Il Pdl è la sintesi dei partiti che hanno fondato e retto la Prima Repubblica
26 Luglio 2011
In un editoriale ne Il Corriere della Sera, Ernesto Galli della Loggia avanza l’ipotesi di un nuovo partito di destra cattolico, dando per ovvie due tesi, che sono l’opposte del vero, ossia che la costruzione dell’Italia repubblicana si è fondata oltreché sulla Democrazia cristiana, come partito dei cattolici, anche sul partito comunista italiano, autentico partito della sinistra, e che la DC, salvo pochissime e secondarie eccezioni, è sempre stata un partito di destra, perché questa è la collocazione politica dei cattolici. Sulla base di questi “dati storici,” ove in Italia rimanga un sistema bipolare, basato sul premio di maggioranza, per la coalizione vincente, come ora secondo Galli della Loggia, in Italia si dovrebbero configurare due schieramenti soltanto: quello della destra mediante un (nuovo?) partito, composto dai cattolici, ma anche dai laici che accettano i valori cristiani e quello della sinistra, guidata dagli ex comunisti, cofondatori della repubblica che dovrebbero riuscire a riconoscere la propria identità socialdemocratica.
Lo schema che Galli della Loggia presenta è quello che è servito anche a dare un grosso spazio economico-finanziario ai residui del partito d’azione potenti nelle banche, che si sono eretti a garanti della democraticità dei comunisti e, in cambio di ciò, hanno mantenuto una influenza sulla politica, sulla finanza e sull’economia sproporzionata al loro modestissimo potere politico. Attualmente i poteri bancari di ascendenza azionista e quelli cattolici si sono mescolati fra di loro , ma hanno mantenuto se non incrementato la propensione all’interferenza politica. A tutta prima parrebbe che non vi sia un collegamento fra il ragionamento di Galli della Loggia e le recenti riunioni di banchieri e industriali che considerano al tramonto sia Silvio Berlusconi che l’alleanza fra PDL e Lega Nord e reputano che il PDL sia in una situazione di sfaldamento , quale entità innaturale, che si regge solo per la leadership di Berlusconi e con l’appoggio leghista. Questi ambienti finanziari auspicano un nuovo governo, guidato da Romano Prodi, o forse da un tecnico come il professor Monti, per traghettare l’Italia fuori dalle difficoltà. Sembrerebbe che non vi sia alcun legame fra la tesi di Galli della Loggia e questi altri progetti .
Infatti, è molto difficile qualificare Romano Prodi come figura politica ed economica di destra, mentre certamente è un importante leader del mondo cattolico. E ciò non solo dall’epoca della seconda Repubblica, ma anche nella prima, in cui ebbe eminenti ruoli politici-economici per conto della DC. D’altra parte, forse si potrebbe qualificare il professor Mario Monti come personaggio politico ed economico di destra, ma appare molto difficile considerarlo come un leader del mondo cattolico. In effetti è una figura tecnica. Analogo ragionamento vale per Luca Cordero di Montezemolo, l’altro personaggio che viene periodicamente chiamato in causa per il governo tecnico. Ma fra le riunioni di banchieri, finanzieri et similia, per la designazione del governo tecnico che dovrebbe traghettare l’Italia nel dopo Berlusconi, e il ragionamento di Galli della Loggia c’è un nesso. Esso consiste in un corollario della tesi che il vero movimento politico ed economico dei cattolici è di destra: quello che esso, data questa sua natura non ha spazio al centro.
Da ciò consegue è che in un sistema bipolare, il partito di centro dei cattolici può sopravvivere con alleanze alterne a destra ed a sinistra, ma non può fondersi con il futuro partito di destra a maggioranza cattolica. E per conseguenza, i cattolici di centro e centro sinistra motivati da principi sociali debbono scegliere la sinistra ex comunista, diventata socialdemocratica e liberal democratica. E un analogo ragionamento vale per i laici di centro o centro sinistra che nel futuro partito a guida cattolica non avrebbero posto, perché il destino politico di tale partito è di destra. Dunque questo partito di destra è destinato a essere minoritario. Questo dovrebbe essere il ritratto del Pdl nel dopo Berlusconi, che starebbe cominciando ora. Tuttavia, proprio il ragionamento, per certi versi lucido di Ernesto Galli della Loggia porta a concludere in modo opposto a ciò che lui argomenta. E serve a dimostrare che il PDL non è una creatura artificiale e non è destinato a essere minoritario. Infatti la tesi per cui la DC fu essenzialmente un partito di destra è errata, come lo è quella che il pensiero economico e politico cattolico sia essenzialmente di destra.
