Il Pdl e quella stampa epigona di Machiavelli
06 Settembre 2013
Degli uomini si può dire che siano «ingrati, volubili, simulatori e dissimulatori, fuggitori de’ pericoli, cupidi di guadagno; e mentre fai loro bene, sono tutti tua, ófferonti el sangue, la roba, la vita, e’ figliuoli, quando il bisogno è discosto; ma, quando ti si appressa, e’ si rivoltano».
Ripassi il diciassettesimo capitolo del “Principe” di Machiavelli, poi ti imbatti nell’odierna lettura dei quotidiani nazionali e le cose ti si presentano nel loro drammatico risvolto: l’amara concezione antropologica del pensatore fiorentino potrebbe aver finito per obnubilare non poche menti all’interno del Popolo della Libertà.
Poi ci ripensi, e sollevato ma con leggero disappunto punti il dito contro i soliti giornalisti: non può che essere frutto della loro immaginazione la tetragona rappresentazione quotidiana del Pdl preda di una furibonda lotta tra il nucleo di duri e puri, pronti ad immolarsi sull’altare del sostegno ad oltranza a Silvio Berlusconi, ed il manipolo di pavidi e supposti disertori, a loro volta desiderosi di consegnarsi armi e bagagli a chissà quali accoglienti braccia.
Certo, non è un mistero che in queste ore sia in atto un confronto talvolta anche aspro, segnato da posizioni politiche differenti e parimenti degne di legittimità, che tuttavia trovano un comune denominatore nella fermezza con cui giorno per giorno viene rivendicata la difesa della propria storia e quella del presidente Berlusconi, vittima di un’indegna aggressione politico-giudiziaria, che più di ogni altro quella stessa storia ha contribuito a rendere importante.
La nozione del tradimento, infatti, non può che essere estranea all’humus di un movimento politico che della libertà di giudizio e del reciproco rispetto ha fatto i suoi princìpi fondanti. Metti dunque da parte Machiavelli e la mazzetta dei giornali, sempre più sereno per aver lasciato il dogma del pensiero unico all’album di famiglia di qualcun altro.