Il nucleare è uno dei pochi ostacoli alla rielezione di Angela Merkel
17 Luglio 2009
Era chiaro. Prima o poi sarebbe nuovamente dovuto balzare agli onori della cronaca. Fin da quando il governo rosso-verde ne stabilì uno stop graduale e progressivo da effettuarsi entro il 2021, la questione del nucleare ha costantemente infiammato il dibattito politico tedesco prima di ogni appuntamento elettorale di rilievo. Anche questa volta, a soli due mesi dalle consultazioni federali per il rinnovo del Bundestag, l’atomo torna a far discutere. Ad aver scatenato le polemiche è stato un guasto nella centrale di Krümmel, a pochi chilometri dal porto di Amburgo.
L’incidente è l’ultimo di una lunga serie; già nel 2007 il reattore di proprietà della svedese Vattenfall aveva dovuto sospendere l’attività per un incendio nel trasformatore. Ai primi di luglio, pochi giorni dopo la riapertura, un improvviso arresto della centrale ha provocato un’interruzione nella fornitura di energia elettrica in tutta la zona circostante.
Al Ministro dell’Ambiente, il socialdemocratico Sigmar Gabriel, non è parso vero di poter approfittare del guasto per dirottare la campagna elettorale sulla sicurezza dei diciassette impianti ancora attivi in Germania. A fare da spalla al Ministro non si è però sottratto nemmeno il borgomastro di Amburgo, il democristiano Ole von Beust, che nella regione governa in un’inedita coalizione con i Verdi: “La fiducia nell’atomo è gravemente compromessa. Se Vattenfall non riesce a recuperare tale fiducia nella cittadinanza sono anch’io dell’avviso che il reattore andrebbe chiuso definitivamente”.
Stando alle ultime indiscrezioni della stampa tedesca, il colosso svedese avrebbe infatti già perso centinaia di clienti in pochi giorni. Ed in effetti, la centrale, attiva da 26 anni, ha avuto un tasso di guasti superiore a tutti gli altri impianti presenti in Germania.
Il Ministero dell’Ambiente ha allora proposto di riassumere a livello federale la competenza legislativa in ordine al controllo dei reattori nucleari. Per ora il Bund conserva solo quella concernente lo smaltimento delle scorie e dei rifiuti radioattivi. Ma Gabriel ha subito dovuto fare i conti con la levata di scudi dei Länder, restii a cedere competenze alla federazione, dopo aver accumulato know how nel corso degli ultimi decenni. Di qui l’ulteriore iniziativa di ecologisti e socialdemocratici che chiedono l’immediata chiusura dei reattori più vecchi, onde evitare nuovi incidenti.
La Cancelliera, dal canto suo, ha inizialmente preferito non esprimersi sull’accaduto. Poi, incalzata dai giornalisti, ha minimizzato, confermando l’estrema sicurezza dei reattori nucleari tedeschi. D’altra parte di incidenti di rilievo, a parte il caso macroscopico della sovietica Chernobyl, non ne sono mai avvenuti, né in Germania né al di fuori di essa, checché ne dicano le organizzazioni ambientaliste, ormai da qualche giorno sul piede di guerra.
Certo è che la sensibilità dei tedeschi verso questo argomento è molto alta e anche solo una parola fuori posto potrebbe condannare il centrodestra ad un crollo nei sondaggi. Il programma democristiano, così come quello dei liberali, prevede infatti un allungamento dei tempi di phase-out, allo scopo di impedire che nel 2021 la Germania si ritrovi da un giorno all’altro al buio o comunque soggetta a black-out frequenti in ragione dell’intermittenza delle pur sviluppate fonti alternative.