Il momento difficile dell’Intelligence americana
27 Aprile 2010
Sono settimane delicate per l’Intelligence americana.
Stephen Kappes, il temuto "vecchio saggio" e numero due della Cia ha deciso, magari ben consigliato, di prepensionarsi.
Le voci che corrono a Washington imputano la scelta soprattutto alle polemiche successive al triste 30 dicembre del 2009. In quel giorno, Khalil Abu-Mulal al Balawi, l’ormai famigerato "agente doppio" che si credeva i servizi giordani fossero riusciti ad infiltrare dentro Al Qaeda, fece il kamikaze esplosivo nella base Usa di Khost, in Afghanistan, uccidendo sette persone, di cui sei appartenenti al mondo dello spionaggio Usa e una al servizio di re Abdallah.
Kappes, sempre sostenuto dai democratici e avversato dai neoconservatori, poco tempo prima della strage, avrebbe avvertito lo stesso presidente Obama dello sfortunato ingaggio dell’arabo rivelatosi infido.
Fonti ufficiose raccontano che Michael Sulick, attuale responsabile delle operazioni clandestine della Compagnia, legato da antica amicizia con Kappes, potrebbe presto seguirne la strada, abbandonando un ruolo delicatissimo.
Michael Morrell, stimato analista e veterano dei servizi segreti, è diventato il vice di Leon Panetta, con discrete speranze di succedergli, mentre Fran Moore e Stephanie O’ Sullivan hanno preso il posto di numero tre e quello di capo per la gestione delle attività quotidiane.
Il corpo dell’Agenzia, sulle prime, pare gradire la scalata del collega Morrell, l’uomo che l’11 settembre del 2001 seguì passo dopo passo l’allora presidente George W. Bush nelle ore successive agli storici attentanti architettati da Bin Laden e seguaci.
Questi movimenti, importanti e suscettibili di produrre cambiamenti nella linea della Cia, specie per quanto attiene la gestione delle missioni nei territori più problematici del mondo, dove l’America combatte menti e braccia del terrore fondamentalista, hanno seguito di poco la nuova ascesa politica e mediatica di John Brennan, vice consigliere per la sicurezza della Casa Bianca e riferimento piu’ ascoltato da Barack Obama su queste materie.
Mentre la Central Intelligence Agency fa i conti con spostamenti e addii, l’FBI vede salire nelle scale del potere Sean Joyce, a cui è stata affidata la supervisione della divisione che si occupa di controterrorismo e armi di distruzione di massa, perdendo però Philippe Mudd, uno dei maggiori esperti di Al Qaeda, ritiratosi un po’ misteriosamente dall’attività senza fornire spiegazioni precise (s’ipotizzano collegamenti con l’affaire Al Nashiri).
La NSA, l’ente governativo che sovrintende alla sicurezza interna e dispone di un budget gigantesco, è intanto alle prese con un altro caso di fuga d’informazioni riservate.
Una giuria di Baltimora ha infatti incriminato l’ex alto funzionario Thomas A. Drake, assegnato all’ufficio Signals Intelligence and Engineering, per aver passato, attraverso centinaia di mail, notizie sulle presunte mancanze della National Security a un giornalista, che si ritiene d’aver individuato in Siobhan Gorman, attualmente in forza al Wall Street Journal, che tra il 2006 e il 2007, mentre era impiegato presso il Baltimore Sun, scrisse una serie di articoli fin troppo informati.
Il generale a tre stelle Keith Alexander, direttore della NSA, oltre al periglioso compito di governare le strategie di cyberwar, starà provvedendo a controllare con misure sempre più rigide i suoi sottoposti.