Il piccoli libri che piacevano a Sciascia
13 Giugno 2008
“Mi piace sempre più scrivere cose come questa; e sempre più mi piace pubblicare piccoli libri come questo”. Così Leonardo Sciascia nel risvolto di "La sentenza memorabile", edito per i tipi di Sellerio nell’anno di grazia millenovecentoottantadue. Alla centralità dell’attività di editor, consulente editoriale, e così via nella biografia intellettuale del narratore di Racalmuto è dedicato il saggio "Il critico collaterale" di Giovanna Lombardo, appena uscito dalle Edizioni La vita Felice. L’autrice, che parte da lontano (dai primi anni Cinquanta, quanto lo scrittore a Caltanisetta curava la rivista “Galleria” e consigliava testi al suo omonimo librario-editore Salvatore Sciascia), parla del carattere “militante” del suo lavoro e soprattutto di una marcata vocazione a tenersi “sulle soglie”.
Una linea di battaglia culturale precisa, ma anche volutamente “marginale rispetto alla critica ufficiale”. Insomma, un “lavoro editoriale” che per quanto manifesti “i suoi valori e le sue preferenze” contemporaneamente in qualche forma e misura prova a “nascondersi”, operando appunto “sulle soglie”, prediligendo significati multipli, persino non dichiarati del testo prescelto.
Un operare mai propriamente in prima linea, mai attraverso ruoli troppo esibiti. Nel frattempo, Sciascia, le cui “autorità e prestigio” crescono negli anni, “non diventa mai funzionario di casa editrice, e non collabora mai a un solo editore o con un solo marchio”. Così – spiega Giovanna Lombardo – “evita i compromessi cui altri intellettuali-funzionari hanno dovuto adeguarsi, non è costretto a mediare la propria idea di letteratura con gli orientamenti dell’editore e del mercato, e quando si presenta una situazione di conflitto, semplicemente esprime il suo disaccordo e si allontana”.
Facile a dirsi, no? Meno a farsi. In realtà, nella funzione editor dello scrittore siciliano c’è un di più di sofferenza, travaglio, aspettative di quanto questa definizione secca e lineare dica. Specie se si considera lo Sciascia maturo. L’autore affermato e celebrato anche internazionalmente che, nei primi anni Settanta, proprio nella sua Palermo, guida con mano discreta e sapiente la nascita e la crescita della casa editrice Sellerio. “Ho avuto sempre l’hobby”, spiega in un’intervista del 1977, “ di fare dei libri; un piacere quasi simile a quello di scriverli… una piccola casa editrice è sempre meglio, per il mio gusto, per le mie abitudini di una grande. Così ho seguito gli amici Sellerio fin dal principio della loro attività, consigliando loro dei libri da pubblicare, scrivendo prefazioni, pubblicando da loro quel libretto sulla morte di Roussel, svolgendo insomma un’attività che dà un senso al mio stare a Palermo, città in cui altrimenti non vorrei né potrei stare. La casa editrice, nel giro di pochi anni, ha assunto una riconoscibilità formale e sostanziale: non, si capisce, soltanto per quello che io vi faccio”.
Eppure anche il progetto e l’idillio con i Sellerio finisce. La rottura è piuttosto brusca e mai pienamente spiegata. Giovanna Lombardo parla di contrasti sorta per certe scelte “commerciali” di Elvira ed Enzo Sellerio. In effetti sembra un po’ troppo poco. Il libro altro non aggiunge se non riportare una lettera dell’’86 che la dice lunga su quanto quella separazione doveva essergli costata. A proposito del suo trasloco all’Adelphi, Sciascia dirà a Mario Andreose, funzionario Bompiani: “Quel che mi ha impedito di andare prima – molto prima di ora – da un editore come Adelphi è stata forse la passione con cui mi ero dedicato alla casa editrice Sellerio: a tal punto che, specialmente tra i librai, correva voce che ne fossi socio o addirittura proprietario. In effetti, il compenso che ne ho avuto è stato soltanto di amara delusione: dopo quasi quindici anni di assolutamente disinteressato lavoro. Ma lasciamo andare”.
Giovanna Lombardo, Il critico collaterale, Edizioni La Vita Felice, pagine 232, euro 13,50.