Il famigerato trafficante d’armi russo Viktor Bout finisce in cella
20 Agosto 2010
La Corte d’Appello di Bangkok ha accettato la richiesta di estradizione presentata dalle autorità statunitensi nei confronti del famigerato trafficante d’ armi russo Viktor Bout , soprannominato "Merchant of Death".
L’ uomo, ex ufficiale dell’aeronautica sovietica, era stato arrestato nel marzo del 2008 all’ interno di un hotel del Paese asiatico in un’operazione organizzata dai servizi segreti statunitensi con la collaborazione dell’ Interpol d’ Olanda, Romania, Thailandia e Danimarca, ma il tribunale di primo grado aveva respinto la richiesta di estradizione.
Bout, nato a Dushanbe da una famiglia di contabili, 43 anni di sangue e mistero sulle spalle, si avvicinò al KGB dopo gli studi come traduttore a Mosca e fu abilissimo a diventare spregiudicato business man un minuto dopo il crollo dell’ Unione Sovietica; l’ ambiguo personaggio è stato considerato per lunghi anni il maggior mercante d’ armamenti del mondo e ha annoverato tra la sua clientela Al Qaeda, talebani, Farc di Colombia, i filippini di Abu Sayyaf e il dittatore liberiano Charles Taylor.
Proprio i rapporti con i collaboratori di Osama Bin Laden hanno accelerato la sua cattura, che per troppo tempo ha proceduto a rilento suscitando interrogativi e polemiche. Probabile che alcuni suoi sodali, tra quelli insospettati e mai usciti alla luce della ribalta, dopo le novità provenienti da Bangkok non stiano vivendo ore serene, temendo improvvise rimembranze del ricco commerciante all’ ingrosso.
Sul sito victorbout.com personaggi vicini al neo estradato accusano delle sue recenti disgrazie e della pessima fama internazionale Johan Peleman, specialista del traffico d’ armi leggere in Africa, consulente delle Nazioni Unite sui conflitti in Angola, Sierra Leone, Congo, Liberia e Somalia.
Nel ritratto agiografico pubblicato da questi cari amici, il cinico venditore di morte viene presentato come " dinamico, carismatico, spontaneo , ben vestito" e si dice che solo la necessità lo costrinse ad avventurarsi nel Continente nero.
Tra mitra, missili e bombe a mano, l’ ex spia sovietica era riuscita a mettere insieme una cinquantina d’aerei sparsi per tutti i punti del globo. Non gli serviranno più, ora che si profila un volo di sola andata per le carceri d’ America.