Il paese è allo sfascio ma Napolitano resta a guardare

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Il paese è allo sfascio ma Napolitano resta a guardare

22 Ottobre 2007

“Scontro politico ad alto grado di tossicità”. Questo ci
fa sapere l’ufficio stampa della Presidenza della Repubblica, questo il
contributo della più alta carica dello Stato alla spaventosa crisi politica,
sociale ed istituzionale che il nostro Paese sta attraversando ormai da mesi.

Un Governo spaccato in più parti che litiga su ogni
provvedimento, una coalizione che è contemporaneamente di lotta e di governo,
maggioranza ed opposizione. Ministri e sottosegretari che sfilano in piazza
contro i loro stessi provvedimenti, un protocollo sul welfare approvato tre
volte dal Consiglio dei Ministri e poi cambiato ripetutamente, una confusione
senza precedenti, un’economia a rotoli. Una legge finaziaria bocciata dalla
Banca d’Italia, dall’Unione Europea, dal Fondo Monetario Internazionale e dalla
coalizione di Governo stessa, che ha presentato più emendamenti
dell’opposizione. Una  tassazione totale
che raggiunge i livelli più alti di sempre e la spesa pubblica che cavalca inarrestabile,
l’unico Governo al mondo a voler tassare anche i frequentatori della rete. E
questo mentre a seguito dell’aumento dei beni di prima necessità, con il prezzo
del pane quasi raddoppiato negli ultimi due mesi, sembra ci si stia preparando
all’assalto ai forni, come ai tempi di Renzo Tramaglino.

Una guerra tra le istituzioni. Una procura indaga sul Presidente
del Consiglio ed il Ministro della Giustizia che a loro volta chiedono al CSM
di trasferire il relativo magistrato inquirente. Giullari, giustizialisti (è
ormai una professione) e presentatori che intervistano a ripetizione il
magistrato-martire con tanto di piazza munita di cappio. Il magistrato non si
lascia intimidire e il Ministro di Grazia e Giustizia apprende dalla stampa
(ormai una decennale consuetudine) di essere formalmente indagato e chiede al
Governo di difenderlo, altrimenti si va alle elezioni. L’indomani la Procura
Generale decide di avocare a sé l’inchiesta del magistrato, giudicando
incompatibile che egli indaghi sul Ministro, dopo  che il Ministro ne aveva chiesto la
rimozione.

Una melma devastante che sta ricoprendo di ridicolo le
istituzioni l’una contro le altre armate in un magma inarrestabile, senza
controllo, senza contrappesi.

I tre poteri dello Stato allo sbando: il potere esecutivo
ricattato da corporazioni di ogni natura, occupato a difendersi dal potere
giudiziario che, metabolizzata la sindrome di “rivoltare l’Italia come un
calzino”, vorrebbe sostituirsi al potere legislativo che agonizzante mendica ad
ogni occasione la propria legittimazione, sopravvivendo solo con l’aiuto
acritico di chi dal popolo non è stato eletto.

Che cosa deve succedere ancora perché il supremo
garante delle istituzioni intervenga ad arrestare questa deriva invasiva, che
mina la nostra vita democratica e che sta portando il Paese allo sfascio?

Che cosa deve succedere perché il Capo dello Stato
convochi il Consiglio Superiore della Magistratura, che cosa si attende, la
fine totale dello stato di diritto?

Che cosa deve succedere ancora perché il Presidente
della Repubblica eserciti il proprio diritto (ma si sta rapidamente
trasformando in un dovere) a sciogliere le Camere, perchéi cittadini si
riapproprino della loro libertà?

Il momento è giunto, il tempo è scaduto.