La storia politica della DC non è quella di un partito chiuso nella turris eburnea della destra. Se per destra si intende quella liberale e, in particolare, la destra storica da Cavour a Luigi Einaudi, si tratta di una tradizione nobilissima, a cui l’Italia attuale deve moltissimo. E sarebbe errato sostenere che la destra liberale non abbia mai avuto un programma sociale. Essa sin dall’ottocento e dal primo novecento ha promosso un politica sociale basata soprattutto sullo sviluppo del terzo settore, quello cooperativo e mutualistico. Ma il partito popolare, in cui la DC ebbe le sue radici, nacque come partito di centro sinistra, impegnato nelle politiche sindacali, nella riforma agraria, nelle riforme sociale, oltreché nella tutela della piccola proprietà e del suo risparmio. Storicamente, date queste sue radici la DC, nel secondo dopoguerra stata un movimento di destra che si spostava verso sinistra. Poi è stata un partito di centro e poi di centro sinistra. Il movimento sindacale cattolico, la CISL, ha fatto causa comune con il movimento sindacale socialdemocratico della UIL e con la componente socialista riformista della CGIL. De Gasperi non scelse a caso Ezio Vanoni come leader economico della DC. Lo scelse e lo sostenne anche nei momenti più difficili perché ne condivideva la linea di centro sinistra di liberalismo sociale.
Il piano Vanoni non era un piano di sviluppo dirigista e non era un piano keynesiano, basato sul deficit pubblico e sull’investimento come mero moltiplicatore della domanda privata. Si trattava di un piano basato sulla politica delle infrastrutture e sulla politica dei redditi per la crescita dell’occupazione , la riduzione degli squilibri fra Nord e Sud, l’industrializzazione dell’agricoltura e la modernizzazione dell’industria. In esso avevano, comunque, un ruolo molto importante le imprese pubbliche industriali. Dato ciò non si poteva considerare un piano di destra, in quanto ammetteva interventi nell’economia di mercato al di là di quello che una destra liberale avrebbe potuto accettare, come il monopolio degli idrocarburi della Valle Padana per il neo nato gruppo ENI, guidato dal democristiano Enrico Mattei. Né si può considerare di destra il presidente della Repubblica democristiano Gronchi. E se è vero che il piano Vanoni rimase inattuato per la morte di Vanoni è anche vero che esso fu ripreso dal successivo piano La Malfa e dal Piano Pieraccini, nella fase del primo centro di sinistra, che vide come leader personaggi come Amintore Fanfani e Aldo Moro.
Negli anni 70 dello scorso secolo c’è stato il periodo in cui la DC si è spostata verso i comunisti, con la fase della solidarietà nazionale. Poi la DC è tornata al centro – sinistra con leader politici come Cossiga, Donat Cattin, Forlani, Goria, De Mita oltreché Andreotti, che ha coperto tutte le linee da quella di Destra a quella della solidarietà nazionale. A parte gli opportunismi, per stabilire l’ubi consistam di un partito in cui ci sia come componente fondamentale quella cattolica, bisogna fare riferimento alla dottrina economica sociale della Chiesa Cattolica, che ha le sue basi storiche nel pensiero di san Tommaso che è a favore dell’economia di mercato, ma parte del presupposto del valore dell’individuo come persona umana e dal concetto che essa è per sua natura una persona sociale. Il pensiero liberale cattolico italiano, che si è sviluppato con Rosmini, muove comunque dalla persona umana come soggetto sociale. Il testo costitutivo economico, politico e sociale della DC, il codice di Camaldoli , scritto per la parte economica da Ezio Vanoni, Pasquale Saraceno e Sergio Paronetto, è ispirato a una linea liberale di economia sociale di mercato, che può denominarsi di centro destra.
Le varie encicliche, dalla Mater et Magistra in poi, comportano vasti interventi sociali e nel mondo cattolico si è sviluppata una linea di sinistra, con forti tentazioni assistenzialistiche. La sinistra cattolica per altro fa fatica a collegarsi con la sinistra ex post comunista e con quella ‘liberal’ che ripudia i valori tradizionali del risparmio e della famiglia e in genere i valori etici della tradizione cristiana, in cui comunque vanno posti al centro la persona umana, il principio di sussidiarietà, la partecipazione, non lo stato ‘benesserista’ e la politica del lavoro centralistica e conflittuale. Dunque, ove permanga il sistema bipolare, non può non esservi una forza cattolica di centro -destra, socialmente orientata, sulla base di principi liberali, naturalmente alleata con liberali e liberal socialisti, che con essa hanno valori comuni, come quelli sopra elencati. E quindi non può non esservi un partito come il Pdl, che è il risultato della fusione in un unico movimento di quei partiti che furono i protagonisti della costruzione della prima repubblica, cioè non la DC di destra da un lato e il PCI di sinistra dall’altro come scrive Galli Della Loggia, ma la DC, partito di centro da un lato e i liberali, i social democratici, i socialisti riformisti e i liberal socialisti dall’altro lato.
Cui si sono aggiunti gli ex missini che erano stati confinati all’opposizione, a causa della pregiudiziale antifascista, che serviva a delegittimare la destra nazionale ancorché accettasse le istituzioni democratiche e i principi di economia di mercato e a legittimare i comunisti, come facenti parte dell’arco costituzionale e portatori di una superiorità etica (la così detta “diversità morale” che continua ad avere smentite). Dunque esiste già il movimento politico che occorre per traghettare l’Italia fuori dalla crisi internazionale, rilanciarne l’economia in modo conforme al mercato, riformarne le istituzioni preservando i valori etici della tradizione cristiana, riformando lo stato sociale, riequilibrando il bilancio mediante una politica che ponga al centro la famiglia, il risparmio, il merito e soprattutto la libertà. E non occorre alcun governo tecnico.