Il Magnitsky Act rischia di deteriorare i rapporti tra Usa e Russia
16 Dicembre 2012
Mentre l’Europa è ancora alle prese con la crisi economica e discute incessantemente sul tipo di "cura" da adottare per poter uscire da una situazione potenzialmente devastante, un’altra crisi – stavolta di tipo politico – è alle nostre porte.
La questione riguarda il recente deterioramento delle relazioni fra gli Usa e la Federazione Russa a causa del famigerato Magnitsky Act, che il senato americano ha adottato nei confronti del Cremlino e che il presidente Obama dovrà convertire in legge a breve.
Il Magnitsky Act obbligherà il governo statunitense a creare e a rendere pubblica la lista di tutti gli ufficiali russi che violano i diritti umani in Russia, con il conseguente obbligo di vietare loro i visti d’ingresso nel paese e con l’inevitabile congelamento dei loro eventuali conti correnti presso gli istituti bancari degli States. Cominciando proprio dagli ufficiali giudiziari coinvolti in prima persona nella morte di Sergei Magnitsky, un avvocato russo che conduceva una forte battaglia anti-corruzione in Russia e che ebbe il coraggio di denunciare un intero gruppo di alti ufficiali di Polizia russa per una frode da più di 230 milioni di dollari. Per farlo tacere l’avvocato Magnitsky, fu a sua volta arrestato e imprigionato, dove morì in circostanze ‘misteriose’ nel 2009.
Tuttavia, il menzionato Act fa parte della più grande legge di natura economica. Washington ha appena rimosso la moratoria sul commercio con Russia, che tra l’altro era in vigore dai tempi della guerra fredda e che vietava agli Usa le relazioni commerciali attive con la Russia, autorizzando a condurre le normali relazioni commerciali con questo paese. Il disegno di legge appena descritto, è un atto dovuto da parte degli Usa, in quanto la recente adesione della Russia nel WTO rendeva la vecchia moratoria obsoleta e non conforme alle regole interne dell’Organizzazione Mondiale di Commercio.
Ciò che ha irritato Putin e la Russia in generale, è proprio l’inclusione del Magnitsky Act all’interno di questa legge. I russi non riescono a cogliere il nesso tra questi due temi ritenendolo semplicemente un atto ostile. Nel giro di pochi giorni tutti gli esponenti del governo russo hanno accusato gli Stati Uniti di interferire negli affari interni della Russia e hanno promesso una risposta politica dura e adeguata nei confronti di quest’ultima iniziativa americana.
Putin, dal canto suo, ha parlato ben due volte alla nazione tramite le emittenti locali russe, tentando di spiegare la natura del Magnitsky Act commentando aspramente il comportamento politico degli Usa e promettendo che la Duma russa darà presto una risposta adeguata "a tale insolenza".
Proprio pochi giorni fa, abbiamo discusso a lungo i nuovi piani politici di Putin, che sta cercando di rafforzare ulteriormente l’immagine del suo paese. Di conseguenza, quest’ultima notizia proveniente da Washington ha decisamente scaldato gli animi a Mosca. Lo Zar ha definito l’iniziativa americana come "un atto ostile e politicizzato" accusando a sua volta Washington di altrettante violazioni nel campo dei diritti umani. Inoltre, sempre secondo Putin, "un paese che ha legalizzato le torture a Guantanamo e che ha massacrato numerosi civili durante le recenti invasioni militari nel mondo, non può parlare di diritti umani e non può certo criticare la Russia per questo".
Putin ci ha fatto abituare da tempo a un linguaggio bellico verso l’Occidente e verso i singoli paesi occidentali, ma raramente aveva osato tanto contro gli Stati Uniti. E mentre a Washington affermano sia ora di passare ai fatti, iniziando a punire chi, in Russia, ha effettivamente violato i diritti umani, Mosca sta preparando la contro mossa "decisa e adeguata". È difficile individuare esattamente dove e quando potrà "colpire" la Russia, ma conoscendo bene la tattica base della politica estera russa, è molto probabile che la risposta politica di Putin sarà asimmetrica. Ossia, "la vendetta" riguarderà diverse temi politici anziché una determinata area. Probabilmente la posizione del Cremlino sull’Iran e sulla Siria diverrà ancora più forte e la cooperazione russa con gli Usa potrebbe subire un attento riesame nel suo insieme.
Mentre al Cremlino, si sta ancora scrivendo "un piano d’azione", c’è già un piccolo sviluppo: la Russia ha appena sospeso l’import di carni americane sul suo mercato. Insomma, in base a quanto detto finora, non ci resta che seguire attentamente l’evolversi della situazione e soprattutto di vedere quale sarà la reazione statunitense.