ma alla fine ce l’ha fatta a piazzare, con le primarie, la sua Capone come sfidante dell’uscente sindaco di centrodestra, Paolo Perrone. Erano tre a contendersi il ticket per rappresentare il centrosinistra il 6 maggio prossimo: oltre alla Capone, attuale vicepresidente regionale, c’erano Carlo Salvemini, esponente salentino di Sel, e Sabrina Sansonetti, dipietrista DOC. Nichi Vendola, nel limbo tra il suo braccio destro in Regione e uno storico membro del suo partito, ha preferito non partecipare alla campagna elettorale, permettendo alla Capone di recuperare tutto il distacco tra Pd e Sel cresciuto enormemente nei mesi in cui Salvemini è stato l’unico candidato alle primarie in attese di contendenti. Il Partito Democratico pugliese ha rischiato grosso: perdere Lecce, prima di gareggiare contro il centrodestra, sarebbe stato l’ennesimo smacco per una forza politica immersa in mille difficoltà e che è costretta a convivere con quella tipica tensione che nasce dall’incertezza.

Ora, infatti, con l’opposizione vendoliana al governo Monti, il Pd vede vacillare la sua supremazia anche a sinistra: il governatore pugliese, non avendo rappresentanti in Parlamento, può opporsi retoricamente al governo Monti, catalizzando il consenso degli elettori delusi della sinistra italiana; il Pd ha paura e vuole limitare lo strapotere vendoliano. Unica via di fuga è accontentare Emiliano con il rischio, però, che quest’ultimo faccia il suo gioco e finisca col sostenere Vendola a Palazzo Chigi come contropartita per l’endorsement del governatore rosso nella sua scalata alla Regione.

La battaglia tutta interna, intanto, si gioca in Consiglio regionale e non sono da escludere sorprese durante le elezioni che si terranno in Puglia in primavera: Vendola è stato l’esempio della debolezza del Partito Democratico quando, per ben due volte, ha battuto in sede di primarie di coalizione il candidato dell’establishment, quel Francesco Boccia tanto caro ad Enrico Letta. Il Pd – partito sul quale si erge la maggioranza in regione – ora potrebbe presentare il conto per ricordare a tutti chi è che comanda davvero a sinistra. Assenze strategiche in Consiglio regionale, lo scorso anno, se ne sono già viste, ed è plausibile credere che quest’arma possa essere usata, ancora una volta, dai democratici per tenere politicamente Vendola sul filo del rasoio. Anche se, va detto, il Pd non è per niente compatto, e non è detto di certo che lo sia neppure su questa strategia.

Spettatrice per nulla disinteressata delle lotte interne al centrosinistra sarà la destra pugliese, che continuerà la sua incisiva opposizione in Consiglio regionale, ma che si prepara a vivere un anno di profondi cambiamenti: anche qui, sia nel segno della continuità che della rottura. Il 2012 della destra pugliese, infatti, si è aperto nel segno di un rinnovato dialogo interno al Pdl, con il caso delle due mozioni presentate al congresso cittadino del partito a Bari. Qui, la "Prima mozione", sostenuta dal vicepresidente dei senatori del Pdl, Gaetano Quagliariello, e dall’ex sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano, ha ottenuto un importante risultato: con il 33 per cento dei consensi si accinge ad essere, a tutti gli effetti, una minoranza istituzionalizzata all’interno del partito in grado di esprimere le proprie proposte e dare vita un confronto aperto sulla strategia politica da mettere in campo. Questo e gli altri congressi in programma, saranno un volano utile per le elezioni in primavera: collaudare la macchina prima dell’appuntamento elettorale può essere la vera arma vincente del centrodestra pugliese in vista delle sfide importanti. Lecce, Brindisi, Taranto e Trani sono solo le città più grandi chiamate al voto insieme ai tanti comuni, più o meno piccoli, che contribuiranno a rendere la tornata 2012 decisiva e non relegabile al rango di “elezione secondaria”.

