Il Governo svende la Biagi per un sì sulle pensioni

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Il Governo svende la Biagi per un sì sulle pensioni

24 Luglio 2007

A condizioni previdenziali immutate (scalino-quote), l’autunno del Governo resta difficile da superare, nonostante il pacchetto welfare presentato ieri da Prodi alle parti sociali (confederali compresi). Davanti allo spirito combattivo dei comunisti, schierati contro Prodi & C., l’unica via di scampo per il Governo era di “blindare” la riforma. Come? Inserendola nel cosiddetto “Protocollo su previdenza, lavoro e competitività. Per l’equità e la crescita sostenibili” che il ministro Damiano, primo firmatario, ha definito “non emendabile” dando così un chiaro avvertimento alla sinistra radicale. Che in cambio, ottiene la sostanziale modifica della legge Biagi.

Il prossimo passo sarà quindi di ottenere la firma di tutte le parti coinvolte (dalla forze politiche ai sindacati a Confindustria)  per sbarcare poi in Parlamento. Dove di certo non mancheranno i problemi. “Sarà dura, non c’è dubbio che il dibattito sarà forte, ma occorre trovare una via per evitare la rottura”, ha detto stamani il presidente del Senato Franco Marini.

Ecco allora “l’escamotage” per salvare la riforma o comunque per arginare la furia della sinistra massimalista: il protocollo presentato ieri da una parte non può essere modificato e dall’altra  contiene lo stravolgimento della legge Biagi. E già, quella al centro della campagna elettorale del centrosinistra, sbandierata come nemico dei giovani e bollata come principale freno all’ingresso nel mercato del lavoro. Le 31 cartelle destinate a rimodellare il look al welfare italiano, comprendono infatti l’abrogazione del lavoro a chiamata, misure disincentivanti anche sul part-time (sistema che in Italia ancora fatica a mettere radici) e un giro di vite sui contratti a termine, mentre viene spostato a data da destinarsi il dibattito sullo staff leasing (riguarda per esempio chi lavora in una ditta di pulizie o nel facchinaggio per conto di una ditta appaltatrice) che se da una parte ha fatto contenta Confindustria, dall’altra ha causato le ire della Cgil (che stamani ha comunque dato il via libera all’intesa).

Sul fronte della previdenza è previsto il miglioramento delle pensioni basse, l’ammorbidimento dello scalone sostituito dal meccanismo delle quote che consente di innalzare l’età pensionabile gradualmente da qui al 2013, il rafforzamento del sistema contributivo, l’ampliamento della platea dei lavori usuranti, interventi per i giovani sulla totalizzazione, sul riscatto di laurea e dei contributi figurativi nel caso di disoccupazione e lavori discontinui, il riordino degli enti previdenziali.

Insomma, la questione è tutt’altro che chiusa e la firma non è per niente scontata. Lamberto Dini ieri ha parlato di compromesso al minimo comun denominatore, mentre la sinistra massimalista  promette battaglia in Parlamento e incolla per le strade manifesti contro la “controriforma” e l’avvio di una campagna estiva. Come se non bastasse, la questione previdenziale è tornata fortemente alla ribalta ieri, “per colpa” della Bce, che ha lanciato l’allarme sul fronte dei costi per il sistema previdenziale italiano. Secondo Lorenzo Bini Smaghi, membro del board della banca centrale europea, l’introduzione degli scalini per aumentare gradualmente l’età della pensione farà crescere i costi a carico della previdenza italiana e non è chiaro come questi saranno finanziati. Non è chiaro fino in fondo come verrà finanziato – aveva detto ieri Bini Smaghi – molto dovrebbe avvenire attraverso l’aumento dei contributi” ma questo “e’ considerato un rischio dagli analisti”.

E oggi è arrivata la replica piccata del ministro per lo Sviluppo economico Bersani: “E’ un meccanismo che si rivelerà blindato. Anche le incertezze sulla copertura finanziaria sono comunque relative, perché abbiamo messo clausole di garanzia, tagliole, soglie basse e meccanismi che in caso i conti non tornassero consentano che si provveda all’interno del sistema previdenziale. Il Tesoro i conti li sa fare”. Il ministro ha spiegato che “uno può criticare queste misure, dicendo che ci si aspettava che prendessimo risorse dal sistema previdenziale verso il Bilancio dello Stato: questo non lo abbiamo fatto. Ma non abbiamo neanche preso un euro dalla fiscalita’ dello Stato per uil sistema previdenziale”. Più in generale Bersani ha espresso soddisfazione sul protocollo sulla previdenza il lavoro e la competitività. Peccato che la sinistra radicale non sia disposta ad accettarlo senza dare ancora filo da torcere a Prodi.