Il crepuscolo dei virologi
21 Febbraio 2021
di Cominius
Il punto di massima intensità, o – detto più prosaicamente – il momento in cui l’hanno fatta fuori dal vaso, deve essere stato quando Walter Ricciardi, consulente del Ministro della Salute, ha pubblicamente auspicato un lockdown severamente rosso per alcune settimane sull’intero territorio nazionale. E mentre il grosso di noialtri popolo semplice, oscillando tra terrore e incazzatura si affrettava a compiere riti scaramantici, qualcuno più fine ha tentato anche di indagare sulle ragioni di un’uscita così intempestiva, a governo non ancora perfezionato col voto di fiducia. Gesto solitario e crisi di nervi per qualche aspettativa di incarico non soddisfatta? Possibile, ma il seguito immediato delle due decisioni allucinanti sul pranzo di San Valentino negato e sulle piste di sci bloccate a poche ore dalla prevista e già deliberata apertura lascia pensare che ci sia anche dell’altro, meno personale. Forse marcare il territorio all’interno della nuova compagine, dopo i nuovi innesti politici e le (possibili) conseguenti incertezze di linea, forse una provocazione preventiva volta a mettere zizzania tra le forze di centrodestra appena affacciatesi nel governo di salvezza nazionale e la loro base sociale di riferimento, forse la volontà di sondare qualcosa di non perfettamente conosciuto, ossia la posizione del nuovo presidente del consiglio. Ci sta tutto, ma è chiaro che il tentativo eventuale di forzare la mano ha provocato un rigetto, sicuramente nell’opinione pubblica, ma probabilmente anche ai piani più alti della politica.
C’è un’espressione popolare toscana che descrive benissimo l’errore di chi persegue un risultato ma per la fretta sbaglia ansiosamente i tempi: “voler togliere l’uovo dal culo della gallina”, senza aspettare che l’abbia depositato. Quello che è successo probabilmente rientra un po’in questa peculiare casistica. Ma non basta: a pochissima distanza, sempre per patrocinare la definitiva chiusura del paese intero, un altro esperto ospite fisso di vari programmi tv, Massimo Galli, afferma che il suo ospedale è invaso da malati affetti dalla famosa variante inglese, l’ultimo spauracchio dei media chiusuristi. E niente, rimedia una figuretta non da poco, perché l’ospedale lo smentisce categoricamente.
Da quel momento comincia il fuoco di fila e il 17 febbraio anche uno degli organi più attivi del circolo chiusurista, il Corriere della sera, con un articolo di Fabrizio Roncone, rileva la continua e fastidiosa presenza dei “virologi” che danno pareri politici in TV.
Sul fronte politico li inchioda Giovanni Toti, che prima invoca il lockdown per Ricciardi, e poi denuncia senza mezzi termini il protagonismo degli “esperti che nutrono il proprio narcisismo col terrore altrui”. A sua volta Matteo Salvini ribadisce: “Non ho parole. Non se ne può più di ‘esperti’ che parlano ai giornali, seminando paure e insicurezze”.
Insomma, forse il ruolo della compagnia sarà ridimensionato e sarà sobriamente pregata di dare i propri consigli direttamente al governo, limitandosi per il resto a contribuire all’informazione scientifica senza la pretesa di sostituirsi alla politica, oltre tutto spesso con proposte contraddittorie.
Noi, che questo fenomeno mediatico abbiamo cominciato a detestarlo si può dire fin dall’inizio, non potremmo che trarre sollievo da questa liberazione: una liberazione che forse dovremo attribuire albenefico Zeitgeist comunicativo dell’era Draghi e alla fine dell’epoca casaliniana, tutta post e dirette Facebook. Intendiamoci, qualcuno c’era già arrivato: in Francia, a quanto riporta la stampa, è già qualche settimana che Macron ha posto fine a questo teatrino. Dopo che il presidente del Comitato scientifico Delfraissy aveva esternato la necessità di un confinement molto duro, ha imposto agli scienziati consulenti della politica questa linea: unità, concentrazione totale sugli obiettivi e zero protagonismi o allarmismi.
Ma sti francesi, si sa, sono sempre un pezzo avanti a noi.