Il PdL in Sicilia ora deve affrontare l’incognita Micciché
21 Febbraio 2008
Dunque è tutto deciso, Lombardo
sarà il prossimo candidato a governatore della Sicilia. Per la verità era un segreto di
pulcinella ormai da giorni, perlomeno
intuibile dalle sfiancanti trattative da Roma a Palermo in puro stile
lombardiano. E’ l’atteggiamento tipico del leader autonomista: un vero e
proprio scacchista, che non tralascia di mettere in gioco anche il rinnovo
amministrativo del più piccolo paese e valuta i rapporti di forza per ogni
singola casella. Una contrattazione
ulteriormente complicata dal suo patto di ferro con l’Udc, come si è visto alleato
irrinunciabile, instaurando un’alleanza centrista nata dalla consapevolezza di
poter fare la differenza di fronte ad un centrosinistra compatto e che questa
volta spera di avere qualche chance in più.
Né d’altra parte il Pdl poteva
fare altrimenti: il rischio di perdere il governo della Sicilia, una delle
roccaforti più fedeli e tra i bacini elettorali più redditizi in assoluto, non
poteva essere considerato. Resta ora da sciogliere l’incognita Miccichè,
grattacapo fastidioso per Berlusconi e che al momento ha opposto un secco
rifiuto a qualunque ipotesi di incarico nel governo nazionale. Sebbene ignorata
dai grandi giornali, è di tre giorni fa la notizia della nascita nell’isola del
“Partito per la libertà Alleanza siciliana”, fondato dall’ex consigliere
comunale di Palermo Agostino Portanova. Un soggetto politico con il chiaro
scopo di sostenere la candidatura ad oltranza del presidente dell’Ars e che ha
già cominciato a raccogliere le firme per presentarsi alle prossime elezioni.
Tutto ciò rafforza i timori di una rottura insanabile tra Miccichè, che ha
affermato nel suo blog che “comunque vadano le cose sarò schierato contro il
cuffarismo”, e il suo partito, che ora dovrà trovare (se non lo ha già fatto) una
soluzione per non scontentare l’azzurro leader siciliano.
A chi nutre ancora forti dubbi
sulla necessità dell’accordo con autonomisti e centristi può rispondere il
realismo delle cifre. Nelle scorse elezioni Udc ed Mpa hanno totalizzato complessivamente
il 25% dei consensi, che sottratto al 53% per cento della coalizione di
centrodestra (escludendo il 5% della corsa solitaria di Nello Musumeci) lascia
Fi più An al 28-29%. Una cifra troppo bassa per poter scommettere sulla
vittoria contro la ricompattata coalizione che sostiene Anna Finocchiaro: alle
scorse regionali, infatti, la
Borsellino raccolse il 42% per cento dei voti, oltre dieci
punti in più. Se a questo aggiungiamo le dimissioni di Cuffaro si sommano tanti
piccoli incidenti di percorso che portano acqua al mulino della senatrice
catanese. Potranno essere controbilanciati dall%E2