Il nuovo compagno di viaggio di Solinas si chiama Chateaubriand

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Il nuovo compagno di viaggio di Solinas si chiama Chateaubriand

02 Ottobre 2011

Chateaubriand come compagno di viaggio e come educatore, alla faccia di chi crede sia solo una bistecca. Invece è “un pasto completo” lo scrittore romantico, il giornalista battagliero, l’uomo politico conservatore che fu con qualche successo l’anti-Robespierre, l’apologeta del genio cristiano negli anni in cui iniziava la marcia trionfale della secolarizzazione.  

È lo Chateaubriand donatoci da Stenio Solinas, una delle menti brillanti che cercò di reinventare la Destra a cavallo degli anni ’70 ed ’80 e poi invitò con un celebre saggio a farla finita con quella definizione, con le categorie del moderno ereditate dalla Rivoluzione Francese. Ha preferito nomadismi geografici e culturali (Hemingway, Saint-Exupéry, Chatwin, appunto Chateaubriand) per reinventare se stesso, e suggerirci percorsi attraverso gli interventi su il Giornale e qualche libro. L’ultimo, Da Parigi a Gerusalemme (presto in libreria con marchio Vallecchi) è diario di un viaggio sulla stessa rotta che lo scrittore francese compì nel 1806 da Trieste alla Terra Santa. Ma è anche un’invocazione dell’autore delle “Memorie d’oltretomba”, mai pienamente capito ed accettato in Italia.

In comune con Chateaubriand “antimoderno di straordinaria, stupefacente modernità”, e dunque mai reazionario (nonostante la scomparsa di buona parte della sua famiglia nell’olocausto giacobino), Solinas sente di avere proprio la scelta dell’impolitica, ovvero l’opzione “a subordinare la categoria del Politico a elementi estetici ed etici”. Come il maestro francese fu esule col corpo o con l’anima negli anni dell’Impero napoleonico e della tentata  restaurazione, così Solinas cerca la fuga creativa dalla politica di casa nostra (“estenuante diarrea nella quale lo status quo ha preso il posto di un cambiamento reale, una diarrea in cui maggioranza e opposizione navigano all’unisono”).
Solinas viaggia nell’estate del 2010, per un buon tratto su di una barca nominata Atala, come un’eroina romanzesca di Chateaubriand, in compagnia di un amico. Tocca la Croazia, l’Albania, la Grecia e la Turchia.

La penisola ellenica, che già deluse il poeta romantico, è messa oggi ancora peggio. Nell’Ottocento c’erano ancora ruderi con fascino e potere evocativo, ora c’è solo la babele turistica scollacciata che fotografa quel poco di bello che è sopravvissuto al degrado. Se la Grecia è “sorvegliato speciale d’Europa” lo si deve alla continua crisi economica e politica, sempre pronta a sfociare nella “furia omicida” (seimila attentati negli ultimi dodici anni), all’abnorme burocrazia (un greco su cinque è dipendete pubblico). Dalla Turchia Solinas non riceve le stesse impressioni del suo predecessore; la popolazione di Istanbul non gli pare “un gregge che un imam conduce e un giannizzero sgozza”. Però il nostro contemporaneo non può tacere l’istinto profetico di Chateaubriand. 

Duecento anni fa scriveva: “Forse vedremo tornare i pericoli che hanno minacciato l’Europa ai tempi di Carlo Martello”. L’apologeta cristiano rinforzò la sua opinione proprio a Gerusalemme dove la religione di Maometto gli apparve “nemica della civiltà, favorevole per sistema all’ignoranza, al dispotismo e alla schiavitù”.  Una “logica liquidatoria” secondo Solinas, ma che ha trovato qualche conferma, qualche espressione negli ultimi anni. La Terra Santa vive ora il doloroso paradosso di una società nata per essere fraterna, libera e generosa” piombata invece in una guerra permanente, dove un muro “ha sicuramente fatto diminuire gli attentati suicidi” ma ha peggiorato la vita dei palestinesi innocenti fomentando nuovo odio ed incomprensione.

Gerusalemme rimane il centro ben visibile dove si incontrano le tensioni del mondo intero. Nella città contesa “il passato sembra diventare presente o il tempo sembra annullarsi nell’annuncio della sua fine e dell’Apocalisse”. Le lapide del condottiero crociato Goffredo da Buglione è vuota, il suo corpo è scomparso con quello del fratello re Baldovino I nel 1808 (due anni dopo la visita di Chateaubriand). Quella scomparsa però non sembra inquietare troppo il non credente Solinas, almeno non quanto inquieta noi.