Il futuro del Sud non si costruisce coi nuovi partiti ma usando bene le risorse

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Il futuro del Sud non si costruisce coi nuovi partiti ma usando bene le risorse

21 Luglio 2009

L’idea di un partito del Sud nasce da una oggettiva situazione di difficoltà del Mezzogiorno a far percepire le sue istanze a livello nazionale , ma anche dallo sconforto delle popolazioni meridionali, che si sentono mal gestite e mal governate. Tuttavia , una parte rilevante di questa cattiva gestione non dipende da responsabilità del governo nazionale, ma da colpe e inadeguatezze di quelli regionali, nell’impiego dei mezzi finanziari a loro disposizione. Basti osservare che i duecento quaranta miliardi dei due Fas del 2000-2006 e del 2007-2013 (di cui metà di provenienza europea) sono, in gran parte, non spesi perché le Regioni meridionali non hanno saputo farlo e non lo stanno facendo, nei tempi che i programmi europei prevedono.

Per il Fas 2000-2006 le somme impegnate, mediamente, nelle Regioni meridionali, per progetti di intervento approvati sono il 50 per cento di quelle competenza. E le somme mediamente erogate sono una percentuale ancora inferiore di questa, in quanto l’attuazione di una parte dei progetti approvati incontra difficoltà, che non consentono di proseguirli o che li rallentano ulteriormente. Per la Sicilia sembra che le somme erogate sul Fas 2000-2006 siano il 25 per cento di quelle assegnate alla Regione. E la gestione del Fas 2007-2013 appare abbia lo stesso lento iter.

Non si può certo dire che la colpa di questi ritardi e inadempienze dipenda dal fatto che i Fas europei hanno una durata troppo breve, rispetto alle incombenze richieste per la loro attuazione. Infatti ciascuno di essi si svolge in un arco di sette anni. E negli altri stati dell’Europa ove i Fas sono in funzione, essi vengono attuati nei tempi previsti. Invece l’Italia rischia di dover restituire una parte rilevante delle somme che ha ricevuto dall’Unione europea per il Fas 2000-2006 in quanto non utilizzate.

Dunque non hanno del tutto ragione i promotori del partito del Sud quando si lamentano del fatto che il governo nazionale ha utilizzato parte dei fondi del Fas 2007-2013 per gli ammortizzatori sociali  che riguardano prevalentemente il Centro Nord e per il terremoto dell’Abruzzo. Infatti , se il Fas 2000-2007 fosse stato interamente utilizzato si potrebbe dire che queste somme sono sottratte agli interventi che le Regioni meridionali hanno progettato e stanno attuando. Ma così non è . Si tratta di somme che giacciono, in attesa che qualcuno le spenda.

E’ però vero che il governo nazionale non ha fatto nulla per sveltire le procedure che ritardano l’impiego meridionale di queste somme e che al Ministero dell’economia fa gioco che gli stanziamenti dei Fas non siano “impegnati”, perché ciò riduce il suo deficit di bilancio. E gli fa anche gioco che, ove impegnati, questi fondi non siano erogati, perché ciò riduce le uscite di cassa e quindi il fabbisogno che va a formare il debito pubblico nazionale. Occorre infatti notare che per ogni euro comunitario di stanziamento vi è, nel nostro bilancio, un euro italiano di contropartita, senza cui l’euro di Bruxelles non può essere utilizzato. Ma non è certo “buona finanza pubblica” quella consistente nel fare economia sui nostri stanziamenti di bilancio per il Mezzogiorno, perdendo per ogni euro così tolto al Sud, anche un euro che la Comunità europea ci ha dato (e che non è un regalo, ma una restituzione parziale in quanto l’Italia versa annualmente al bilancio europeo cifre di imposto superiore).

Occorre fare chiarezza su ciò. E pertanto appare necessario che sia presentata al più presto, al parlamento e al paese , a cura del Ministro per le Regioni e della Presidenza del Consiglio, una Relazione sulla situazione dei Fas e delle infrastrutture che ne fanno parte e di quelle meridionali di competenza dello stato. Ciò allo scopo di accertare il grado di realizzazione di questi programmi e la loro adeguatezza. E ciò anche perché vi sono esigenze prioritarie del Mezzogiorno che non sono comprese nei progetti Fas, e che hanno un’ottica sovra regionale e vanno soddisfatte in un quadro nazionale e internazionale.

