Il Papa in Angola condanna l’aborto e chiede ai G8 lo 0,7% per i poveri

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Il Papa in Angola condanna l’aborto e chiede ai G8 lo 0,7% per i poveri

21 Marzo 2009

Due gli appuntamenti che attendono oggi Benedetto XVI, nel suo secondo giorno di visita in Angola. Il Papa celebrerà messa alle 10 nella parrocchia di Sao Paulo con i vescovi, i sacerdoti, i religiosi, le suore, i movimenti cattolici del Paese.

Nel pomeriggio poi incontrerà i giovani nello stadio cittadino "Dos Coqueiros". Tra di loro ci saranno anche orfani, mutilati, vittime della guerra civile che ha flagellato l’Angola per 27 anni. Ieri sera intanto, una folla di migliaia di persone si è radunata sotto la nunziatura, dove Ratzinger risiede. Il Papa si è affacciato dal balcone e, visibilmente contento per l’accoglienza e il calore, l’ha benedetta. Subito dopo si è formato un corteo spontaneo, soprattutto di giovani e donne, che a lume di candela ha attraversato le vie del centro cittadino, con preghiere e canti.

Proprio a Luanda, nel cuore dell’Africa stremata dalle guerre, dalle malattie e dalla miseria, Papa Benedetto XVI ha ripetuto ieri il chiaro "no" della Chiesa cattolica ai piani di "salute riproduttiva" delle donne, sottoscritti dagli organismi africani e caldeggiati dalle Nazioni Unite, che prevedono il diritto all’aborto.

Nel palazzo presidenziale davanti al capo di Stato angolano, Josè Eduardo Dos Santos, e al corpo diplomatico africano e internazionale schierato nel salone d’onore – in un incontro dal quale sono stati esclusi i cronisti – Benedetto XVI ha pronunciato parole taglienti. "Quanto amara è l’ironia di coloro che – ha detto – promuovono l’aborto tra le cure della salute ‘materna’. Quanto sconcertante la tesi di coloro secondo i quali la soppressione della vita sarebbe una questione di salute riproduttiva".

Benedetto XVI si è riferito in particolare al "protocollo di Maputo", approvato dall’Organizzazione per l’Unità Africana nel 2003, che prevede al punto 14 il diritto all’aborto in caso di stupro, incesto e per ragioni fisiche e mentali della madre. Non è stato, quello sulla salute riproduttiva, l’unico passaggio ‘durò di un discorso pontificio che non ha risparmiato critiche a nessuno. Benedetto XVI ha protestato contro la "sconvolgente" e "opprimente" discriminazione delle donne e delle ragazze in Africa e contro il loro sfruttamento sessuale che causa "tante umiliazioni e traumi".

Ha puntato il dito contro la corruzione, l’avidità, la mancanza di trasparenza e di rispetto dei diritti umani che caratterizzano troppi regimi africani, sbarrando la strada a vere democrazie al futuro del continente. Dos Santos e gli ambasciatori africani hanno applaudito con educazione quasi che le parole del pontefice riguardassero un altro mondo. Il Papa ha però rampognato anche i paesi ricchi; non ha citato apertamente il club del "G8", ma ha chiesto con forza che i potenti della terra rispettino "la promessa tante volte ripetuta di destinare lo 0,7% del loro Pil (Prodotto interno lordo) agli aiuti ufficiali per lo sviluppo".

Per Ratzinger è stata una giornata particolarmente lunga. Stamani il Papa si è congedato da Yaoundè (Camerun), con un divertente fuori programma. Un gruppo di pigmei, una delle più antiche tribù dell’Africa, ha costruito una capanna nel giardino della nunziatura locale ed ha salutato Ratzinger con canti e danze tradizionali e donandogli infine una tartaruga simbolo della saggezza. Famoso amante dei gatti, Ratzinger ha confermato di essere un amico di tutti gli animali decidendo di portarla a Roma, dove probabilmente sarà ospitata nei giardini Vaticani.

A Luanda, il Papa è atterrato verso le 12.30, dopo che l’aereo aveva sorvolato un porto intasato di petroliere e le infinite baraccopoli della capitale. Nelle immagini, dai finestrini, lo spaccato di un paese che galleggia sul greggio ma dove ad arricchirsi sono solo le multinazionali, cinesi e statunitensi, e una ristretta cerchia di uomini politici, mentre la maggioranza delle popolazione vive al di sotto della soglia delle povertà. In un caldo soffocante, il Papa ha pronunciato a fatica il suo discorso di saluto a Dos Santos, al potere dal 1979, ma non ha saltato una riga. E tantomeno l’appello agli angolani a "non arrendersi alla legge del più forte".

Poi è salito sulla "papamobile", e qui, come era già accaduto in Camerun, è stato travolto dall’accoglienza della folla, in un tripudio di bandierine angolane con la falce e il martello (emblema del passato marxista) e di vessilli bianchi e gialli vaticani. A fatica il corteo ha raggiunto la nunziatura. Nel pomeriggio, un nuovo colloquio privato con il presidente angolano, e poi il discorso pubblico nel salone d’onore del palazzo presidenziale. Infine, il colloquio con i vescovi angolani; il Papa li ha messi in guardia contro i pericoli del relativismo e ha chiesto vigilanza e impegno per tutelare la famiglia in Africa.