Il romanzo italiano riparte dagli amori felici di Guido Ceronetti
15 Maggio 2011
di Luca Negri
E così Guido Ceronetti ottantaquattrenne nato ad Andezeno, sulle colline fra Torino ed Asti, ha scritto un romanzo, In un amore felice, fresco di stampa per Adelphi. Nella sua carriera, poco più giovane di lui, di letterato, di esploratore devoto del Verbo, aveva già scritto poesie, racconti, pensieri, elzeviri, drammi per le sue marionette, diari di viaggi nel tempo e nello spazio; aveva tradotto classici latini, versi greci, francesi, tedeschi e versetti biblici. Mancava però il romanzo, mancava ancora lo “sboccare, ad un’età avanzata, in questa terra ignota, sponda anomala, patria d’altri, con rischio d’incontrare popolazioni ostili”. Ed eccolo il “romanzo in lingua italiana”, come precisa il sottotitolo rammentandoci che oramai se ne scrivono pochi meritevoli di tale definizione e la cosa non è così scontata. E lo diciamo subito che è un gran libro, che chi ama Ceronetti, ha letto tutti i suoi libri e si ritrova sempre incantato dal suo scrivere e fulminato dal suo pensiero (anche quando, come succede a noi, non si abbraccia il dualismo cataro), troverà tutto il suo mondo. Chi invece non ne conosce ancora il genio artistico e la compassione umana ha un’ottima occasione per scoprirlo con un racconto avvincente con più livelli di lettura.
Protagonista è “una coppia umana” che l’autore ha voluto “ad ogni costo escludere, non dalle prove certamente, ma dagli abissi consueti dell’infelicità”. Introducendo l’opera, Ceronetti li chiama la sua Beatrice e il suo Virgilio, dato che il senso del viaggio iniziatico dantesco c’è tutto. Aris e Ada (entrambi nel romanzo acquistano più nomi, da permutazioni cabalistiche) si incontrano ad un incrocio, simbolo di sventagliarsi di possibilità e alternative, ed obbediscono ad una voce interiore che annuncia perentoria l’arrivo dell’Amore. Lui è stato un fotoreporter di guerra per quasi quarant’anni”, ma ora è in pensione. Ha conosciuto Mino Maccari, Mario Pannunzio, Robert Capa e Juliette Gréco, ora però vive solo ed ingobbito dalla sofferenze della vecchiaia. Lei è nata nel 1927, stesso anno di Ceronetti, quello, come lui stesso ama ricordare. in cui fu pubblicato “Essere e tempo” di Martin Heidegger e Linbergh trasvolò l’Atlantico. Molto più giovane di Aris, Ada ha trent’anni; il romanzo è infatti ambientato nell’autunno del 1957, in un’Italia ormai scomparsa, dove il paesaggio “ancora ti stregava coi suoi incantesimi di borghi intatti e varietà di coltivazioni”, dove le città non erano ancora state conquistate dall’automobile e i salotti privati dai televisori. La guerra d’Algeria era “nel pieno del suo furore”, l’Urss aveva appena stritolato con i carri armati la “rivolta contro il male, contro la distruzione del pensiero” marxista degli ungheresi. In Italia le madri erano “costernate che si stesse andando verso la chiusura delle case di tolleranza”: temevano le loro figlie diventassero prede improvvise degli appetiti maschili privati di legale sfogo.
Ma il romanzo non racconta solo una storia d’amore intergenerazionale nell’Italia degli anni ’50. Si parla di ufologia, “nata dal tronco fulminato della morte di Dio e dal rinnegamento degli angeli”. Compaiono strani insetti, dischi volanti, intelligenze extraterrestri. Non è però nemmeno un classico romanzo di fantascienza; i “marziani” sono messaggeri di altri mondi “non per caso comparsi fin dall’inizio del secolo” in abbondanza nel nostro cielo. Siamo tutti “malati di bisogno di Trascendenza” e nell’epoca scettica la trascendenza si è rifugiata nell’ufologia. Gli alieni infatti si sveleranno essere Elohìm biblici e creature di Lemuria, (intelligenze non sempre benevolenti: “Come non credere ai massacratori invisibili?”); la fantascienza si fonderà con la riflessione metafisica ed archetipica. Compariranno tarocchi, lingue “paleosemitiche dell’Ovest”, la Bibbia inglese di Re Giacomo, sensitivi, organi di Barberia, stigmate, cani vampiro, incontri ravvicinati del tipo estremo con la “grande prostituta cosmica Babilonia”. Dalla città italiana dove Aris e Ada abitano, volutamente lasciata nel vago per evitare ogni caratterizzazione, la scena si sposterà a Roma, a Parigi, in un America imparentata con Atlantide, a Puerto Rico, nella cattedrale di Chartres per ascoltare “la musica delle pietre, delle statue”.
Nel ruolo di comparse o di protagonisti secondari del romanzo appariranno protagonisti reali del Novecento come la scrittrice austriaca Ingeborg Bachmann, il maledetto francese Céline, il regista Alfred Hitchcock, l’ingegnere missilistico Wernher Von Braun, il fisico visionario Nikola Tesla ed Orson Wells (l’eco della sua “Guerra dei mondi”, trasmissione radiofonica che terrorizzò gli Usa nel 1938 interpretando il noto romanzo di H. G. Wells con una geniale sinfonia di voci e suoni che raccontavano l’attacco alla terra sferrato dai marziani, è una delle chiavi del romanzo).
Non racconteremo la trama, lasciamo il gusto della scoperta al lettore; lettore aperto all’irrealtà, disposto ad accettare la magia, capace di abbandonarsi al sogno nonostante le grida illuministe della ragione. Ci incoraggia infatti Ceronetti: “Ma lasciala pure gridare, la ragione: mai diventerà cuore”.