Il Pil perderà il 2% ma dopo un anno l’economia tornerà a girare

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Il Pil perderà il 2% ma dopo un anno l’economia tornerà a girare

16 Gennaio 2009

 

Il quadro previsivo per l’economia italiana descritto nel Bollettino Economico della Banca d’Italia  pubblicato ieri è, evidentemente, negativo, ma contiene alcuni elementi significativi che consentono di ben sperare per il 2010.

Nel 2009 il prodotto interno lordo italiano dovrebbe diminuire del 2 per cento; la previsione della Banca d’Italia è peggiore di quella indicata nei mesi scorsi da altri istituti di ricerca (Fondo monetario, OCSE), ma essa incorpora informazioni più recenti che tengono conto del veloce peggioramento della congiuntura internazionale e domestica.

Il calo del PIL riflette il netto peggioramento della domanda estera – le nostre esportazioni scenderanno del 5 per cento nella media dell’anno – e il forte ridimensionamento dei piani di spesa di famiglie e imprese; in particolare gli investimenti si ridurrebbero di oltre il  7 per cento, un importo significativo, ma – osservano i tecnici della Banca d’Italia – pur sempre inferiore alla caduta registrata nel corso della recessione del 1993.

Nel 2010 invece, secondo la Banca d’Italia, si dovrebbe palesare una lieve espansione del PIL con un aumento dello 0,5 per cento; essa sarebbe indotta dalla ripresa della economia mondiale e del commercio internazionale, che deriverebbe dagli interventi di sostegno della domanda approvati o in corso di approvazione nei principali paesi industriali. Fanno ben sperare al riguardo le iniziative del governo americano e di quello tedesco che potranno avere un impatto significativo sull’economia italiana, come già evidenziato sull’Occidentale del 14 gennaio (cfr. La produzione industriale crolla ma la politica di rigore resta la via maestra).

In questa prospettiva è fondamentale che nel sistema economico globale non si avviino guerre commerciali che inneschino un circolo vizioso di ritorsioni protezioniste destinate, in definitiva, a danneggiare soprattutto le economie specializzate nella trasformazione, quali la nostra, relativamente più dipendenti dalla domanda estera. Non dimentichiamo che gli effetti negativi della crisi finanziaria americana del 1929 furono amplificati e trasferiti al resto del mondo dalle politiche protezionistiche messa in atto dai grandi paesi industriali, che contribuirono a trasformare una crisi locale in una depressione globale.

Il Bollettino sottolinea, per altro, che un elemento positivo di stimolo alla crescita verrà dalle misure varate di recente dal Governo a favore delle famiglie meno abbienti e dalla forte caduta dei prezzi delle materie prime, soprattutto quelle energetiche, che comporterà un calo dell’inflazione dei prezzi al consumo e guadagni di competitività per le nostre esportazioni. Sarà quindi quanto mai essenziale che si dia corso a tutte quelle iniziative di liberalizzazione dei servizi pubblici, in particolare nel comparto energetico, affinché le riduzioni dei costi delle materie prime si trasmettano rapidamente e integralmente al consumatore finale.