Il pensiero di Hayek per un’Italia più liberale
11 Novembre 2007
“Benedetto Croce […] non fu abbastanza economista da potersi inserire a pieno titolo nella tradizione liberale”, ha scritto coraggiosamente Sergio Ricossa nella sua Prefazione all’edizione italiana del 1998 di Società libera di Friedrich A. von Hayek, ora ristampato da Rubbettino a cura di Lorenzo Infantino. In altre parole, “le discussioni di Croce con gli economisti Vilfredo Pareto e Luigi Einaudi dimostrano che al filosofo napoletano sfuggirono sempre alcuni lati della questione, i quali invece erano ben presenti ai suoi interlocutori”. Di cosa si tratta? Del fatto, in breve, che Croce non colse pienamente la dimensione economica del liberalismo, e le fondamentali implicazioni che questa finisce per avere in termini di libertà.
“Chi possiede tutti i mezzi, stabilisce tutti i fini”, è un’affermazione che spesso si attribuisce ad Hayek, anche se letteralmente non compare mai in forma così semplificata nei suoi scritti. In ogni caso non fa torto alle sue convinzioni, e ci serve da esempio per capire cosa si intenda per “libertà economica”. In Italia si è spesso equivocato sul suo significato, a tal punto che ci siamo inventati un termine, “liberismo”, che non esiste nel vocabolario anglosassone del liberalismo. E già questo particolare non è poco significativo.
Ben venga quindi la nuova edizione di Società libera di Hayek, un libro divulgativo uscito in inglese nel 1960 con il titolo The Constitution of Liberty e “fuori catalogo” nel nostro paese ormai da decenni. Il suo autore, senza troppi giri di parole, si può considerare il maggior pensatore liberale del Novecento e, insieme a Milton Friedman, il più efficace critico della teorie economiche di Keynes. Cresciuto alla “Scuola austriaca di Economia” fondata nel 1921 da Carl Merger, dopo
Sergio Ricossa, con estrema lucidità, ha messo in luce i pregiudizi che tendono a colpire pensatori come Hayek, fra i quali primeggia quello d’essere stato spesso considerato un “conservatore”. L’autore di Società libera, proprio in questo libro, ha aggiunto un “Poscritto” per declinare questa accusa, in cui prendendo le distanze sia dal liberalismo razionalistico di matrice francese che da quello inglese più recente, finiva per dichiararsi Old Whig in omaggio ad una tradizione che risale fino ad Adam Smith, non a
Ci sono certo libri di Hayek più famosi e forse anche scientificamente più preziosi di Società libera, a partire da Le vie della servitù del 1944, con cui inaugurò la stagione di scritti ferocemente critici nei confronti della socialismo reale, e Legge, legislazione e libertà, pubblicato nel
Friedrich von Hayek, Società Libera, a cura di Lorenzo Infantino, Rubbettino, 2007 (€ 30,00 – pp. 827)