La riorganizzazione della destra, in Puglia, passa dalle amministrative di quest’anno perché dopo dieci anni d’opposizione regionale il Pdl dovrà presentarsi alle elezioni compatto e deciso, alternativa credibile del centrosinistra che ha catapultato la Puglia sulle prime pagine dei quotidiani nazionali. La sfida, anche qui, è calda, ma le brucianti sconfitte degli ultimi anni, per mano di Emiliano e Vendola, sembra abbiano avuto i loro risultati. Il dibattito all’interno della destra è aperto e la partecipazione potrebbe rappresentare il superamento di quel gap, molto più culturale che politico, che negli anni ha impedito al Pdl e ai candidati della coalizione di centrodestra di vincere le competizioni elettorali.

Del resto, la Puglia ha bisogno di cambiare passo perché la “corsa” ai tempi dello spread impone regole nuove e i vecchi trucchetti di bilancio, oggi, non servono davvero a nulla. Nella regione guidata da Vendola a chiedere aiuto a tutti i cittadini non è solo il governo centrale, più del Professore chiede il Poeta: IRPEF, ticket, benzina e perfino il costo dell’acqua aumentano di anno in anno, incidendo sulla vita delle persone. Con il bollettino ufficiale della Puglia, pubblicato il 29 dicembre, Vendola ha candidamente ammesso che l’aumento IRPEF per il 2012 – che si va a sommare con l’aumento previsto dal governo centrale – varia, in virtù del reddito, tra lo 0,3 e lo 0,5% per rispondere alle "esigenze del bilancio regionale, in specie per concorrere alla copertura dei disavanzi sanitari", accumulati negli anni caratterizzati di pessima gestione: quelli di Tedesco e Cosentino, guidati proprio da Vendola. A questo si aggiungono i rincari per la benzina – la più cara d’Italia – e quelli sull’acqua che, nonostante il successo del referendum della scorsa estate, colpiscono la popolazione senza alcuna distinzione di reddito. L’accise sulla benzina di ben 2,5 centesimi a litro rappresenterà in questo 2012 una boccata d’ossigeno per il bilancio regionale (è previsto un gettito di 12 milioni di euro), colpendo le famiglie di pendolari e i lavoratori per i quali l’auto è un po’ una seconda casa. Non è tutto: per una regione come la Puglia, nella quale è l’agricoltura che la fa da padrone, tassare la benzina e aumentare il costo dell’acqua significa aumentare i costi di produzione di quei beni molto più che necessari, indispensabili. Nessun lusso, insomma. In tre anni – pochi, ma durante i quali ha governato Vendola – il prezzo dell’acqua, in Puglia, è incrementato del 22,6%, solo nel 2012 costerà il 3,9% in più rispetto l’anno precedente. Tanto per una regione qualsiasi, ma davvero troppo per la Puglia. Per abbattere i costi di benzina ed acqua ai pugliesi non resta che consumare meno – è l’invito, geniale, che ha fatto di recente l’assessore Amati: una magra consolazione che, tuttavia, non placa la rabbia di quelli che vedono crollare il già precario bilancio familiare. L’esasperazione, tuttavia, è giunta ai limiti e la dimostrazione più ampia della frustrazione di una gran fetta dei lavoratori pugliesi si è avuta con le vibranti proteste dei camionisti pugliesi. Gli scioperi hanno attraversato tutta l’Italia, vero, ma in Puglia la tensione era davvero palpabile: posti di blocco sono stati l’estrema dimostrazione della sofferenza. Le reazioni alle numerose manifestazioni degli autotrasportatori pugliesi non si sono fatte attendere: molte le condanne – Coldiretti su tutti – per uno sciopero che ha inciso sulla produzione agricola, ma davvero poche le dimostrazioni di solidarietà per una categoria che subisce la crisi forse più delle altre.

Sarà un 2012 tutto da vivere e di sicuro c’è che ora, in tempo di crisi, tutti sono obbligati a ripensare le strategie giuste per costruire e affrontare il futuro. Le amministrazioni locali hanno l’obbligo di rimettere al centro la persona, per permettere una rinascita non solo economica, ma anche sociale. È questo l’augurio per il 2012, un anno che potrebbe portare con sé quei cambiamenti indispensabili per una Puglia nuova, ma per far questo è necessario, prima, regolare e chiudere definitivamente i conti con gli anni zero del duemila.