Il Governo non fa  decollare Alitalia

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Il Governo non fa decollare Alitalia

23 Marzo 2007

I paletti sono troppi e il Governo, anziché accelerare, rallenta la procedura per la privatizzazione di Alitalia. Conclusione: i pretendenti non sono convinti di voler andare fino in fondo (quindi di presentare entro il 16 aprile delle offerte precise). Il fatto che Carlo de Benedetti, capofila di una cordata con la sua M&C, ieri abbia optato per il dietrofront – pare solo momentaneo –  la dice lunga su come l’Esecutivo Prodi stia guidando la partita.

Sul piatto c’è la quota del Tesoro messa in vendita qualche mese fa, salita dal 30,1% al 39,9%. A preoccupare i privati è soprattutto l’allarme sui conti del 2006: la compagnia ha indicato una prima stima delle perdite pari a circa 380 milioni, ma esiste il rischio di pesanti rettifiche (come la svalutazione del valore della flotta). Si continua infatti a parlare di un buco di 450 milioni. Un fattore che non può non incidere nelle trattative tra il Tesoro e i candidati alla gara, tanto che oggi l’azienda si è vista costretta a riunire il Cda per rendere noti almeno i dati dell’ultima trimestrale 2006. Dati che ovviamente  non consentono ancora di capire il conto economico dell’intero esercizio.

La questione è semplice: dopo aver, negli anni, finanziato con prestiti l’Alitalia (l’ultimo dei quali, il prestito-ponte del 2004, di 400 milioni di euro, concesso per sostenere il rilancio attraverso il piano Cimoli), ora si intende vendere ai privati senza però avere alle spalle una strategia che possa davvero rilanciare l’ex compagnia di bandiera. Una situazione a dir poco confusa, che ha visto il ministro dell’Economia Tommaso Padoa Schioppa, schierato fino all’ultimo con l’ex amministratore delegato Giancarlo Cimoli e ora alle prese con l’incapacità di imporre al Cda di Alitalia la totale trasparenza sui conti, come invece chiedono i contendenti. Non solo: le condizioni dettate dal Ministero dell’Economia vengono considerate troppo restrittive  (ieri la M&C di De Benedetti ha deciso di tirarsi indietro a causa della mancata disponibilità, da parte delle banche alleate, ad accettare il vincolo di non fare trading sul titolo per un anno).

In lizza ci sono l’Air One di Carlo Toto (attraverso la società Ap Holding), appoggiata dalla superbanca Intesa-Sanpaolo,  l’Ubm di Alessandro Profumo, ovvero la banca di investimento di Unicredit e la Management&Capitali di Carlo de Benedetti, alla guida di una cordata che vede schierati, tra i principali azionisti, la banca d’affari Goldmann Sachs e il fondo Cerberus. Gli stranieri in corsa sono invece il colosso statunitense di investimento Texas Pacific Group  e la MatlinPatterson Global Advisers (fondo di investimento statuinitense).

“La confusione regna sovrana, il Governo deve dire con chiarezza che alternative strategiche ha intenzione di mettere in campo e il presidente di Alitalia Libonati deve nominare immediatamente un comitato strategico per individuare alternative credibili”, ha detto stamani Pierluigi Borghini (Fi).  Secondo  il coordinatore del dipartimento attività produttive  il governo ha messo troppi paletti per la vendita e questo “ impedisce ai possibili acquirenti, come è accaduto per De Benedetti, di andare avanti. Restano interessati solo coloro che già operano sul mercato e hanno come obiettivo non il rilancio della compagnia, ma quello di smembrarla e prendersi le quote di mercato”. E se è vero che la strategia del Governo favorisce chi già opera nel mercato, il pensiero va a Air One, l’unica compagnia in lizza per la privatizzazione e che può contare sull’appoggio di Intesa Sanpaolo e quindi su Giovanni Bazoli, uno degli uomini della finanza più vicini a Romano Prodi.