Il Penale! Il Penale!

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Il Penale! Il Penale!

01 Luglio 2011

Quando Rita venne a bussare, io stavo leggendo.

Vestiva con una felpa verde scuro e un pantalone aderente elasticizzato. La felpa era di due o tre taglie più grande e i pantaloni neri dovevano essere del tipo per la danza aerobica. Ai piedi le sue solite pantofolone improbabili con un orsacchiotto sopra.

Sovrapporre lei in divisa e lei in quel momento era un esercizio quantomai divertente.

–   Allora, sei pronto?

–   A fare che?

–   Non dovevamo parlare stasera?

–   No. Ti sbagli.

–   Senti, non scherzare.

–   Vuoi sapere perché ero a casa di Massimiliano, vero?

–   Sì.

–   Ebbene, te lo dirò.

–   Grazie, Maestà.

–   Questa mattina ho trovato questa fra la posta: è stata portata a mano.

Le porsi la busta e la pagina strappata. Lei le osservò per un po’ e poi me le ridette.

–   Dopo una breve ricerca, sono riuscito a scoprirne la provenienza. È stato Massimiliano a inviarmela. Per questo sono andato a casa sua.

A questo punto ero indeciso se dirle della lettera che avevo trovato sotto il libro di Shakespeare. Se un domani fosse servita tutti mi avrebbero potuto accusare di non averla fornita o di averla presa chissà dove. Decisamente era meglio dirglielo:

–   E ho trovato questa in casa sua.

–   Ti sei portato via dalla scena del delitto una prova? Ma c’è il Penale, Laerte. Ci mettono in carcere tutt’e due.

–   Il Penale! Il Penale! Ma che paroloni. Se tu la riporti a casa di Max e non lo dici a nessuno non finiremo in galera ne ora ne mai.

–   Tu sei pazzo.

–   Ma sei venuta qui per collaborare con me o per farmi da legale? Stammi a sentire. Ho bisogno delle fotografie del delitto.

–   Vedremo.

–   E anche quelle del suicidio di Calcagni.

–   E cosa centra quel poveretto?

Ancora! Mancavano all’appello ancora “poveraccio” e “poverello”.

–   C’entra perché l’ ho deciso io.

–   Già rischi di essere esiliato dal Regno e ti permetti anche di scherzare. Dimmi che c’entra l’assessore.

–   Sherlock, non ti pare strano che una persona si impicchi a distanza di pochi minuti dalla scoperta di un cadavere impiccato?

–   Certo, ma razionalmente, cosa concerne?

–   Fidati.

–   Senti, io ti do le foto. Ma devi dirmelo.

–   Magnifico. E ora proseguiamo. Ho fatto alcune ricerche per conto mio e ho scoperto che l’assessore conosceva Massimiliano e che era stato visto mentre gli passava una lettera a teatro. Inoltre, pare che avesse un’amante e che stamattina fosse stato lasciato dalla moglie, che a sua volta ha un amante misterioso. Mi hanno invitato ad andare a casa loro domani sera. Finalmente potrò conoscerlo. Inoltre, ho scoperto che Calcagni faceva naturalizzare continuamente i clandestini che venivano sbarcati sulle coste e intascava una bella parcella per la prestazione. Purtroppo non ho prove di questo se non la deposizione di chi me lo ha detto.

–   Chi è?

–   Non te lo posso dire. E non fare quella faccia, sai che non mi faccio fuorviare come un pivello. Sappi che se ti dicessi chi mi ha rivelato queste notizie, tutte le mie fidate conoscenze si dileguerebbero nel deserto e rimarrei a bocca asciutta sia io che tu.

–   E va bene. A proposito dei tabulati che mi hai chiesto: ho scoperto che spesso la casa di Calcagni chiamava il cellulare o la casa di Massimiliano. E che Massimiliano chiamava spesso il cellulare dell’assessore. Tu sai che Massimiliano stava in un brutto giro?

–   Sì. So cosa stai pensando: l’assessore gli dava le direttive per i suoi affari, quella busta che gli aveva passato a teatro penso contenesse denaro o peggio.

–   Come pensi di agire?

–   Non lo so. Intanto andrò a conoscere l’amante della moglie di Calcagni e poi…

–   A proposito…

–   …degli spropositi.

–   Tu non mi hai fatto leggere la lettere che hai RUBATO da casa di Max.

–   Ah! Che sbadato. Ecco qui, in una bella busta di plastica per non cancellare le impronte.

–   Vediamo un po’.

La lesse ad alta voce:

–    “Amore mio. Scusa per giovedì, ma non mi è proprio stato possibile venire con te al cinema, ma sapessi che cosa mi è successo. Ormai temo per la mia vita, da quando quel delinquente s’è messo in testa di comandare non ho più un attimo di pace. Se solo tu sapessi quanto mi è difficile vivere così, mi capiresti e non ti arrabbieresti così spesso. Sai che ti amo, ma per il momento non posso sposarti neanche in Olanda: in questo momento uno scandalo sarebbe la fine. Domani parlerò con …”. Ma è incompleta.

–   La mia opinione è che l’abbia portata via l’assassino.

–   Perché mai avrebbe dovuto?

–   Perché, secondo me, conteneva informazioni che l’avrebbero compromesso o, peggio ancora, fatto scoprire.

–   Potrei portarla in commissariato e vedere le impronte digitali.

–   Buona idea.

Lei era pensierosa. Non sapevo cosa le passasse per la testa. D’un tratto, come risvegliatasi da un sogno, mi disse:

–   Ma perché Massimiliano ti avrebbe inviato questa richiesta di aiuto?

–   Come hai visto, sul nome di Cesare è stato messo quello di Calcagni. È l’ennesima prova che fra i due delitti c’è un collegamento. Secondo me, l’ha inviata perché sapeva che avrei risolto il problema. Ecco perché indago anche sull’assessore.

–   E come faceva a essere sicuro che avresti potuto aiutarlo?

–   Secondo te chi è andato a ripescarlo e l’ha fatto disintossicare?

–   Sei stato tu?! Io ho sempre pensato che ci avessero pensato i genitori.

–   Vuoi altre spiegazioni?

–   No, per ora.

Rimanemmo qualche secondo in silenzio, poi le proposi di venire a cena con me in pizzeria. Lei accettò, andò a casa sua e si preparò. Ci ritrovammo dopo pochi minuti, pronti per andarcene.

(Fine capitolo 6)