Il ruolo dei sindacati nella partita Alitalia

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Il ruolo dei sindacati nella partita Alitalia

10 Gennaio 2008

Le
tre maggiori organizzazioni sindacali hanno chiesto di avere un incontro con il
Presidente del Consiglio, Romano Prodi, prima di avere colloqui con il
Presidente ed Amministratore Delegato di AirFrance-Klm, Jean-Cyril Spinetta,
venuto a Roma per avviare la trattativa conclusiva per lo scambio di azioni e
ricapitalizzazione di Alitalia. E’ una mossa che, nel medio e lungo termine (non
solamente nell’immediato), è a vantaggio del sindacato? Rafforza o meno la
posizione della compagnia e di chi lavora per essa?

Queste sono le domande cruciali che occorre
porsi, a prescindere dal merito sulla decisione del CdA dell’Alitalia di condurre
il negoziato finale con AirFrance-Klm piuttosto che con la cordata di cui fa
parte il rivale del colosso anglo-olandese, l’italiana AirOne.

 E’ difficile ipotizzare che un incontro adesso
con Prodi possa, al punto in cui sono giunti gli eventi, modificarne il corso.
Ciò non vuole dire che il corso iniziato sia necessariamente il migliore.
Oppure che la trattativa tra Alitalia, da un lato, e AirFrance-Kml, dall’altro,
non trovi qualche ostacolo tecnico, finanziario od economico che rendano
necessario (ad una delle parti od ad ambedue) un ripensamento della strategia
(con il rischio che la parte più debole sia costretta ad aprire una procedura
fallimentare).

Ciò
che conta è domandarsi cosa possano sperare i sindacati di ottenere da Prodi.
E’ difficile che pensino seriamente che il Presidente del Consiglio possa
chiedere al CdA di Alitalia di modificare quanto deliberato il 21 dicembre.

In
primo luogo, Prodi non ne ha competenza politica: le privatizzazione (e le
cessioni di pacchetti azionari in mano allo Stato) sono non per delega
implicita od esplicita, ma per legge, competenza esclusiva del Ministro
dell’Economia e delle Finanze, Tommaso Padoa- Schioppa (TPS) Se Prodi avesse
voluto, avrebbe potuto esercitare quella che nel mondo anglosassone viene chiamata
“friendly persuasion” (persuasione amichevole).

Attenzione alla sintassi: “avrebbe
potuto, se avesse voluto”. La “friendly persuasion” avrebbe dovuto portare a
direttive, scritte, di TPS al rappresentante del Ministero dell’Economia e
delle Finanze nel CdA Alitalia prima che l’organo di governo della compagnia
deliberasse. Prodi non lo ha fatto o perché non intendeva farlo o perché
giudicava che sarebbe stato un passo inutile. In aggiunta, il 28 dicembre TPS
ha manifestato (dopo la riunione del Consiglio dei Ministri) il suo supporto
alla decisione del CdA Alitalia. A questo punto, come già sottolineato su L’Occidentale,
se il Ministro dell’Economia e delle Finanze vuole che si modifichi il corso di
azione definito il 21 dicembre, la sola strada possibile è fare richiedere,
tramite il proprio rappresentante, la convocazione dell’assemblea Alitalia e
verosimilmente cambiare gli amministratori della s.p.a. Con un’altra
probabilità che, nel contempo, la compagnia debba portare i libri in tribunale.
Un pericolo che nessuno intende correre e di cui nessuno vuole assumersi la
responsabilità.

Se i sindacati ipotizzano che un incontro con
Prodi possa incidere sulla trattativa tra Alitalia ed AirFrance-Klm siamo alle
prese con un nuovo errore di strategia. Non pensiamo, però, che la triplice sia
così ingenua e cumuli errori su errori senza rendersene conto. La richiesta di
incontro con Prodi ha, quindi, probabilmente un altro obiettivo, molto più
limitato: mostrare ad una base (specialmente quella del Nord) su cui si
profilano tagli occupazionali di rilievo (ma pare che il piano della cordata
avversaria ne comporti molto maggiori) di avere accesso alla stanza dei
bottoni. Un obiettivo, quindi, di popolarità mediatica nei confronti di una
platea dove stanno sorgendo sempre di più sigle autonome. In questo caso, la
richiesta di incontro ha nel breve periodo una sua giustificazione e potrebbe
avere ritorni positivi. Che potrebbero essere, però, un boomerang ove ci si
accorgesse che nella stanza non ci sono bottoni o (se ci sono) non funzionano
nel senso voluto.

Veniamo al secondo interrogativo: voltare le
spalle a Spinetta in attesa di un tête-à-tête con Prodi rafforza la compagnia e
chi lavora per essa? Su questo punto la popolarità mediatica conta poco o
nulla. Pare essere essenzialmente uno stratagemma per prendere tempo. E, però,
stratagemma di corto respiro, in circostanze – per di più- in cui di tempo ce
ne è (incombe lo spettro del fallimento). Il respiro è corto perché Spinetta
viene da una cultura colbertiana di un Paese in molti settori – trasporti in
primo luogo – sono fortemente sindacalizzati. Ha ristrutturato AirFrance e
concluso l’alleanza con Klm d’intesa con i sindacati. La nostra triplice
avrebbe interesse a stabilire al più presto un dialogo con lui. Direttamente.
Non tentando di farlo mediare da chi per mestiere deve mediare tra i Ministri.
E non ci riesce neanche tanto bene.