Il buon cittadino Russel dalla A alla Z
14 Ottobre 2007
Nasce per gioco e diventa ciò che è attualmente per amicizia, L’alfabeto del buon cittadino che ora viene tradotto per la prima volta in italiano (Nutrimenti, Roma 2007) a cura di Simone Barillari. L’alfabeto è un piccolo, prezioso libretto, utile contro infatuazioni e utopie, scritto dal noto filosofo Bertrand Russell nel 1953 e illustrato da Franciszka Themerson, un’amica pittrice polacca alla quale si devono i disegni che accompagnano le lettere dell’alfabeto. A ogni lettera corrisponde una parola che inizia con quella lettera, e la parola viene descritta in breve da Russell: ogni parola, ogni descrizione, rappresenta anche qualcosa di molto significativo nell’universo politico del filosofo. Chi percorra l’alfabeto dalla A alla Z avrà così sotto gli occhi un condensato della sua filosofia e della sua visione del mondo. All’inizio si legge: “Sta per Pedante come chi ha scritto questo libro.” Quando poi si va alla lettera P si trova: “P. Pedant/Pedante. Un uomo a cui piace che le sue affermazioni siano vere.” L’immagine in entrambi i casi è un ritratto di Russell. Le descrizioni giocano spesso sul rovesciamento concettuale e quindi sullo spiazzamento del lettore, in tipico stile british: è noto anche a chi non l’abbia mai letto che di pedantesco Russell non ebbe proprio nulla. Il disegno che accompagna la descrizione iniziale (Pedante) e la lettera P rappresentano un Russell già anziano, seduto, con l’inconfondibile profilo segnato dalle rughe e gli occhi vivacissimi, e in mano un calice che guarda divertito. E’ il segno di questo Alfabeto, che è anche un gioco di interazione ora seria ora scherzosa fra autore e illustratrice.
Il tocco autenticamente russelliano si trova in varie lettere e copre la vasta gamma dei suoi interessi. C’è il filosofo della conoscenza: “Q. Queer/Bizzarro. Basare le opinioni sui fatti.” e subito dopo “R. Rational/Razionale. Non basare le opinioni sui fatti.” C’è lo scettico, scettico prima di tutto sulla conoscenza (Russell ha affermato più volte che il risultato maggiore a cui era giunto con la sua filosofia era lo scetticismo): “A. Asinine/Asinino. Quello che pensi tu.”, oppure “E. Erroneous/Erroneo. Ciò che può dimostrarsi vero.” C’è l’anticonformista in lotta aperta contro il potere: “L. Liberty/Libertà. Il diritto di obbedire alla polizia.” C’è il dileggiatore del potere e delle sue cerimonie: “S. Sacrifice/Sacrificio. Accettare il fardello di una posizione importante.” C’è il difensore strenuo della libertà del singolo: “V. Virtue/Virtù. Sottomissione al governo.” C’è il lodatore dell’originalità: “W. Wisdom/Saggezza. Le opinioni dei nostri avi.” (ma qui il disegno è essenziale: si vedono due animaletti appesi per la coda a un ramo, i piedi in aria e la testa in giù). C’è il critico dei costumi puritani e della loro ipocrisia, come ebbe a sperimentare anche personalmente quando si trovava negli Stati Uniti (fu cacciato dall’insegnamento universitario per comportamento immorale): “F. Foolish/Assurdo. Sgradito alla polizia.” C’è l’ateo: “H. Holy/Santo. Sostenuto per secoli da schiere di pazzi.” C’è il nemico dela Chiesa come istituzione: “C. Christian/Cristiano. Contrario ai Vangeli.” oppure “K. Knowledge/Conoscenza. Ciò su cui gli arcivescovi non hanno dubbi.” C’è l’osservatore delle disuguaglianze: “D. Diabolic/Diabolico. Capace di ridurre le entrate del ricco.” C’è il fustigatore dell’intolleranza: “B. Bolshevik/Bolscevico. Chiunque abbia opinioni che non condivido.” C’è lo psicologo della politica, convinto che il comportamento umano sia mosso dalla simpatia o dall’antipatia, e che la guerra derivi dai sentimenti di aggressività naturale moltiplicati da cattive istituzioni: “G. Greedy/Avido. Quando vuoi qualcosa che io ho e tu no.” C’è l’hobbesiano (homo homini lupus): “J. Jolly/Allegria. La rovina dei nostri nemici.” C’è il nemico di ogni partigianeria che diventi spinta all’azione: “O. Objective/Obiettivo. Un’illusione condivisa da altri matti.” C’è il pacifista, il cosmopolita che pure sa quanto sia difficile abbandonare il punto di vista parziale rappresentato dal nazionalismo, dal campanilismo, da ogni etnocentrismo: “X. Xenophobia/Xenofobia. L’opinioone andorrana che gli abitanti di Andorra sono i migliori.”
A tutto questo, che dà a chi non lo conosce affatto un’idea del personaggio e che riporta alla mente invece a chi lo conosce i temi a lui cari, segue un fulminante Compendio di storia del mondo (a uso delle scuole elementari di Marte) scritto nel 1960. Lo riportiamo integralmente: “Da quando Adamo ed Eva mangiarono la mela (si vedono disegnati un Adamo ed Eva stazzonati e stanchi), l’uomo non si è mai astenuto da nessuna follia di cui fosse capace (le immagini descrivono le prodezze guerriere degli esseri umani, ma anche il volo e l’asservimento del proprio simile). Fine. Bertrand Russell, aprile 1960.” L’ultima immagine non è un disegno, ma una foto della bomba atomica: segno massimo, per Russell, del livello distruttivo a cui era potuta arrivare la stoltezza umana. La storia si rivela ai suoi occhi disincantati come un cumulo di errori mischiati a una buona dose di follia. Come dargli completamente torto?