Il peggio della crisi è passato ma sarà l’economia Usa a trainare la ripresa

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Il peggio della crisi è passato ma sarà l’economia Usa a trainare la ripresa

21 Aprile 2009

Si moltiplicano i segnali che la crisi stia scemando di intensità. I risultati di bilancio per il primo trimestre di grandi aziende americane sono incoraggianti: banche, ma anche imprese manifatturiere (Procter &Gamble) o di servizi (Google), registrano incrementi di utili anche superiori alle attese. Il recente Bollettino economico della Banca d’Italia nella sua felpata prudenza sottolinea che negli Stati Uniti la caduta produttiva rallenta, l’indice del prezzo degli immobili calcolato dalla apposita agenzia federale è tornato a salire a gennaio e lo stock di abitazioni invendute è calato riportandosi ai valori antecedenti la crisi. Il Presidente Obama parla di barlume di ripresa; il nostro Ministro Tremonti sottolinea lo scampato pericolo di un crollo borsistico. La situazione sui mercati della finanza e degli immobili sembra dunque stabilizzarsi, condizione imprescindibili per avviare la ripresa considerato che in questi due comparti si sono innescati i prodromi della crisi.

A questi aspetti positivi se ne aggiungono altri due di non minore rilievo che possono fare ben sperare. Il primo è che il prezzo delle materie prime si è fortemente ridimensionato. Non va infatti sottovalutato il fatto che a frenare la crescita mondiale nel 2008 abbia anche contribuito, in misura significativa, la fiammata dei prezzi delle commodities. Il prezzo del petrolio toccava il massimo storico di 147 dollari a barile a luglio 2008, nel pieno della bufera finanziaria e immobiliare sull’economia americana, e oggi é tornato sotto ai 50 dollari a barile. Il secondo elemento di fiducia attiene al venir meno degli effetti della impostazione restrittiva della politica monetaria che molti paesi avevano adottato per fronteggiare il rischio di inflazione causato dal balzo dei prezzi delle materie prime. Non dimentichiamoci che ancora nel luglio del 2008 la Banca centrale europea  attuava una stretta di politica monetaria aumentando il tasso di riferimento di 0,25  punti percentuali per poi ridurlo solo ad ottobre. Nei paesi emergenti la Cina, che pesa per un quinto del PIL delle economie emergenti, come l’India e il Brasile avevano impostato una restrizione di politica monetaria per raffreddare la crescita i cui effetti si sono dispiegati nella seconda parte del 2008 con un timing perlomeno sfortunato visto l’accavallarsi dell’impulso restrittivo con la caduta della domanda mondiale.

Se la crisi  sta per toccare il fondo è legittimo interrogarsi se dall’abisso si risalirà rapidamente – andamento a forma di V – o se l’economia resterà schiacciata sul fondo per un periodo più o meno lungo – andamento a L o a U .

Il prof. Micahel Mussa, già  direttore del dipartimento di ricerca del Fondo monetario internazionale dal 1991 al 2001, intervenendo sull’argomento alcuni giorni orsono ricordava che sebbene sia difficile prevedere con precisione il momento in cui il ciclo economico si inverte è possibile affermare con certezza che a recessioni profonde fanno sempre seguito fasi di rapida ripresa del ciclo (cfr. www.petersoninstitute.org).

Nella storia economica degli Stati Uniti, dalla prima guerra mondiale in poi – sottolinea Mussa – si registra un solo episodio di andamento a L dell’economia: nel 1945 – 1946 il PIL americano cadde del 13 per cento e rimase piatto per circa due anni; ma quell’episodio recessivo fu del tutto peculiare, essendo stato causato dalla rapida riduzione della spesa militare americana, dopo la cessazione del conflitto mondiale, che passò in pochi mesi dal 40 per cento del PIL a meno del 10 per cento, senza che la spesa privata potesse compensare adeguatamente. In tutti gli altri casi il ciclo è rimbalzato rapidamente.

Poiché in campo economico di pessimismo si può anche morire, nel senso che si rischia di innescare un ciclo di profezie autoavverantesi,  occorre guardare con fiducia all’esperienza storica e aspettarsi, che come al solito, sia l’economia americana a tirarci d’impaccio.