Il gasdotto “Nabucco” è destinato a rompere il monopolio russo del gas
15 Luglio 2009
Il 13 luglio 2009, il presidente russo Medvedev ha fatto una visita a sorpresa nella capitale dell’Ossezia del Sud. La visita è stata preparata e si è svolta in un’atmosfera di totale segretezza. Il presidente della repubblica secessionista, Eduard Kokojty, è stato informato dell’incontro non più di un’ora prima dell’arrivo di Medvedev a Tskhinvali. Quale ragione ha spinto il presidente russo a fare questa visita lampo?
Sembrava che il governo russo, dopo il successo incassato all’incontro dell’Aquila – assicurandosi il silenzio dei partecipanti al G-8 sul caso della Georgia e sul chiaro intento di Mosca di annettersi l’Abkhazia e l’Ossezia del Sud –, non avesse alcun interesse di attirare l’attenzione sulla situazione nel Caucaso.
Infatti, come afferma la stampa georgiana, e come ha riconosciuto la stampa russa, la visita a sorpresa è stata dettata da ragioni molto più serie. Un giorno prima, ad Ankara, i primi ministri turco, ungherese, austriaco, romeno e bulgaro avevano firmato l’accordo sulla costruzione del gasdotto Nabucco. Questo gasdotto, lungo 3.300 chilometri, dovrà trasportare circa 30 miliardi di metri cubi di gas dalla regione del Caspio e dall’Asia Centrale, attraverso l’Azerbajgian, Georgia, Turchia, Bulgaria, Ungheria, Romania e Austria, fino all’Europa, aggirando la Russia.
I paesi dell’Unione Europea contano sul nuovo gasdotto come uno strumento di diversificazione delle forniture del gas per diminuire la dipendenza dalla Russia, la cui reputazione come fornitore energetico è stata fortemente compromessa dalle “guerre energetiche” con l’Ucraina e dalla guerra russo-georgiana dell’agosto 2008.
Il principale concorrente del Nabucco è il gasdotto “South Stream”, progettato insieme dalla russa Gazprom con l’italiana Eni, che dovrebbe essere costruito sul fondo del Mar Nero, snodandosi dalla Russia alla Bulgaria per portare il gas russo in Italia attraverso la Grecia, e in Austria attraverso la Serbia e l’Ungheria.
L’accordo tra Mosca e Sofia sulla costruzione del “South Stream” è stato firmato soltanto nel gennaio 2009. La vera novità, ad oggi, è la posizione di Bojko Borisov, il leader del partito uscito vincitore dalle ultime elezioni in Bulgaria, che tra qualche giorno diventerà il nuovo primo ministro. In una lettera al dimissionario ministro dell’economia bulgara, Borisov ha chiesto una moratoria su tutti i grandi accordi energetici con la Russia, “South Stream” incluso. Appare significativo che nella lettera di Borisov, scritta mentre si stava svolgendo il vertice di Ankara, il progetto Nabucco non sia stato neanche nominato.
Vista in questa luce, la visita di Medvedev nella Ossezia del Sud assume il carattere di un monito lanciato all’Unione Europea, intimandole che la Russia resta la principale forza militare in una regione esplosiva, dove tra l’altro sono ancora dislocate le truppe russe.
La stampa russa afferma che il gasdotto Nabucco potrebbe rimanere a secco perché le riserve di gas della regione non saranno sufficienti. Il governo russo si è detto pronto a comprare il gas dell’Azerbajgian anche ad un prezzo più alto di quello a cui il Paese potrebbe venderlo all’Europa.
L’accordo russo-turkmeno ha stabilito che la Russia può comprare fino a due terzi della produzione del gas in Turkmenia, impedendo così di riempire la quota di gas necessaria ad uno stabile funzionamento del Nabucco.
Ma la Russia, a causa della crisi finanziaria e per la caduta del consumo degli idrocarburi, sta venendo meno ai propri impegni. Qualche giorno fa, il presidente del Turkmenistan ha dichiarato che il suo Paese sarà pronto a fornire al Nabucco il necessario volume di gas. Il monopolio energetico della Russia comincia a traballare.