Il perdono e la giustizia (di E.Roccella)
29 Aprile 2021
Gli arresti di Parigi hanno scatenato cori opposti.
Ci sono quelli che dicono che non si tratta di giustizia ma di vendetta, che dopo tanti anni gli esuli degli anni di piombo sono “altre persone”, e c’è chi ha persino rivendicato, quasi con orgoglio, che “non hanno mai più compiuto reati”.
Dall’altra parte ci sono quelli che esultano, sottolineano il ritrovato prestigio italiano in Europa, e inneggiano alla Giustizia.
Però una giustizia che arriva dopo tanti anni è ferita come l’animo dei parenti delle vittime, come le loro vite segnate da quegli omicidi incomprensibili e immotivati. Il commissario Calabresi, il manager Briano, l’appuntato Guerrieri, il generale Galvaligi, il vicequestore Vinci, e gli altri, “soltanto” feriti o sequestrati.
E’ di loro che oggi dovremmo parlare, sono le loro storie e le loro foto che avrei preferito vedere, anziché le vecchie immagini in bianco e nero, un po’ spettrali, dei colpevoli. Qualcuno, tra i parenti delle vittime, è stato intervistato, e si è espresso con accenti di grande civiltà: la vedova Calabresi parla di perdono, ma apprezza “il chiaro e forte segno di giustizia”, anche tardiva.
Sono d’accordo. Il perdono è un gesto grande, che fa bene a chi lo dà e a chi lo riceve, ma la giustizia è necessaria.