Il Dio morto e la resurrezione dei miti

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Il Dio morto e la resurrezione dei miti

11 Gennaio 2015

Il rapper franco islamico Medine, ritenuto un agitatore della jihad, scrive nei suoi testi che se Nietzsche ha detto che Dio è morto, Dio ha detto che è morto Nietzsche. In questa provocazione che restituisce l’idea stereotipata e sbagliata del pensiero del più grande filosofo contemporaneo è scritta la pagina più audace e sottovalutata dell’avanzata del radicalismo musulmano tra le terze generazioni europee: la contaminazione nichilista. L’inquietudine dell’assenza ideologica è una concausa ignorata,  sacrificata al concetto della sorpresa per la non riuscita integrazione tra i popoli.

L’Europa in sé può vantare di essere portatrice di valori civili,  nella unione osmosica che si realizza tra illuminismo e cristianesimo e la Francia ne è l’esempio plastico. Nel suo ventre vivono sei milioni di musulmani , più del triplo di quanti ce ne siano in Italia. La cultura francese è laica per eccellenza: tanto per dire, pur avendo una grande tradizione cattolica,  nessun simbolo appare negli uffici pubblici. Cercare di comprendere perché sia accaduto tutto questo a Parigi,  laddove convivono contraddizioni straordinarie (identità nazionale e multiculturalismo,  laicità e religione,  esistenzialismo e neo romanticismo) non è facile.

Parigi però è anche la capitale eterna del Lume,  epoca di anticipazione della secolarizzazione che Sartre rianalizzo’compiutamente nel secondo novecento. Ed è nella sua contraddizione che accoglie il dilagare del vuoto ideologico nel post 1989. Due secoli prima,  la rivoluzione, due secoli dopo la disgregazione del mondo bipolare. Nel dopoguerra il mondo arabo ha vissuto pesanti umiliazioni.  La privazione della Palestina, la guerra dei sei giorni, l’occupazione sovietica di Kabul, la guerra fratricida tra Teheran e Baghdad alimentata dall’Occidente, la caduta di Beirut, la distruzione dell’Iraq che era una nazione che vedeva i cristiani coopti al Governo.

Da Parigi Khomeini si mosse per destituire lo Scia.  Ma da Parigi fu compiuta la grande strage algerina,  esempio paradigmatico del colonialismo occidentale. Se guardiamo al Corno d’Africa il quadro si tinge di altre sopraffazioni, certo a vantaggio di una speculazione finanziaria che vede i grandi produttori petroliferi aumentare le loro ricchezze. Sono precondizioni che albergano nel grande inconscio collettivo arabo .

La capacità di seduzione religiosa è l’altro aspetto , però, legato alla crisi del laicismo post ideologico. Costruire una società priva di tensioni culturali non è un buon motivo per consentire tolleranza. Il confronto tra generazioni "occidentali"è impietoso seppure risulti conveniente per noi liquidare con aggettivazioni ipocrite la presunta pace nostra contrapposta alla "loro"guerra.

L’adolescenza di un arabo finisce a 14 anni, quella di un italiano o di un greco confina con l’età del climaterio. Una parte di quel mondo li’ usa la religione come strumento di sopravvivenza al nichilismo, cercando nella metafisica divina l’appagamento per un esistenzialismo faticoso.  È la reazione all’essere e il nulla sartriano perché coloro che hanno guidato gli assalti a Parigi, così come accadde a Londra, sono cresciuti nell’Europa del relativismo. Per questo non può essere una guerra di religione.

Per questo il dogma binariale della Fallaci fu disastroso.  Il bene contro il male e in mezzo? Se l’Europa aderisce a questa regola di ingaggio americana e protestante tradisce i suoi due più edificanti principi fondanti: quello cattolico, del libero arbitrio,  e quello laico della tolleranza. Entrambi sono l’immagine dell’umanesimo . Confondere le ali estreme con una guerra di globo ha già portato l’Iraq a diventare Isis. Il Klu Klux Klan pensava che Dio fosse bianco.  Era di ispirazione cristiana e uccideva ineri con la croce sul volto incappucciato.

Travisare la straordinaria cultura araba con le sue deviazioni sarebbe un suicidio.  Così come è assurdo non avvertire che nell’involucro dei nostri buchi ideologici si celino malesseri che prendono strade diverse. L’implosione del sistema occidentale ed orientale che ha diviso in due il mondo contemporaneo ha lasciato anche questa ferita aperta.  Solo una lenta e progressiva riappropriazione delle proprie ragioni di vita potrà cesurarla.