Tale Relazione dovrebbe avere un carattere periodico, ad esempio trimestrale, onde far emergere i problemi che ostacolano queste realizzazioni e individuare quel che possono fare il governo centrale e gli altri soggetti per risolverli. Il partito del Mezzogiorno però non appare uno strumento idoneo per questi problemi, semmai serve per complicarli. Infatti, sembra evidente che se le Regioni meridionali non riescono a spendere i soldi dei Fas e parte di queste somme rischia di ritornare a Bruxelles, mentre altre vengono destinate a scopi diversi, occorre che il governo nazionale venga in loro soccorso, per dare luogo a una inversione della rotta .

In un’epoca di crescente internazionalizzazione, i partiti di natura provincialistica possono avere senso solo nelle regioni molto internazionalizzate, ove fanno da contrappeso alla loro immersione nella globalizzazione. Sono un controsenso nelle regioni in ritardo, che viceversa hanno bisogno di una più ampia prospettiva per “non perdere l’autobus ”. E d’altra parte , in questa ottica, le Regioni meridionali e il centro nord hanno interessi comuni. Infatti, l’Italia per lo sviluppo delle sue esportazioni e dei suoi investimenti ha davanti a sé tre aree promettenti, per le quali il Mezzogiorno è una piattaforma indispensabile .Ossia i paesi balcanici e agli altri stati più ad Est, che un tempo facevano parte dell’URSS; i 12 paesi dell’area sud del mediterraneo (a cui si aggiunge ora la Libia) che fanno parte di Euro Med, la futura area di libero scambio associata all’Unione europea; e gli stati del Sud Est asiatico, che si raggiungono dalle rotte del Sud del Mediterraneo e del Medio Oriente, fra cui campeggiano l’India e la Cina.

D’altra parte l’Italia, per la sua posizione, è il terminale naturale degli approvvigionamenti di gas, via mare, oltreché di gasdotti, per il rifornimento europeo. Ed anche in questo il Mezzogiorno ha un ruolo geografico essenziale. Infine, l’Italia partecipa alla nuova politica di diversificazione energetica, basata sulle energie alternative. Anche in ciò, il Mezzogiorno ha dei vantaggi naturali. Se ne desume che anziché disperdere in mille rivoli i Fas, con il rischio fondato di non riuscire a impiegare pienamente questi fondi e, comunque, di non utilizzarli in modo efficace per lo sviluppo del Mezzogiorno, conviene concentrarli in un programma di sviluppo delle vie di comunicazione e dei trasporti e di infrastrutture impostato secondo le linee strategiche appena indicate.

E qui emergono alcune grandi opere che interessano il Mezzogiorno, già comprese nei Fas o che se ne potrebbero avvalere per il loro decollo. Ci sono, innanzitutto , gli interventi per i porti di Bari, Brindisi, Taranto, Gioia Taranto, Napoli e per i porti della Sicilia e della Sardegna. Ed occorrono le arterie stradali di collegamento con tali porti. Vanno inoltre attuate infrastrutture fondamentali che non hanno il supporto dei Fas, come il Ponte sullo Stretto, l’alta velocità da Salerno a Reggio Calabria e le linee ferroviarie veloci locali che vi si possono connettere in Sicilia. Vanno considerati i progetti di ricerca energetica che si possono inserire nel nuovo programma del G8, che potrebbero essere attuati allo scopo di rafforzare o riconvertire le aree industriali meridionali in difficoltà. Ho indicato solo alcuni temi, per esporre, con questa esemplificazione, il criterio base, che è quello di concentrare le risorse e le iniziative su un numero limitato, ma concreto, di progetti nel campo delle infrastrutture e dell’energia, in un quadro nazionale e soprattutto internazionale , valorizzando la posizione geografica del Mezzogiorno nel rapporto con le economie emergenti del continente eurasiatico, e con il Sud del mediterraneo e il Medio Oriente. Per fare ciò non serve un nuovo partito del Mezzogiorno contraltare della Lega Nord, occorre una progettualità che unisca gli interessi del Sud con quelli del Nord. Ed occorre che lo comprendano i politici del Nord e del Sud , che fanno parte della maggioranza di governo, smettendo le rivalità e incomprensioni di campanile.