Il rigore dei conti è la precondizione per una crescita stabile, non un freno

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Il rigore dei conti è la precondizione per una crescita stabile, non un freno

19 Novembre 2010

Il recente Economic Outlook dell’OCSE, pubblicato il 18 novembre, evidenzia quanto di positivo abbia fatto l’Italia in questi anni di crisi per mettere in sicurezza i conti pubblici. Nelle tabelle e nei grafici contenuti nella speciale sezione dedicata al Consolidamento fiscale, il nostro paese si differenzia nettamente dai celebri PIGS, i cui problemi allarmano i mercati finanziari in questi tempi. E’ merito quindi del Governo di non avere ceduto alle sirene keynesiane allargando i cordoni della borsa e di avere perseguito la politica del rigore.

I risultati conseguiti non devono indurre ad abbassare la guardia. Il rigore dei conti è la precondizione per una crescita stabile e duratura, non un freno. Lo dimostra, se non altro, il successo della Germania in questi anni difficili. Inoltre, il rigore dei conti pubblici é per noi più necessario a causa del perdurare dell’ingente stock di debito pubblico. In queste condizioni siamo esposti, più degli altri, ai rischi derivanti da un aumento dei tassi di interesse, che accrescono la percentuale di spesa pubblica destinata al pagamento degli interessi e sottratta ad altri usi.

Risulta anche molto importante per noi che gli altri paesi europei, soprattutto quelli a rischio, mantengano anche essi politiche di rigore. Se infatti i mercati finanziari si preoccupano delle potenziali insolvenze dei debitori sovrani il prezzo del rischio aumenta e ciò si riflette in un aumento dei tassi di interesse per tutti i paesi dell’euro e per tutti i debitori, pubblici e privati, che si finanziano presso le banche o su i mercati.

In questa prospettiva sarebbe anche opportuno sostenere le iniziative avviate in seno alla Unione europea per rafforzare le regole di bilancio che disciplinano la finanza pubblica degli stati membri. In particolare occorrerebbe porre rimedio prontamente ai due punti deboli dell’attuale Patto di stabilità e crescita: l’assenza di sanzioni e incentivi per assicurare comportamenti virtuosi negli anni di prosperità (più formiche che cicale); la mancanza di un effettivo potere di enforcement delle regole.

Inoltre sarebbe quanto mai appropriato che anche a livello nazionale venissero rafforzati gli assetti istituzionali delle politiche di bilancio. Ad esempio, introducendo vincoli sull’ammontare della spesa pubblica, non solo sui disavanzi, quali quelli previsti in Francia e in Germania.