Il partito del Sud è solo un pretesto, il Mezzogiorno va aiutato ma per rilanciare l’Italia
30 Luglio 2009
A metà strada tra la freddezza sempre controllata di Tremonti e l’ottimismo a volte sregolato di Berlusconi, c’è il realismo pacato del Ministro del Welfare, Maurizio Sacconi. Capace di infondere fiducia e pronto a difendere il sistema Italia dalle incursioni barbare di una crisi ancora in atto, Sacconi prima di essere Ministro della Repubblica è uomo di partito, uno di quelli che in queste ultime settimane di tensioni nel Pdl ha osservato l’evolversi della situazione e cercato punti di mediazione. Senza mai perdere di vista la “mission” del partito: essere conservatori dei valori della tradizione e allo stesso tempo capaci di adattare quei valori a una società in continuo movimento. La stagione del gossip? Finita. Il partito del Sud? Un pretesto.
Ministro, partiamo dal Mezzogiorno. Lombardo e Micciché hanno fatto venire i nodi al pettine provocando uno scossone all’interno del Pdl oppure hanno fatto tanto rumore per nulla?
Direi la seconda, semplicemente perché non c’è alcuna contrapposizione tra Nord e Sud, a nessun livello. Il Pdl è un partito coeso sia dal punto di vista culturale sia da quello politico. Il problema sud è stato enfatizzato da una stampa interessata a cogliere le più piccole sfumature negative senza guardare all’azione riformatrice che questo Governo sta portando avanti, anche e soprattutto per il Mezzogiorno. Noi sappiamo che l’ostacolo da superare in questo momento è la depressione, al Nord come al Sud. Non possiamo perdere capacità produttiva e dobbiamo spingere il Mezzogiorno ad attrarre investimenti, tenendo presente il vincolo del debito pubblico e del declino demografico: questo è quello che ci importa, questo è quello su cui siamo concentrati.
Come verranno impiegati i fondi Fas?
Guardi, in seguito alla crisi abbiamo assunto due immediate priorità: investire nel capitale umano e nelle opere pubbliche che ora potranno essere ulteriormente accelerate anche attraverso forme commissariali. E, a partire da queste priorità, sarà presto deciso il modo d’impiego dei fondi Fas, con la convinzione che il Mezzogiorno sia una componente ricca di potenzialità inespresse. Occorrono grandi progetti infrastrutturali: il Mezzogiorno non può essere solo la sommatoria di piccoli progetti personalizzati.
Qual è la riforma di cui l’Italia ha più bisogno in questo momento?
E’ difficile dirlo, certo il federalismo fiscale ci darebbe una grossa mano. Noi abbiamo avviato un pacchetto di riforme molto ambizioso che parte appunto dal federalismo, strumento fondamentale soprattutto per stimolare nel Mezzogiorno una buona gestione dell’ordinaria amministrazione a partire dalla sanità, che rappresenta oltre l’80% della spesa corrente regionale. Già in campagna elettorale abbiamo posto l’accento sull’energia e una volta saliti al Governo abbiamo presentato un piano energetico rilanciando il nucleare. Potrei ancora dire dell’importanza delle riforme che riguardano la giustizia civile, del lavoro e penale. O ancora le riforme che attraversano le pubbliche amministrazioni o i modi con cui accelerare la realizzazione delle opere pubbliche. C’è un grande cantiere riformatore aperto per costruire il dopo crisi.
E nel frattempo?
Nel frattempo manteniamo ferma l’azione lungo le tre direttrici della stabilità di finanza pubblica, della liquidità delle imprese e dell’occupabilità delle persone.
Ci siamo lasciati alle spalle il peggio della crisi, come ha detto proprio ieri il presidente Obama?
Siamo di fronte a una sorta di ultimo miglio: si avvicina l’uscita dalla crisi (quindi abbiamo alle nostre spalle il peggio) ma siamo lontani dal punto di ingresso, quindi siamo in una fase nella quale le imprese fanno difficoltà a sopravvivere e con essa i rapporti di lavoro. Questa non è una crisi dell’offerta, determinata da insufficiente competitività delle imprese. E’ invece crollata la domanda globale. Dobbiamo far sopravvivere i rapporti di lavoro in modo che le imprese con i loro lavoratori siano pronti a ripartire appena le condizioni di ripresa della domanda si manifestano. Gli strumenti idonei sono ammortizzatori sociali e investimenti nella competenza delle persone
Nell’enciclica Caritas in Veritate Papa Benedetto XVI pone l’attenzione sul rapporto tra la persona e l’economia. Lei ha coniato l’espressione “People first”, è lo stesso principio: sempre la persona al primo posto.
Si, People first significa la persona innanzitutto: è il criterio a cui ci siamo ispirati durante la crisi perché la crisi ha prima di tutto una dimensione umana. Passata la crisi, potremo tornare a competere solo se riusciremo a dare valore al capitale umano. La persona oltre ad essere un valore in sé è anche il principio da cui partire per avviare una nuova stagione di sviluppo perché la politica della vita è legata alla crescita economica, è un concetto che troviamo nell’Enciclica del Papa e nel Libro Bianco del Governo.
Il Decreto sviluppo riapre la strada al nucleare. Quali vantaggi per le imprese e per la collettività?
