Il Papa sbarca in Giordania: “Sì al dialogo con Islam ed Ebraismo”
08 Maggio 2009
Benedetto XVI è arrivato in Giordania per il suo pellegrinaggio religioso. Il Papa ha manifestato "gioia" nell’iniziare oggi la sua prima visita in Medio Oriente dall’elezione alla Sede Apostolica (in Terra Santa era già stato nel 1964 da professore di teologia e poi nel ’92 e nel ’94 da prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede).
Si è detto lieto di posare i piedi sul suolo del Regno Ascemita di Giordania, "una terra tanto ricca di storia, patria di così numerose antiche civiltà, e profondamente intrisa di significato religioso per Ebrei, Cristiani e Musulmani". E’ arrivato in aereo ad Amman, all’aeroporto internazionale Queen Alia, dove è stato accolto da alcune salve di cannone. Il re Abdallah II Bin al-Hussein con la consorte, la regina Rania, erano ai piedi della scaletta che il Papa ha sceso sorridendo, pur appoggiandosi al corrimano. Sulla pista erano presenti anche le autorità politiche, i membri della famiglia reale e del corpo diplomatico. A rappresentare la Chiesa giordana il nunzio apostolico, Francis Chullikatt, il patriarca di Gerusalemme Fouad Twal, gli ordinari di Terra santa, patriarchi e vescovi, e un gruppo di fedeli.
Continui il dialogo con gli ebrei. "Il dialogo con gli ebrei nonostante i malintesi, faccia progressi e questo aiuterà la pace e il cammino reciproco", aveva detto ancora in volo verso Amman, spiegando che i malintesi sono inevitabili quando per "2mila anni si è stati distinti, anzi separati". "È importante che ebrei e cristiani abbiamo la stessa radice nella bibbia e gli stessi libri dell’Antico testamento, che sono libri di liberazione: naturalmente dove per 2mila anni si è stati distinti, anzi separati, non c’è da meravigliarsi che ci siano malintesi; c’è un cosmo semantico diverso sicché le stesse parole significano cose diverse. Dobbiamo fare di tutto – ha concluso – per imparare gli uni dagli altri, facciamo grandi progressi e ci sono grandi possibilità".
I cristiani restino in Terra Santa. Nel suo discorso all’aeroporto di Amman, il Papa ha incoraggiato "i cristiani della Terrasanta e del Medioriente a restare nelle loro terre" di cui sono "componente importante", e chiede per loro "cose concrete" come "scuole e ospedali". "Affermare e difendere la libertà religiosa e i diritti umani inalienabili" anche in Medioriente. Ha anche apprezzato il fatto che in Giordania i cristiani possano edificare liberamente i propri luoghi di culto. "La libertà religiosa è certamente un diritto umano fondamentale ed è mia fervida speranza e preghiera che il rispetto per i diritti inalienabili e la dignità di ogni uomo e di ogni donna giunga a essere sempre più affermato e difeso, non solo nel Medioriente, ma in ogni parte del mondo".
Per la Pace in Mediorente la Chiesa ascolta ogni posizione ragionevole. La Chiesa e il Papa appoggiano "posizioni realmente ragionevoli" per il processo di pace in Medioriente. "Questo abbiamo già fatto e vogliamo fare in futuro" ha detto il Papa a bordo dell’aereo che lo ha portato ad Amman, in Giordania, precisando che la Chiesa può svolgere questo ruolo perché "non è un potere politico, ma una forza spirituale". Ratzinger, che rispondeva a una domanda sul contributo del suo viaggio al processo di pace alla vigilia dell’incontro dei leader israeliani e palestinesi con il presidente Usa Barack Obama, ha ricordato che la Chiesa può contribuire a tre livelli: con la preghiera che "apre a Dio e può agire nella storia e può portare alla pace"; con la "formazione delle coscienze" per evitare che siano "ostacolate da interessi particolari"; con la "ragione: non essendo parte politica più facilmente possiamo aiutare a vedere i criteri veri e ciò che serve realmente alla pace".