Il bello, la bestia e l’orgoglio maschile del tempo che fu
29 Giugno 2021
di Cominius
Ho letto su Repubblica in questi giorni che due coniugi inglesi amanti delle fiabe, Karrie Fransman e Jonathan Plackett, ne hanno riscritto un tot cambiando il genere dei personaggi: Cenerentolo, Il bello e la bestia, La gatta con gli stivali, e così via… Una cosa a metà strada fra il divertissement e la provocazione, insomma.
La notizia non ha esattamente un profumo di novità dirompente, anzi a occhio sembra l’ennesima variazione sul tema maschio/femmina, declinato nella zona concettuale della binarietà grammaticale come eco della binarietà biologica e culturale su cui è costruito il mondo della repressione: un frutto purissimo e irriflesso dello spirito del tempo, diciamo.
La questione di per sé sarebbe molto seria: da ultimo alla rivendicazione della notazione della differenza grammaticale in tutte le circostanze possibili e riferita a tutte le professioni e cariche pubbliche, si è affiancata la complicazione di una prospettiva abbastanza diversa, ossia che le notazioni del genere attraverso i suffissi femminili sono anch’esse un residuo del pensiero binario, e che – per dar conto della fluidità e della libertà nella scelta del genere – meglio sarebbe virare decisamente verso l’indeterminatezza dell’asterisco o, dernier cri, dello schwa, una e dal suono quasi muto presente in francese e anche in molti dialetti italiani, specie centromeridionali, sebbene con altre funzioni.
Ma ciononostante la femminilizzazione dei ruoli maschili continua un suo percorso autonomo, a volte mediaticamente e editorialmente confortato da un certo successo.
Ora, a prescindere dai gusti di ciascuno di noi, e anche dalle intenzioni della simpatica (chissà perché me la immagino simpatica) coppia inglese, almeno una cosa vorrei notarla. Ci hanno spiegato in tutti i modi che i ruoli femminili nelle fiabe sono spesso stereotipati: le principesse addormentate che aspettano la salvezza dai principi (che magari poi le baciano senza consenso, altro tormentone di questi nostri tempi così appassionabili da argomenti poderosi), le fanciulle delicate che percepiscono il famoso pisello (il vegetale, ça va sans dire) sotto vari strati di materasso, Biancaneve che riassetta la casa dei nanetti maschilisti e disordinati. Ce l’hanno spiegato così bene e così tante volte che ce ne siamo quasi convinti, al punto da vedere con una certa soddisfazione l’emergere nel cinema e nei fumetti di tante eroine determinate e forti, se vogliamo succedanee dell’indimenticabile Eowyn della saga tolkieniana.
Ce l’hanno spiegato così bene e così tante volte che ora, permettete, il racconto di un tontolone di nome Bello che aspetta il bacio della Bestia ci sembra una cattiveria eccessiva, un contrappasso diabolico che scompagina definitivamente quel che resta dell’orgoglio maschile del tempo che fu.