Una delle riforme strutturali che noi abbiamo ritenuto necessarie rifiutando l’idea di una fase 1 e una fase 2, riguarda appunto l’autosufficienza energetica. Chi ha una forte dipendenza deve diversificare le proprie fonti e creare geopolitiche di approvvigionamento che in questo ambito si colloca alla ripresa di un percorso di produzione di energia nucleare che garantirà sicurezza e avrà effetti positivi per la competitività delle imprese perché diminuirà il coso dell’energia
Perché il nostro sistema bancario è il più solido d’Europa? Cosa ci ha consentito i metterci al riparo dalla crisi?
Il nostro sistema bancario ha un merito oggettivo e un vizio soggettivo. Il merito oggettivo è quello di essere un sistema finanziario banco centrico, quindi fondato sulla banca commerciale di tipo tendenzialmente universale; fu una scelta combattuta che si fece tra gli anni ’80 e ’90, quella di conservare un sistema basato su quel tipo di banche ma è stata una fortuna. A questo merito oggettivo si affianca però un vizio soggettivo: i nostri istituti di credito si sono sempre di più allontanati dal territorio, si sono organizzati in grandi gruppi che sempre di più ragionano in termini avulsi dalle esigenze produttive locali. Le banche oggi dovrebbero rivedere il loro modello organizzativo quando questi hanno centralizzato la valutazione del merito di credito. Dovrebbero ritornare ad avere un insediamento nel territorio.
Crede che le banche debbano fare di più per sostenere il sistema, visti gli utili fatti negli anni passati?
Certo, devono sostenere di più perché devono essere lungimiranti, come ha detto il Governatore Draghi. Devono pensare che come le aziende erano performanti nel momento precedente la depressione della domanda, possono tornare a esserlo nel momento in ci la domanda riparte. Quindi nel loro stesso interesse devono allungare le scadenze del debito e sostenere la liquidità delle imprese nell’attraversamento del deserto della depressione.
Con l’innalzamento dell’età pensionabile nel pubblico impiego nei prossimi 10 anni affluiranno nelle casse dello Stato circa 2,5 miliardi. Risorse da traslare sulle spese di welfare in favore delle donne?
Abbiamo detto che qualunque risorsa economizzata nell’ambito del sistema previdenziale dovrà rimanere all’interno della spesa sociale, in particolare dovrà essere orientata in favore di quelle politiche sociali che consentono la conciliazione tra tempi di lavoro e tempi di famiglia.
Sbaglio a dire che il rischio a evitare è quello di adagiarsi sull’avvenuto adeguamento alla sentenza della Corte di Giustizia Europea (che aveva appunto condannato l’Italia per a mancata equiparazione nella PA) rinunciando a riforme più incisive sul fronte privato?
Non è assolutamente il momento di equiparare l’età di pensionamento delle donne a quella degli uomini anche sul privato perché occorre un mercato del lavoro più inclusivo in favore della donne. Oggi è fortemente discriminante nei confronti delle donne.
A partire dal 2015 l’età di pensionamento sarà collegata all’aspettativa di vita ma in sei anni si saranno avvicendate almeno due legislature e le leadership saranno cambiate. Lo scalone Maroni è stato vanificato nei suoi effetti prima della sua entrata in vigore. E’ ragionevole pensare che la riforma potrebbe essere affossata al primo cambiamento di scenario politico?
Le riforme previdenziali sono sempre costruite per il lungo periodo. Queste misure da una parte risultano impercettibili per le persone, dall’altra sono importanti per la sostenibilità dei conti previdenziali e con essi dei conti pubblici. Determinano quindi effetti immediati positivi in termini di più agevole collocamento del debito pubblico. Dobbiamo confidare nel fatto che le maggioranze future siano coerenti con quella attuale.
Dovesse dare un consiglio “previdenziale”a un genitore per il figlio?
I giovani di oggi andranno in pensione secondo il modello contributivo, cioè avranno la pensione direttamente collegata ai versamenti contributivi debitamente rivalutati nel tempo. Credo sia giusto e necessario diffondere una cultura previdenziale presso i più giovani e questo può avvenire per esempio sollecitando la famiglia ad aiutare i figli a riscattare il periodo di laurea per avere immediatamente la possibilità di implementare il conto corrente previdenziale. Abbiamo introdotto i cosiddetti voucher, buoni prepagati emessi dall’Inps con i quali si regolarizzano prestazioni lavorative di breve periodo, come quelle estive o il babysitting, anche questi accantonamenti nel conto contribuiscono a rafforzare una cultura della previdenza, che, ripeto, oggi è fondamentale. Un altro regalo che i genitori possono fare ai figli può essere quello di avviare tempestivamente una forma di previdenza complementare perché un adeguato reddito nella terza età sarà consentito soprattutto dalla possibilità di affiancare una previdenza pubblica ad una complementare.
Ministro, i direttori generali dei più importanti Enti previdenziali, Inail e Inps, sono prossimi alla scadenza. Si dice vogliano essere prorogati, ci saranno interventi legislativi che lo consentiranno?
Non so dirle ancora nulla. Sicuramente ci sono gestioni commissariali che avrebbero bisogno di completarsi con continuità.