Il governo punta tutto su meno spesa, meno tasse e meno regole
04 Febbraio 2011
Il giorno della svolta è stato rimandato. Silvio Berlusconi avrebbe dovuto portare oggi, in Consiglio dei Ministri, le misure per la crescita economica che daranno anche nuovo impulso all’occupazione. Ma siccome il presidente “prenderà parte al Consiglio europeo di Bruxelles”, la spinta liberale promessa è slittata a martedì. La settimana era cominciata con un dibattito sulla necessità di ridurre il debito pubblico. E’ auspicabile che la prossima si apra con la netta volontà di liberare l’economia perché è forte il bisogno di spazzare via gli ostacoli alla crescita. Di liberalizzare. Di ridurre tasse e debito.
Nei giorni scorsi è rispuntata la dannosa possibilità di un’imposta patrimoniale per abbattere “il mostro” mentre poco, purtroppo, si è parlato di dismissione del patrimonio pubblico: immobiliare e in forma di partecipazioni azionarie, aree demaniali e altri cespiti. Eppure, fior di analisti ed economisti liberali hanno perso la voce per spiegare che riducendo lo stock di debito si rassicurerebbero i mercati sulla tenuta dei nostri conti pubblici, contribuendo quindi a ridurre il premio al rischio e il tasso di interesse sul debito pubblico.
Eredità degli anni Settanta e Ottanta, il debito pubblico italiano ha rubato risorse che si sarebbero potute impiegare per avviare stagioni di riforme, per abbassare le tasse, per finanziare gli investimenti o completare quelli già avviati. Mentre il mostro cresceva, la spesa aumentava, la pressione fiscale pure e l’economia diventava sempre più piccola con l’occupazione in frenata (anche se ieri l’Inps ha confermato un calo della Cig a gennaio).
Nel “bestiario delle tasse” stilato da Confesercenti si legge dell’imposta sull’ombra, sulle paludi, sulle fogne, sui gradini, sui disoccupati, sui matrimoni e sui defunti (giusto per citarne sette delle 100 elencate). Tasse che gravano sulla testa dei contribuenti. E delle imprese, che soffrono la pressione fiscale e le difficoltà di accesso al credito (soprattutto quelle piccole e medie). Certo, l’Italia ha anche i suoi punti di forza. Può contare su un sistema bancario solido, una forte propensione delle famiglie al risparmio e soprattutto su una politica del rigore che continua a tenere sotto controllo i conti pubblici. Quella che si apre martedì in Consiglio dei Ministri è una strada che incrocia la libertà per le imprese (con integrazioni all’articolo 41 della Costituzione), il rilancio del piano casa bloccato dalle Regioni “rosse”, l’attuazione del Piano per il Sud e i ritocchi alla riforma dei servizi pubblici locali. Poi ci sarà la fiscalità di vantaggio per i giovani. E nuove regole sarebbero allo studio per la deduzione di una quota dell’Irap dalle imposte sui redditi. Sono già partiti, invece, i tavoli tecnici sulla riforma fiscale.
Meno spesa, meno tasse e meno regole (Tremonti e tenuta del Governo permettendo): sarà la volta buona?
(Tratto da L’Unione Sarda)