Il Papa accetta l’invito al dialogo purché ci sia reciprocità
29 Novembre 2007
Dopo più di un mese, con voluto ritardo, Benedetto XVI° ha risposto all’appello al dialogo inviato a lui, come a altri esponenti della cristianità, da 138 dignitari musulmani.
Una risposta che nella forma e nelle modalità con cui avviene, non solo nella inusuale lentezza, marca tutta la prudenza e la “guardia alta” che il pontefice intende mantenere nei confronti di iniziative come queste, a nostro avviso intrise di ambiguità e di un intollerabile esclusione degli ebrei dal dialogo, motivata solo da basse motivazioni politiche in campo musulmano.
Benedetto XVI°, innanzitutto, non risponde in prima persona, e sceglie di rispondere attraverso un canale puramente diplomatico, non ecclesiale e questo dà la misura del peso e della collocazione puramente di cortesia, non di intenso scambio spirituale ed ecclesiale che intende dare al documento dei 138. Il segretario di Stato, Tarcisio Bertone, dunque ha inviato una lettera al Principe Ghazi bin Muhammad bin Talal, zio del re Abdullah II°, il più alto in grado –dal punto di vista diplomatico- non spirituale, tra i firmatari (è potenziale erede al trono di Giordania) in cui esprime “il suo profondo apprezzamento per questo gesto, per lo spirito positivo che ha ispirato il testo e per l’appello a un impegno comune a promuovere la pace nel mondo”.
Dopo avere dichiarato di non intendere “ignorare o sminuire le nostre differenze in quanto cristiani e musulmani” il papa si dice -sempre tramite il cardinale Bertone- “particolarmente colpito dall’attenzione data nella lettera al duplice comandamento che invita ad amare Dio e il prossimo” . Subito dopo, però, vi è la risposta vera, il punto fondante tutta la dinamica del dialogo interreligioso secondo Benedetto XVI° e la sua netta pretesa che esso sia rispettato –e non è rispettato- come condizione per qualsiasi dialogo: la reciprocità assoluta nel rispetto della dignità umana e della libertà religiosa “Dobbiamo affermare, senza cedimenti alle pressioni negative dell’ambiente, i valori del rispetto reciproco, della solidarietà e della pace”.
E qui arriva il gelo, qui la risposta diventa di pura, dovuta cortesia, qui il pontefice dimostra di non intendere più sottomettersi a inutili riti di un dialogo religioso in cui da parte cristiana si accetta che la parte musulmana non accetti la reciprocità (che molti dei firmatari sauditi del testo dei 138 non accettano).
Il pontefice infatti, fa dire al cardinale Bertone, senza possibile equivoco, che il dialogo potrà avvenire fruttuosamente, non oggi, ma solo quando la reciprocità sarà riconosciuta: “Il Papa confida nel fatto che, una volta raggiunto questo obiettivo, sarà possibile cooperare in modo produttivo nei campi della cultura e della società, e per la promozione della giustizia e della pace nella società e nel mondo”.
Segue un invito protocollare in Vaticano al principe Talal “e a un ristretto gruppo di firmatari della lettera aperta, scelto da Lei” e infine la delega alla continuità del dialogo con i 138 al Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso.
Poco al di sopra della pura cortesia formale