Il paradosso della Repubblica presidenziale italiana
03 Agosto 2011
Ilvo Diamanti è uno dei pochi editorialisti di Repubblica che fanno seriamente il loro mestiere di analisti politici. Si possono non condividere le sue tesi, ma certo la sua penna non è intinta nel fiele come quelle dei vari Rodotà, Saraceno, Urbinati etc. Nell’articolo ‘La deriva del partito personale’, ha scritto che in un “sistema privo di leader e di partiti”, “l’unico leader che goda di fiducia” è Napolitano.“Per propri meriti ‘personali’ ma anche perché non ha partito”.
Da ciò il paradosso di una Repubblica “presidenziale di fatto”. La sensazione è questa ma non ha nulla di esaltante: la Repubblica presidenziale, infatti, nasce da una versione esigente della democrazia che affida l’elezione del Capo dello Stato, garante supremo della legalità costituzionale, al popolo chiamato a scegliere tra competitori ciascuno dei quali esprime una ‘cultura’ storica e presenta un programma. Napolitano non è stato eletto da nessuno: la sua autorità poggia solo sulle macerie dei partiti.