Il decreto nucleare va corretto e il Governo si rimbocca le maniche
16 Febbraio 2011
Il decreto nucleare necessita di una revisione per almeno due motivi. Il primo costituisce un imperativo: la Corte costituzionale ha, infatti, affermato che per l’autorizzazione degli impianti non può bastare l’intesa della Conferenza unificata, che pur riunisce tutte le regioni d’Italia, necessitando, invece, di un atto di assenso della Regione che ospiterebbe l’impianto.
Il secondo motivo per il quale una correzione del testo si impone riguarda la macchinosità del processo di ritorno al nucleare. Come abbiamo avuto modo di dire più volte, le tappe che portano alla realizzazione della prima centrale nucleare, così come descritte dal decreto sono di una complessità estenuante. Un gioco dell’oca dove spesso lo stesso provvedimento viene letto e riletto dalla stessa autorità prima di essere adottato in via definitiva.
L’esecutivo pare essersene reso conto e sta lavorando su un decreto correttivo che dovrà essere adottato prima del 23 marzo 2011. La delega contenuta nella legge energia (l. 99/09) prevede, infatti, che il Governo possa emanare disposizioni correttive e integrative del decreto delegato entro un anno dall’entrata in vigore del medesimo provvedimento.
Il correttivo prevedrà con tutta probabilità, ai fini dell’autorizzazione degli impianti, un parere obbligatorio e non vincolante della regione interessata.
Ma correggerà anche alcune ridondanze presenti nel testo. Il caso più emblematico riguarda lo schema di parametri per l’individuazione delle aree idonee. Si tratta di un documento su cui l’Agenzia per la Sicurezza Nucleare lavorerà nei prossimi mesi. Conterrà i criteri tecnici che orienterà la scelta dei siti da parte degli operatori nelle aree più idonee da un punto di vista fisico, geologico, ambientale e di sistema. L’attuale testo del decreto nucleare prevede che questo provvedimento debba essere sottoposto a ben due consultazioni pubbliche a distanza di poco tempo. Ogni consultazione pubblica impegnerà le amministrazioni coinvolte complessivamente per 120 giorni. Lo stesso atto dovrebbe essere adottato con decreto tre volte.
Dal testo del decreto correttivo ci si attende, questa è la proposta dell’Istituto Bruno Leoni sin dal gennaio 2010, un’unica tornata di consultazioni. Considerati i tempi normalmente impiegati per il giro di firme che accompagnano un provvedimento, il risparmio sulla scaletta di marcia supera di gran lunga i sessanta giorni della consultazione. Separando poi il procedimento di valutazione ambientale strategica dello schema di parametri dalla procedura VAS della strategia nucleare, si consentirà poi all’Agenzia di concentrare da subito i propri sforzi per la predisposizione di un documento tecnico di grandissima importanza che potrà essere approvato in via definitiva già per fine anno, senza dover attendere l’incerto destino del documento programmatico del Governo.
Per quest’ultimo, inoltre, si prevede una rideterminazione delle scadenze. La strategia nucleare dovrebbe essere predisposta entro tre mesi dalla data di entrata in vigore del decreto. Tempi più certi dovrebbero essere previsti anche l’autorizzazione del Deposito Nazionale che gestirà il materiale radioattivo delle centrali.
Il cammino verso l’approvazione in Consiglio dei Ministri del decreto correttivo non è però in discesa. Risulta, infatti, non ancora raggiunta l’intesa tra il Minisitero dello sviluppo economico e il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare. Le ragioni del mancato accordo non sono note, anche se si potrebbe supporre che la delicatezza del tema renda particolarmente sensibile la questione delle competenze autorizzative.