Il conformismo degli intellettuali nella patria dei senza vergogna

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Il conformismo degli intellettuali nella patria dei senza vergogna

06 Febbraio 2010

Onorevole, si vergogni! Macchè, mica stiamo parlando di un sentimento da branco leonino. La vergogna è individuale, ontologicamente non conformista. Come pretendere che si vergogni dei brutali errori commessi la casta di intellettuali ipocriti e ciarlatani d’assalto che da sempre si conforma alla conformità? Basta chiederlo a Pierluigi Battista, che nel suo appassionato I conformisti. L’estinzione degli intellettuali d’Italia (Rizzoli, pag. 222, euro 18) traccia una spietata e accurata carrellata degli orrori mentali prima che culturali dei benpensanti de noantri, immergendosi nel brodo acido delle pecche intellettual-politiche che condizionano a tutt’oggi la Penisola già di Dante e Beccaria, di Manzoni e Calamandrei, di Flaiano e Buzzati.

Perché il “Pigi” di via Solferino – giornalista ed editorialista di quotidiani come Stampa e Corriere, nato e cresciuto nelle file della sinistra “di destra” – ne ha per tutti. E allora giù sugli “occhiuti guardiani dell’ortodossia” laicista, che in nome della distruzione della Chiesa ne hanno edificata un’altra, questa sì gretta e oscurantista, assuefatta alla protesta contro le tonache complottarde, ma estranea al confronto sul senso della vita; giù sull’Onu che dietro la facciata dei diritti umani copre i più terribili assassinii in Libia, Iran, Sudan e chi più ne ha più ne metta; giù sui comunisti irredenti, che continuano a sentirsi “post” senza avere elaborato il proprio passato di “ex”, e per questo incapaci di un’analisi veritiera di cosa sia stata l’utopia bolscevica anche in Italia; giù sugli “schizo-ideologi” alla Josè Saramago propugnatori del “pensiero impaurito” e della morale doppia, che vedono sempre benissimo la pagliuzza nell’occhio altrui ma mai la trave nel proprio, e pazienza se molti si professano credenti. Tutti, soprattutto, senza vergogna. Si salvi chi può. Che batosta, Battista.

Del resto, lo sappiamo. L’Italia è un paese di anticonformisti, a parole. E allora, se tutti lo sono chi lo è veramente? Come per la santità: tutti doverosamente vi aspirano, ma in pochi la raggiungono alla fine dei giorni; così è per l’anticonformismo. Solo che la prima è un insegnamento di Nostro Signore, il secondo una patologia devastante. Che per essere “fichi” e intelligenti bisogna per forza essere “anti”? Basterebbe l’unica conformazione possibile e salvifica, quella al buonsenso. Ed eviteremmo il passaggio dal pensiero debole di Gianni Vattimo al pensiero impaurito analizzato benissimo da “Pigi” Battista. Senza vergogna.

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