Il dopo Fidel a Cuba: verso il modello cinese?
07 Maggio 2011
C’è un Castro alla guida di Cuba. Non Fidel, ma Raul. Cosa cambia? Nulla in realtà. Il fratello minore, a lungo oscurato dalla figura del maggiore, anche ai tempi della Revolución al fianco di Ernesto Guevara, detto el Ché, è stato definitivamente incoronato leader dell’isola, come Presidente del Consiglio di stato cubano. Come nella migliore tradizione, Raul ha tenuto un discorso ricco di promesse vecchie ed ancor oggi inattese; pronto al cambio ma sempre nel quadro del sistema socialista; pronto all’apertura ma guardingo verso la modernità. Raúl appare più come la caricatura di un leader passato, leone troppo vecchio per poter ancora ruggire.
Al di là dei discorsi populisti, Cuba non avrà la sua contro-revolución: il governo di Raul è solo l’ultima mossa per il rafforzamento della gerontocrazia castrista, per nulla intenzionata a perdere i propri privilegi e poteri nell’isola. Il VI Congresso del Partito Comunista Cubano (CPCC) si è chiuso da poche settimane e nessuno dei cambi a lungo promessi da Raul Castro sembra essere stato avviato. La Havana ha salutato il proprio despota, Fidel, e offerto gli allori del potere al neo-presidente, il fratello Raúl. Tre lunghi anni di attesa per Castro jr, salito al potere di fatto nel 2008.
Durante il VI Congresso conclusosi il 19 aprile, Fidel Castro, ottantaquattrenne leader comunista e volto della Revolución per più di mezzo secolo, ha deciso di abdicare politicamente nei confronti del fratello Raúl. Non si presenterà mai più a qualsivoglia competizione elettorale interna al partito, ritirandosi ufficialmente dalla scena politica cubana. Raúl Castro verrà affiancato in questo arduo incarico dal vice-presidente José Ramón Machado Ventura, classe 1930, altro esponente storico del movimento rivoluzionario cubano e del PCC.
La scelta del nuovo leader è stata più che ovvia. Un vero e proprio passaggio ereditario da fratello a fratello. Il congresso poteva essere l’occasione del giovane Castro per emanciparsi politicamente dalla figura di Fidel: così non è stato. Il discorso da lui tenuto si è incentrato sul tema di nuove e più incisive riforme economiche che dovrebbero “correggere le distorsioni, generate da più di cinque decadi di costruzione del sistema socialista a Cuba”. Propositi politici, le riforme, resi pubblici in un ormai lontano primo discorso all’Assemblea Nazionale nel luglio 2008, e mai pienamente compiuti. Un aggiornamento del modello economico, sempre nel quadro del “perfezionamento del socialismo, e mai di un ritorno del modello capitalista”.
Nel luglio 2008 Raúl Castro, neo-Presidente del Consiglio di Stato cubano, proclamava l’eguaglianza dei cittadini cubani, in termini salariali, di diritti ed opportunità. Un’apertura che aveva lasciato sbigottiti tutti. Il programma allora enunciato si sintetizzava in una riforma del settore agricolo (decentralizzazione e riconversione delle terre inutilizzate), meritocrazia per la determinazione salariale, lotta alla frode e corruzione, eliminazione dei sussidi e privilegi per la casta cubana ed infine l’aumento dell’età pensionabile. Un programma del tutto inatteso.
Ma l’apertura verso la privatizzazione di alcuni beni, la concessione di incentivi all’attività privata e l’installazione della banda larga, che consente l’accesso free ad internet in tutta l’isola, non sono sembrano essere sufficienti a rilanciare l’economia e la società cubana. Come affermato da molti analisti, sarebbe necessario piuttosto un cambio nella dirigenza del partito, che dovrebbe oggi contare di giovani e più aperte menti che siano in grado di guidare il paese e dare avvio ad una vera trasformazione. La gerontocrazia castrista restia a cedere il proprio potere e rinunciare a privilegi radicati per fantomatiche proposte di modernità del neo insediato presidente.
Nel migliore dei casi, l’Havana potrebbe aprire una breccia al capitalismo con una graduale liberalizzazione dei mercati, in stile cinese, ma sempre sotto l’ombrello del controllo e della pianificazione centralizzata del Partito Comunista.