Il Cav. ha poco più di 24 ore per chiudere la partita di governo

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Il Cav. ha poco più di 24 ore per chiudere la partita di governo

06 Maggio 2008

Manca soltanto l’annuncio ma nel Pdl ormai l’accordo dovrebbe essere solo questione di ore. Appena in tempo con l’avvio delle consultazioni del Capo dello Stato. Inizieranno oggi alle 16 e si concluderanno probabilmente domani sera con l’incarico a Berlusconi. Quindi l’intesa nel centrodestra è a portata di mano. Ed infatti la girandola ieri di incontri, telefonate e riunioni avrebbe delineato in modo abbastanza chiaro l’assetto del futuro governo con le varie aree di competenze e le rispettive quote di influenza tra i singoli partiti.

An dovrebbe avere tre viceministri: Mario Landolfi alle Comunicazioni, Adolfo Urso al Commercio Estero ed Andrea Ronchi agli Interni. Anche se alla fine è anche possibile che quest’ultimo ottenga un ministero che si occupi di Affari sociali e famiglia, ottenuto dallo spacchettamento di alcune deleghe del Welfare. Ed in più un ministero senza portafoglio, si parla di Pari Opportunità, con una donna come Giorgia  Meloni o Adriana Poli Bortone.  Sull’altro fronte potrebbe essere Stefania Prestigiacomo il nuovo ministro del Welfare con Maurizio Sacconi viceministro al Lavoro ed un tecnico come Cognetti (area An) o Fazio alla Salute. Ipotesi che sarebbero state fatte durante una telefonata da Silvio Berlusconi allo stesso presidente della Camera Gianfranco Fini e su cui An avrebbe chiesto di riflettere. Probabilmente però, sia per correttezza istituzionale verso il Capo dello Stato sia per evitare nuove tensioni l’annuncio della chiusura delle trattative per la squadra di governo non verrà dato subito. Almeno fino a mercoledì rimarrà il riserbo, quando il Cavaliere avrà ricevuto l’incarico. Fino a quel momento quindi bocche cucite.

Intanto la giornata di ieri ha regalato più di una certezza, in primo luogo sulla delicata vicenda del ministro del Welfare. Qui da giorni si sta consumando un duro braccio di ferro tra Fi ed An con quest’ultima all’assalto per accaparrasi l’ambita poltrona. Una guerra, però spiegano i beninformati, più di posizione che per la reale intenzione di avere quel ministero. Strategia che trapela dalle parole di Ignazio La Russa che ieri uscendo dall’ufficio politico del partito precisava  che “il Welfare spetterebbe ad An ma da noi non ci sono aut aut” anche se Italo Bocchino ribatte che “non solo non rinunciamo al terzo ministero con portafoglio ma, anzi, sarebbe opportuno che il contributo dato alla vittoria al Campidoglio fosse ulteriormente compensato”. Un gioco delle parti. La realtà è che non c’è alcun “aut aut” e quindi esiste la piena disponibilità a trattare ed a parlare. Infatti dietro l’insistenza di An, raccontano da via della Scrofa, ci sarebbe la volontà di ottenere un buon bottino di poltrone di seconda fila nel governo (viceministri e ministri senza portafoglio). Questo sarebbe un modo, spiegano in An, per riequilibrare i rapporti di forza nel governo ed evitare di dare all’esterno l’impressione di un esecutivo troppo sbilanciato sull’asse Fi-Lega. Quindi in pratica nessuna guerra all’ultimo sangue sul Welfare, anche perché in fin dei conti tolto Alemanno in An mancano persone realmente competenti e disposte a sedersi sulla poltrona di ministro del Welfare. E non a caso la responsabilità per le politiche del Lavoro e sociali in An è stata sempre del neo sindaco. Una battaglia quindi più di bandiera con Ronchi sventolato per il Welfare ma puntando ad altro. E così alla fine la partita potrebbe chiudersi con due o tre poltrone di viceministri, in ruolo strategici come quello delle Comunicazioni, ed una di ministro senza portafoglio. L’ultima parola spetta ad An ma è difficile che da via della Scrofa si risponda picche.

Intanto proprio a destra si prevedono grandi cambiamenti con la decisione annunciata da Fini ieri sera da Bruno Vespa a “Porta a Porta” di dimettersi domenica dalla carica di presidente del partito. Già scelto il cammino da fare: con La Russa alla guida di An affiancato dal gruppo di dirigente storici. Tornando al governo, invece, messo da parte il problema Welfare il Cavaliere adesso deve risolvere pure il rebus della Giustizia. Anche qui si intravede la luce. Dovrebbe essere, infatti, Angelino Alfano il nuovo Guardasigilli. L’emergente dirigente siciliano alla fine avrebbe convinto Berlusconi sopravanzando sia Elio Vito, che così andrebbe a gestire il dicastero dei Rapporti con il Parlamento, sia l’ex presidente del Senato Marcello Pera. Il condizionale però è d’obbligo perché il leader del Pdl spera sempre in un ripensamento di Claudio Scajola che almeno per il momento non ne vuole sapere di lasciare le Attività produttive.

Altra novità potrebbe essere il ritorno di Maria Vittoria Brambilla al governo per guidare l’Ambiente. Ancora non è chiaro se si tratterà di un viceministero o di un ministero vero e proprio, ma il suo nome da ieri è iniziato a circolare con insistenza. Per il resto della compagine di governo nessun cambiamento con la conferma delle indiscrezioni di questi ultimi giorni. All’Economia è destinato Giulio Tremonti, agli Esteri Franco Frattini, mentre ai Beni Culturali Sandro Bondi. Per l’Istruzione il nome accreditato è la forzista Mariastella Gelmini, invece per il ministero degli Affari Regionali il pole c’è l’ex governatore della Puglia Raffaele Fitto. Confermati anche i leghisti con agli Interni Maroni, all’Agricoltura Luca Zaia ed il leader Umberto Bossi alle Riforme. Più delicata la questione Calderoli dopo le proteste libiche. L’ex vicepresidente del Senato dovrebbe essere il futuro ministro per l’Attuazione del programma ma il Cavaliere sta avendo qualche ripensamento. Infatti i dispacci dell’intelligence avrebbero dato notizie poco rassicuranti legati al timore di possibili rappresaglie all’indomani dell’ingresso di Calderoli nel governo. Per questo ieri Berlusconi avrebbe chiesto a Bossi di riflettere su questa casella. Ma al momento dal leader leghista è arrivato un rifiuto secco. Infine confermate le indiscrezioni della vigilia sui nuovi vertici dei gruppi parlamentari che ieri sono stati scelti. Per acclamazione alla Camera è stato designato come presidente Fabrizio Cicchitto, vicario Italo Bocchino, mentre al Senato a guidare il Pdl sarà Maurizio Gasparri, affiancato come vicepresidente vicario dal forzista Gaetano Quagliariello.