Il Dottor Obama e la riforma che “farà un po’ male”
18 Agosto 2011
Estate 2009. Entra prepotentemente nel vivo il dibattito sulla riforma dell’Healtcare, il sistema sanitario americano. Una riforma che ha sin dall’inizio rappresentato uno dei cavalli di battaglia del programma presidenziale di Barack Obama. Ma anche un muro contro cui per un inquilino della Casa Bianca è facilissimo sbattere la testa (vedi Clinton). Un’impresa riuscita all’attuale Presidente degli Stati Uniti, che su questo punto si giocava molta della credibilità conquistata in campagna elettorale.
La riforma sanitaria sembrava a un certo punto aver davvero spaccato in due il Paese: da una parte i fautori di un intervento legislativo che avrebbe, secondo loro, reso più giusto il sistema sanitario americano; dall’altra parte, la maggior parte dei conservatori, con in testa il movimento del Tea Party, che giudicavano la riforma come una deleteria forte di innalzamento della spesa pubblica federale. Una riforma, appunto, destinata a "fare male" come un’iniezione – sottolinea in modo ironico l’Economist – e che "Doctor" Obama porterà come fiore all’occhiello alle prossime elezioni del 2012, mentre i suoi detrattori ne accentuano ancor più, oggi, gli effetti sul bilancio federale, in un periodo in cui gli Usa sono stati un passo dalla bancarotta.