Il “nuovo corso” di Obama con Cuba? Prorogare l’embargo di un altro anno

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Il “nuovo corso” di Obama con Cuba? Prorogare l’embargo di un altro anno

18 Settembre 2009

Doveva sperarci davvero il governo cubano che Barack Obama ponesse fine ai 47 anni di embargo all’isola. E qualche segnale incoraggiante, dal punto di vista dell’Avana, c’era pure stato. Ad esempio, la fine della “Guerra dei Cartelloni”: cioè, la decisione di togliere dal quinto piano dell’edificio che ospita la Sezione di Interessi Statunitensi all’Avana, equivalente di un’ambasciata, quei pannelli che dal 2006 lanciavano informazioni e slogan sui diritti umani, assieme alle immagini di noti dissidenti e detenuti d’opinione; e a cui però Cuba come risposta aveva contrapposto foto di soldati americani nell’atto di abusare di detenuti iracheni, oltre a un’enorme svastica targata “made in Usa”, e a ostacoli vari per impedire comunque la visuale.

Obama aveva poi tolto le restrizioni ai viaggi e all’invio di valuta nell’isola per i cubani residenti negli Stati Uniti, anche se quella era una particolare misura in effetti gradita anche all’ala più radicale dell’anticastrismo di Miami. Ed aveva anche autorizzato il commercio nel settore delle telecomunicazioni, nella convinzione che ogni progresso nel campo non potrà che contribuire all’apertura. Importante anche il non veto alla decisione dell’Organizzazione degli Stati Americani di annullare l’espulsione di Cuba: anche se per essere riammesso il regime dei fratelli Castro dovrebbe comunque sottoscrivere i principi della Carta Democratica della stessa Osa, e dunque è certo che dall’Avana non arriverà nessuna richiesta in tal senso. Per lo meno, fino a quando il regime continuerà.  

Arrivata però alla scadenza quella Legge sul Commercio col Nemico che dal 1917 proibisce l’intercambio con Paesi considerati “una minaccia”, Barak Obama ha deciso di prorogarla ulteriormente. Il giornale Granma non ha neanche riportato la notizia, ma il sito di regime Cubadebate.cu ha sottolineato che l’annuncio arriva alla presumibile vigilia della diciottesima condanna di fila dell’embargo da parte dell’Assemblea Generale dell’Onu, e il Ministero degli Esteri ha annunciato che in sede si prepara a fare una richiesta diretta agli Stati Uniti, proprio mentre viene anticipato il documento che verrà diffuso all’Onu peri denunciare le conseguenze del bloqueo, come nell’isola lo chiamano. Il tutto è stato interpretato da vari osservatori come il segnale che la decisione di Obama avrebbe colpito il governo cubano “conme una secchiata di acqua gelata”.  

Secondo il documento del governo cubano, in questi 47 anni l’embargo sarebbe costato a Cuba almeno 90 miliardi di dollari.  La cifra è però contestata dal gruppo anticastrista Cubanet, secondo il quale l’embargo non rappresenterebbe più del 5% del commercio di Cuba col resto del mondo. Semmai a essere danneggiate sarebbero le imprese statunitensi, che infatti cercano da sempre di aggirare le proibizioni attraverso le proprie filiali canadesi. Il governo degli Stati Uniti ha comunque autorizzato la vendita di generi alimentari e medicinali, tra il dicembre del 2001 e il dicembre del 2008 il governo cubano ha firmato contratti per oltre 3,2 miliardi di dollari per acquistare prodotti da società Usa, e l’export di prodotti statunitensi nell’isola è salito dai 447,6 milioni del 2007 ai 717,9 del 2008.

D’altra parte, anche l’evoluzione del regime di Raúl Castro è terribilmente lenta. Da quando lui è al potere è stato autorizzato l’acquisto di computer e elettrodomestici, è stato consentito formalmente il doppio lavoro, e adesso si parla anche di libertà di accesso dei cittadini cubani a Internet attraverso la posta: peraltro, dopo che era stato invece proibito di accedervi attraverso gli hotel. Ma, per dirne una, è stata appena confermata la condanna a due anni di carcere per Juan Carlos González, alias Pánfilo. Ex-marinaio mercantile, ex-militare delle unità speciali, da 10 anni disoccupato, questo il 48enne afro-cubano era diventato un divo di YouTube per aver interrotto in evidente stato di ebbrezza alcolica l’intervista in mezzo alla strada di una troupe televisiva straniera che stava chiedendo agli habaneros opinioni sulla musica reggae ton. “Vogliamo mangiare! A Cuba si fa la fame!”, aveva gridato con termini fortemente dialettali.

Al primo filmato ne era seguito un secondo in cui Pánfilo aveva spiegato che lui era ubriaco, che nessuno lo aveva pagato, che non capisce niente di politica, e che non ricordava neanche quello che aveva detto. Però aveva pure rivelato di essere stato minacciato da polizia e servizi. Infine, una tv di Miami ha ripreso un suo terzo show da ubriaco, in cui danzava invocando cibo.  Lo hanno condannato per “pericolosità predelittiva”: mostruosità giuridica castrista che permette di imprigionare qualcuno che non ha commesso alcun delitto ma “potrebbe commetterlo”.