Il grande dono del Natale è un grido di speranza e libertà
25 Dicembre 2008
“Il miracolo che salva il mondo, il dominio delle faccende umane dalla sua normale, naturale rovina è in definitiva il fatto della natalità in cui è ontologicamente radicata la facoltà dell’azione. È in altre parole la nascita di nuovi uomini, l’azione di cui essi sono capaci in virtù dell’esser nati. Solo la piena esperienza di questa facoltà può conferire alle cose umane fede e speranza, le due essenziali caratteristiche dell’esperienza umana, che l’antichità greca ignorò completamente. È questa fede e speranza nel mondo, che trova forse la sua gloriosa e stringata espressione nelle poche parole con cui il Vangelo annunciò la ‘lieta novella’ dell’avvento: ‘un bambino è nato per noi’”.
Da almeno trant’anni, da quando cioè l’ho letto per la prima volta, considero questo brano straordinario di Hannah Arendt come l’espressione più profonda del senso del Natale. Che è festa di fede e di speranza certo, ma anche di libertà. E’ la libertà che dà sapore e specificità alla vita umana; solo la libertà impedisce che il mondo si riduca spinozianamente a “sostanza”, a qualcosa di omogeneo, a qualcosa come un continuo fluire; solo la libertà è capace di introdurre nel mondo un elemento di novità, qualcosa di imprevisto. E, come ci dice Hannah Arendt, è la stessa vita umana, il nostro venire al mondo, la nascita unica e irripetibile di ciascuno di noi, a rappresentare la prima e più immediata forma di novità, il primo vero scompaginamento della noiosa routine della vita.
Ogni bambino che nasce è soprattutto un segno di speranza nel mondo; è l’irruzione nel mondo di una “novità”, la cui memoria, è il caso di dire, ritroviamo da adulti nell’esercizio della nostra libertà, nella nostra capacità di incominciare qualcosa che senza di noi non incomincerebbe mai. Facile immaginare dunque la tragedia anche simbolica che si consuma allorché in una società non nascono più bambini. Prima o poi, in tale società avvizzisce anche la libertà.
“Initium..ergo ut esset creautus est homo”, diceva Agostino. Anziché per morire, nasciamo per incominciare, per far nuove tutte le cose e rinnovarle di continuo con la nostra libertà. E’ questo il grande dono del Natale, il grande dono di Gesù bambino. E’ la capacità di guardare al mondo con fede e speranza, con gratitudine e benevolenza, nella convinzione che, anche nella situazione più difficile e più drammatica, è sempre possibile che si compia un’opera buona, gratuita, imprevista, libera per davvero. Buon Natale a tutti.