Il razzismo intellettuale di Asor Rosa non merita nemmeno un’ipotesi di reato

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Il razzismo intellettuale di Asor Rosa non merita nemmeno un’ipotesi di reato

15 Aprile 2011

Per qualche mese – o era giorno? – tutti sono stati o saranno contemporanei di Stalin! Così chiosava qualcuno di cui non ricordo il nome. In ogni caso da un po’ si era tranquilli: il Demone è definitivamente in gabbia. Invece, all’inizio del XXI secolo, scopriamo che, frustrata per il fallimento della rivolta contro il capitalismo industriale e dopo aver ammiccato alla violenza con la speranza che tracimasse in insurrezione sull’onda della rivoluzione anticolonialista nel terzo mondo e comunista in Cina, l’intellighenzia progressista è preda di un’ultima demenza degna di un’illusione da ecstasy.

Fino a oggi erano stati identificati solo figli e figliastri del suo Demone originario, professionisti della protesta sempre pronti a sedurre masse disperate che anelano migliori condizioni di vita e a confabulare con intellettuali per soddisfare il loro bisogno di vincere l’incapacità di indirizzare gli eventi: insomma gli sparuti gruppi di individui depressi da bulimia di giustizia sociale rivoluzionaria.  

Quello cui ancora non s’era assistito era l’invocazione (da parte della Sinistra ideologica) delle Forze dell’Ordine (Carabinieri e Polizia di Stato) quali "braccia armate" per consentire che "scenda dall’alto" (Presidente della Repubblica? All’uopo confortato dal Presidente della Corte Costituzionale?) una "prova di forza" che "congela le Camere restituisce alla magistratura le sue possibilità e capacità di azione, stabilisce d’autorità nuove regole elettorali, rimuove, risolvendo per sempre il conflitto d’interessi, le cause di affermazione e di sopravvivenza della lobby affaristico-delinquenziale, e avvalendosi anche del prevedibile, anzi prevedibilissimo appoggio europeo, restituisce l’Italia alla sua più profonda vocazione democratica, facendo approdare il paese ad una grande, seria, onesta e, soprattutto, alla pari consultazione elettorale".

Lasciamo perdere, perché compete ad altri occuparsene, che in quelle parole sono individuabili fattispecie penali quali: l’istigazione di militari a disobbedire alle leggi (art. 266); la propaganda e l’apologia sovversiva o antinazionale (art. 272); il vilipendio delle Istituzioni costituzionali (nel caso sembra immaginabile il Governo) (art. 290); la pubblica istigazione e l’apologia (art. 303). Lasciamo perdere che costituiscono un invito a compiere azioni che attentano contro la Costituzione dello Stato (art 283); invitano alla guerra civile (art. 286). E lasciamo anche perdere, ma sempre senza dimenticarlo, che diversi di questi reati sono aggravati perché perpetrati a mezzo stampa. E soffermiamoci su ciò che più innervosisce e preoccupa di più: il disgusto che trasuda per il Popolo Italiano, considerato brutto eticamente sporco politicamente e cattivo socialmente. E sulla rivendicazione di superiorità etica e presunzione di carisma articolate da parte di questa Sinistra italiana con riflessioni che Augusto del Noce non avrebbe esitato a definire mero razzismo intellettuale e ossessione di dominio politico.

Chiede Asor Rosa: "A che punto è la dissoluzione del sistema democratico in Italia?". Un’ipotesi: al punto in cui tanti uomini Erasmo – come Lui – lo hanno condotto grazie all’interpretazione partigiana (rectius interessata) della Costituzione Repubblicana, azzoppata dall’incapacità di far maturare l’antifascismo in postfascismo; dalla cultura del nemico e non dell’avversario politico che Lui ben interpreta; dallo spregiudicato uso politico di una parte della Magistratura per conquistare il potere senza il necessario consenso elettorale. Ma anche grazie alla dipendenza della Sinistra da una tecnicalità politica demogagica, una ideologia ghettizzante e un linguaggio utile solo per qualificare errore (ecco il profilo autoritario) il rifiuto di aderire alla convinzione perorata da lei.

Alla domanda propedeutica a quella seguente (retorica) necessaria a giustificare l’invito alla sedizione – ossia: "Quand’è che un sistema democratico, preoccupato della propria sopravvivenza, reagisce per mettere fine al gioco che lo distrugge, o autodistrugge? – che, nel ragionamento, fa da battistrada al presupposto legittimativo della sedizione – ossia: è stata fatta la prova di arrestare il degrado democratico per la via parlamentare, e si è visto che è fallita (aumentando anche con questa esperienza vertiginosamente i rischi del degrado) – si può quindi rispondere: non in questa Italia tanto meno ora perchè "gli ultimi mesi hanno abbondantemente dimostrato" che "la pressione della parte sana (per Lui, ndr) del paese (rigorosamente minuscolo, ndr)" rende effettivamente "incongrua una prova di forza dal basso, per la quale non esistono le condizioni, o, ammesso che esistano, porterebbero a esiti catastrofici". Ossia ammette Asor Rosa che la maggioranza del Paese (la peggiore!) non la pensa come Lui e molta di quella che la pensa come Lui – sospetta Asor Rosa – non è convinta, come Lui, che ci voglia l’intervento dei Carabinieri e della Polizia per fare tutte le fesserie che propone (tipo adottare una nuova legge elettorale senza le camere…).

"Ho cose più serie del golpe di Asor Rosa di cui occuparmi!" ha confidato un parlamentare che in fondo ha ragione perché, forse, nulla più del disinteresse e dell’ironica sufficienza brucerà alla Sinistra Reazionar-Parolaia. A tutelare la Repubblica e richiamare gli interessati lasciamo ci pensino l’Ordine Giudiziario e il Capo dello Stato, che altrettanto avrebbero fatto con chiunque altro, Francesco Cossiga, Giuliano Ferrara e ovviamente Silvio Berlusconi inclusi.