Il caso Prosperini dimostra che la giustizia italiana non è uguale per tutti

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Il caso Prosperini dimostra che la giustizia italiana non è uguale per tutti

26 Marzo 2010

Un segnale allarmante, quello lanciato con il taglio delle vene da Piergianni Prosperini, ex assessore della Regione Lombardia, di recente condannato ( con patteggiamento ) a tre anni e cinque mesi di pena per una tangente di 230.000 euro. Allarmante prima di tutto perché arriva a pochi giorni dal passaggio di Prosperini dal carcere di Voghera alla sua casa di Milano, dove continuerà a scontare la pena agli arresti domiciliari. La casa che dovrebbe essere rifugio, con la famiglia, che dovrebbe essere sicurezza e conforto. Pure, questo omone che è sempre parso uno spaccamontagne, non è crollato in galera, dove è rimasto per cinque mesi e dove, come ha raccontato lui quando è uscito, ha trovato una grande umanità difficilmente riscontrabile “fuori”. E’ dopo che non ha retto.

Così, a quanto pare, la vita di Piergianni Prosperini si è fermata, con questo allarme del tentato suicidio, “dopo”, quando la sua esistenza avrebbe dovuto trovare una parvenza di normalità. Cominciamo con il dire che gli atti illegali per cui è stato condannato ( se esistono, ricordiamo sempre che il patteggiamento riguarda solo la pena e non comporta un’ammissione di responsabilità ) sono gravissimi e inaccettabili, soprattutto per chi amministra la cosa pubblica. Su questo non ci sono dubbi, e la pena è, e deve essere, inevitabile e severa.

Quello che manca, nel nostro ordinamento, è però la laicità nell’amministrazione della giustizia. Così la funzione retributiva della pena, come è prevista dai nostri codici, è inquinata da una serie di pene accessorie, più o meno a norma di legge. La più rilevante, e giusta, è quella dell’interdizione dai pubblici uffici per un certo numero di anni. E’ chiaro che, se si raggiunge la prova che un pubblico amministratore ha usato il suo ruolo per arricchimento personale, è bene che costui sia allontanato dall’istituzione in cui esercitava.

Ma con Prosperini la magistratura (e non solo lei) ha fatto di più. L’ex assessore è medico dermatologo, probabilmente pensava prima o poi di poter riprendere la professione. Prima o poi? Più poi che prima, dal momento che, essendo stato condannato a più di tre anni di carcere, è stato automaticamente radiato dall’ordine dei medici. Era proprio indispensabile una pena così alta? Mah. In un paese in cui tutti, dallo Stato alla Chiesa, sono sempre pronti a parlare di rieducazione del detenuto, a cercare sbocchi lavorativi per il “dopo”, possibile che questo “dopo” vanga solo per gli emarginati e gli immigrati? Se uno sa fare il medico invece che il muratore, lo dobbiamo punire due volte? O forse è perché il politico puzza? I reati sono reati, e vanno trattati con freddo calvinismo e laicità, non con moralismo.

Infine: era indispensabile sottoporre Piergianni Prosperini alla consueta gogna del circo mediatico-giudiziario? Per i moralisti, cioè quelli che praticano una moralità per sé e una per gli altri, evidentemente si. Il messaggio che l’ex uomo del Pirellone ci ha mandato oggi con un gesto che non era del tutto un suicidio (come sa bene un medico) ma neanche puramente dimostrativo, quando dice, nella lettera ai magistrati “mi avete ucciso ma non vi odio”, è esattamente questo. Una protesta, un grido di allarme non per sostenere la propria innocenza e neanche lamentare la durezza del carcere sofferto. Ma per denunciare l’insostenibilità inquinata delle “pene accessorie”. Quelle previste dal codice e soprattutto le altre, imposte dalla miseria delle gogne di piazza. E di palazzo. Prosperini chiede solo di vivere. E lo ha chiesto con un gesto che ricorda da vicino la morte.