Il Pd ha paura delle procure ma non ha coraggio né idee per contrastarle

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Il Pd ha paura delle procure ma non ha coraggio né idee per contrastarle

13 Novembre 2009

Il gesto di Anna Finocchiaro che, persi i nervi, scaglia la proposta di legge sul “processo breve” contro il muro in sala stampa del Senato è la fotografia perfetta dell’impotenza politica del Pd, di Bersani, di D’Alema e dei dalemiani (come la Finocchiaro, appunto).

Da anni, tutta questa componente del Pci-Pds-Ds sa benissimo (ma lo ammette solo a quattr’occhi) che il protagonismo politico delle Procure è senza controllo.

Da due anni –ma sono gli unici a sinistra a ricordarlo- hanno ben compreso di essere loro stessi nel mirino di questo illegittimo “partito dei Pm”.

Lo hanno capito con l’affaire Unipol, lo hanno capito quando il governo Prodi è stato impallinato e tutta la coalizione a cui avevano lavorato è crollata per le spallate di un magistrato di Vallo di Lucania (sì, Di Vallo di Lucania, o giù di lì) che si è inventato un incriminazione per Mastella che non ha retto lo spazio di un mattino.

Lo capiscono oggi quando le loro liste in Puglia saranno fatte, da Vendola in giù, sotto dettatura delle decisioni dei Pm, e così sarà anche in Lazio, dove le sventure di Marrazzo non paiono poi tanto casuali, a testimonianza che i guai per le liste non sono solo a destra in Lombardia e in Campania.

Il dramma è che alla piena comprensione del problema, non consegue un’azione politica conseguente. Peggio ancora, la prima reazione di Bersani alla decisione di Berlusconi di mettere al riparo la politica dall’impropria invasione della magistratura, in piena sintonia con la Finocchiaro, è stata improntata al “Lodo Di Pietro”. Peggio del peggio: a sinistra, Luciano Violante –che in questa vicenda può essere accusato di aver giocato il ruolo dell’apprendista stregone- ha da alcuni anni compreso i rischi della deriva giustizialista e elaborato proposte. Ma Violante è isolato, isolatissimo nel Pd.

Né Bersani, né D’Alema mostrano il minimo intendimento di contrapporre a Berlusconi e alle sue leggi, delle leggi alternative, una soluzione politica alternativa al conflitto politico e istituzionale con la magistratura che sanno benissimo essere ormai devastante. Bersani e la Finocchiaro e il “loro” Pd continuano a sostenere in pubblico come il problema della giustizia sia tecnico, di tempi, di risorse, mentre sono in cuor loro assolutamente certi che invece il problema sia ormai di equilibrio tra i poteri. Ma hanno paura di Di Pietro, hanno paura del clima giustizialista che loro per primi hanno cavalcato per anni per agguantare un potere che il consenso popolare insufficiente non gli permetteva di prendere in mano.

Così facendo, però, non solo danno spazio a Berlusconi per imporre le sue soluzioni, ma esauriscono nel nulla il loro ruolo, fanno fare al Pd la brutta copia di Di Pietro. Un sommesso e umile consiglio, dunque: vadano a lezione dal professor Luciano Violante. E gli diano retta